Con la creazione della Green Academy (se non sai cos’è dai un’occhiata a questo link), ho capito l’importanza di avere degli strumenti pratici informativi per dare chiarezza ai propri obiettivi nel campo della conservazione ambientale.
Per questo motivo ho deciso di scrivere questo articolo su come aprire un’associazione ambientalista.
All’interno del nostro sistema economico esistono tre specifici settori: quello inerente lo Stato, poi c’è quello attinente il mercato e infine c’è il mondo del no profit.
Per quanto riguarda quest’ultimo ambito, in tanti si chiedono come si fa ad aprire un’associazione di questo genere, dedicata al volontariato e appartenente a quelle associazioni incluse nel Terzo Settore.
L’aspetto da evidenziare come prima cosa è che, per la costituzione di un’associazione di questo genere, c’è la necessità di avere un minimo di persone fisiche oppure 3 enti.
Quindi per costituire un’associazione del Terzo Settore si può attuare sia in forma di accordo orale, sia mediante la variante di accordo scritto.
Certamente la versione scritta è quella più indicata in questi casi e si verifica attraverso l’Atto Costitutivo.
Di cosa si tratta?
Praticamente di una forma di contratto che avviene tra gli associati, per il quale la legge non attua determinate formalità.
Le varie fasi per aprire un’associazione no profit
Come prima cosa bisogna suddividere questo tipo di procedura in tre precise fasi: la fase di fondazione, quella inerente la registrazione e infine la fase per l’avviamento.
Ognuna di queste tappe è molto diversa dalle altre, avendo le sue problematiche e i suoi costi. Successivamente vedremo nel dettaglio a cosa si fa riferimento.
La fase di costituzione
In questa circostanza sicuramente bisogna effettuare il primo passo concernente il fatto di avere dei soci, quando si vuole iniziare un’associazione di questo tipo.
Difatti è fondamentale avere dei cosiddetti compagni di viaggio che possano condividere con voi lo stesso progetto.
Generalmente è consigliabile essere almeno in 4 soci, così da potersi organizzare in modo tale da riuscire a ricoprire le cariche essenziali di ogni associazione. In questo caso si fa riferimento ai seguenti ruoli: quello del Presidente, poi c’è il Vice-Presidente, segue il Segretario e infine il Cassiere.
Una volta individuati tutti coloro che andranno a formare l’associazione no profit, si dovrà procedere fissando dei precisi obiettivi. Pertanto si dovrà dichiarare la tipologia di associazione che si desidera aprire.
Dopodiché si procederà con la fase attinente la formalizzazione, mediante l’atto di tipo costitutivo e lo statuto. Cos’è l’atto costitutivo? Esattamente si tratta di un documento in cui tutti i soci sostengono la loro volontà di formare un ente. Inoltre devono dichiarare con quali finalità, i mezzi utilizzati per realizzare tale associazione e per quanto tempo.
Dopo aver fatto ciò, all’atto costitutivo si andrà ad allegare lo statuto, che corrisponde a un raggruppamento di norme che vanno a reggere l’associazione, delineandone così l’organizzazione interna come per esempio le quote societarie, il modo di iscrizione dei nuovi associati e le cariche.
Nel momento in cui sono state eseguite queste particolari documentazioni, si potrà passare alla fase successiva.
La fase di registrazione
Questa parte serve proprio per effettuare la registrazione dell’associazione. In più è necessaria per portarla a conoscenza non solo della comunità ma anche dello Stato, mediante la sua iscrizione nel registro dell’Agenzia Delle Entrate, al massimo entro una ventina di giorni dalla data della costituzione.
Per mettere in pratica efficacemente tale registrazione è indispensabile svolgere la consegna di una copia attinente l’atto costitutivo e lo statuto. Ma prima bisogna provvedere ad applicare una marca da bollo, corrispondente a un costo approssimativo di 16 euro, per ogni 100 righe del testo. In questo caso è importante prestare attenzione che le marche da bollo abbiano una data equivalente a quella del giorno precedente o, alternativamente, allo stesso giorno della costituzione.
Un aspetto rilevante da sottolineare è che le ODV e le ASD sono esentate dal pagamento.
Successivamente si deve effettuare il pagamento riguardante l’imposta di registro e, in questo caso, sono esentate unicamente le ODV. Questa specifica imposta si deve pagare tramite l’utilizzo del modello F24, con un costo di circa 200 euro.
Dopo aver seguito questi passaggi, si continua con la richiesta del rilascio del codice fiscale, che risulta essere essenziale per ogni genere di attività economica riguardante l’associazione del Terzo Settore. Si tratta di un’attività commerciale continuata anziché occasionale? Allora in tal caso si dovrà attivare una partita iva.
Come ultimo passaggio è necessario procedere con la consegna del modello 69, che dovrà essere compilato e firmato. Infatti questo è il modello che si adopera per la richiesta di registrazione.
Avete svolto tutti questi passaggi? In questo caso la vostra associazione risulterà ufficialmente registrata.
L’importante momento dell’avviamento
Basandovi su tutto ciò che avete letto fino a ora, avete potuto constatare che fino alla fase d’avviamento, l’attività riguarda totalmente il lato burocratico e le dichiarazioni d’intenti.
Per quanto riguarda invece l’ultima fase, è sicuramente quella più delicata e corrisponde al momento dell’avviamento. Ciò perché pone gli associati dinanzi alla problematica attinente il reperimento dei fondi.
Tenete presente che un’associazione della categoria no profit non emette obbligazioni. Quindi generalmente non contraendo debiti, può percorrere una fra le tre strade proposte, per riuscire a trovare la liquidità utile per l’associazione.
Il primo percorso è quello dell’autofinanziamento, che rappresenta la via di finanziamento maggiormente rapida.
Poi c’è l’alternativa della sponsorizzazione, se l’intenzione è quella di rischiare il minimo indispensabile. In questo caso bisogna creare una rete costituita da partner, i quali hanno la possibilità di erogare dei fondi alle associazioni. In cambio ricevono dei vantaggi dal punto di vista fiscale, oltre alla pubblicità. Se poi si tratta di associazioni di tipo sportivo ma dilettantistico, la somma erogata da una ditta è del tutto deducibile. Per quanto concerne le persone fisiche, è deducibile una percentuale corrispondente al 19%.
Come ultima possibilità, c’è quella di avere dei ricavi dalle attività commerciali. Dunque i soci possono ricavare dei fondi mediante la vendita di prodotti. Come è stato precisato precedentemente, in alcune circostanze è necessario dover aprire la partita iva.
Quando l’associazione ha trovato il modo giusto da applicare per poter così risolvere i propri problemi di copertura dei costi, oltre a un equilibrio ottimale dal punto di vista finanziario, allora potrà finalmente proseguire la sua attività.
Questo però soltanto, ovviamente, dopo aver messo in pratica tutto ciò che è stato precedentemente elencato.
Se vuoi aprire un’associazione di successo, iscriviti alla Green Academy.