E’ giusto continuare ad allevare visoni?

E’ giusto chiudere gli allevamenti di visoni?

Tu che ne pensi?

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino, e oggi con voi voglio parlare di un tema molto caldo e discusso: l’allevamento dei visoni.

Guarda il video o continua nella lettura:

La specie allevata per la produzione di pellicce è il visone americano, l’unica specie del genere neovision.

Da non confondere con il visone europeo, che nonostante il nome, la struttura e i comportamenti simili, non sono parenti stretti.

La situazione ecologica dei due visoni è molto differente, il visone europeo infatti è una specie in pericolo critico di estinzione, mentre il visone americano oltre ad essere allevato in molti stabilimenti, è anche una specie invasiva qui in Europa.

Nella seconda metà dell’Ottocento, la specie ha cominciato ad essere allevata in allevamenti intensivi per lo sfruttamento della sua pregiata pelliccia in Russia e in molti paesi europei, Italia compresa.

Osservando la mappa, in rosso vediamo l’areale originario del visone americano, mentre in rosa le zone dove è stato introdotto a volte accidentalmente, a volte no, dall’uomo.

habitat visone americano

In queste zone rappresenta un pericolo per la biodiversità locale.

Il visone infatti è un animale carnivoro generalista vorace che preda pesci, anfibi, rettili e piccoli mammiferi ed entra in competizione con il visone europeo e altre specie della stessa nicchia ecologica.

Ad aggravare la situazione sono le condizioni sanitarie degli animali allevati che sono spesso portatori di malattie ed infezioni.

In passato, insieme ai visoni venivano allevati volpi, nutrie e cincilla, attività che oggi non esistono più.

In Italia gli allevamenti di visoni hanno visto un vero e proprio boom intorno agli anni 60 e 70 con oltre 150 stabilimenti.

Nel corso degli ultimi decenni, grazie al cambiamento della società, e alle battaglie delle associazioni animaliste, gli allevamenti di visoni stanno affrontando un inesorabile declino.

Anno dopo anno, il numero di stabilimenti attivi è calato arrivando agli attuali 8 impianti ancora attivi sul territorio nazionale.

In Europa ci sono 3 tipologie di situazioni: in alcuni paesi gli allevamenti sono vietati, in altri hanno delle restrizioni, mentre in altri come l’Italia no.

Un settore entrato nell’occhio del ciclone dopo che il governo danese ha annunciato l’abbattimento di 15 milioni di esemplari per scongiurare un potenziale disastro sanitario.

Notizia che ha indignato moltissime persone, ma che non cambia la realtà delle cose, quegli animali sarebbero comunque stati uccisi e trasformati in pellicce.

Questa notizia ha portato alla luce una delle battaglie storiche di varie associazioni animaliste tra cui Essere Animali che ringrazio perché mi ha permesso l’utilizzo di alcune delle immagini del video.

Da una parte abbiamo gli allevatori che vogliono difendere il loro lavoro, dall’altra le associazioni che da anni denunciano le terribili condizioni all’interno di questi allevamenti.

Secondo il mio personale parere, ci sono 4 ragioni per cui dovremmo chiudere per sempre questi allevamenti.

I motivi per chiudere gli allevamenti di visone

Il primo motivo è occupazionale: essendo questa industria ormai in una fase inesorabile di declino, la sua completa chiusura non comporta gravi crisi occupazionali.

Ovviamente tutti gli imprenditori e i lavoratori coinvolti andranno rimborsati dalle autorità e aiutati a riconvertire la propria attività.

A livello numerico, non è una sfida impossibile per lo stato.

Il secondo motivo è rappresentato dalle dure condizioni di vita di questi animali che sono obbligati a passare la loro intera vita in piccole gabbie per poi essere uccisi dal gas.

Anche se nati in cattività, i visoni sono animali selvatici.

Per questo negli allevamenti sviluppano dei comportamenti “stereotipati”: saltano cioè per ore senza darsi pace dentro alle gabbie, diventano aggressivi tra loro, si infliggono gravi lesioni (mutilazioni di orecchie e coda), graffiano, mordono e scavano la gabbia, inseguono la propria coda in circolo.

In natura la loro vita è ben diversa: i visoni sono animali semiacquatici, che possono immergersi fino a 5 metri di profondità e immergersi fino a 30 metri. Abili corridori sulla terra ferma, per cacciare coprono fino a 3km di distanza.

Sono animali solitari, che non vivono in branco. Negli allevamenti sono forzati a vivere insieme ad altri esemplari tutti rinchiusi in gabbie minuscole rendendo l’allevamento intensivo dei visoni un sistema crudele che oltretutto è portato avanti per futili motivi come una pelliccia.

Se il discorso allevamenti intensivi per animali destinati al consumo umano è sicuramente più vario e complesso, è facile capire che possiamo tranquillamente vivere senza pellicce.

Terzo motivo per cui è giusto chiudere tutti gli allevamenti di visoni è di motivo sanitario.

I visoni sono infatti soggetti all’infezione di covid 19, covid che all’interno di questi animali si modifica in diverse varianti che potrebbero rifare il cosiddetto salto di specie e infettare noi umani rendendo più difficile le azioni di cura e contenimento.

Secondo gli esperti, la variante sviluppata dai visioni sarebbe più resistente agli anticorpi neutralizzanti dell’essere umano.

Per scongiurare questa eventualità, anche da noi in Italia tutti gli allevamenti sono stati sospesi fino a nuovo ordine.

Quarto motivo, l’impatto ambientale.

Oltre il 90% delle pellicce esistenti proviene da allevamenti intensivi creati per ottimizzare i profitti e non si curano minimamente non solo del benessere animale, ma nemmeno dell’ambiente.

Nonostante i produttori affermino il basso impatto delle loro attività, diverse ricerche hanno evidenziato gli impatti ambientali di ogni fase di produzione.

In primis si deve bisogna calcolare che per produrre un kg di pelliccia occorrono 11 visioni che, nel corso della sua vita, consuma circa 50 kg di alimento, per un totale di quasi 563 kg di alimento per ogni kg di pelliccia.

Visoni che nel corso della sua breve vita produce circa 20 chili di feci.

Questo fintanto l’animale è ancora in vita, perché anche dopo l’uccisione dell’animale tutte le fasi di lavorazione delle pelli comporta un notevole consumo di sostanze chimiche.

Altro impatto ambientale è la fuga dagli allevamenti.

Il visone americano non è una specie naturalmente presente in Europa e ogni fuga rappresenta una minaccia per la biodiversità.

Il problema degli allevamenti dei visoni è attuale e va risolto.

La soluzione non è certamente la liberazione di questi esemplari perché liberare specie alloctone è sempre sbagliato, ma piuttosto un serio piano strategico che nel giro di pochi anni possa finalmente portare alla chiusura definitiva degli allevamenti quanto meno in europa.

L’alternativa esiste, nel 2020 possiamo smettere di usare pellicce e avvicinarci a materie prime sostenibili come la canapa, il lino e il cotone biologico, ma sopratutto un approccio minimalista alla vita con la riduzione dei consumi e il riutilizzo.

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