Un articolo di Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet, per spiegare cos’è una barriera corallina, come si forma, quali minacce deve affrontare e come tutelare la loro salute.
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Benvenuto su questa guida dove vedremo insieme tutto quello che devi sapere sulle barriere coralline, uno degli ecosistemi più biodiversi al mondo.
La biodiversità è la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, varietà intesa non solo alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma include anche la diversità in termini di abbondanza, distribuzione e interazioni tra le diverse componenti del sistema.
Ecosistema che è purtroppo minacciato dalla follia umana che con le sue azioni sta irrimediabilmente compromettendo il delicato equilibrio che governa le varie componenti all’interno della barriera corallina.
La barriera corallina infatti è molto sensibile ai cambiamenti delle condizioni ambientali che, quando compromessi, determinano uno dei disastri ecologici più gravi dei nostri tempi, e cioè lo sbiancamento dei coralli.
Ecco quindi l’utilità di questa guida che ha lo scopo di informare i cittadini circa l’importanza ecologica delle barriere coralline, conoscere le minacce alla sua integrità e quindi le azioni individuali e di gruppo da compiere per limitare i danni a questo fantastico ecosistema.
Per proteggere bisogna prima amare, per amare bisogna prima conoscere.
Cos’è la barriera corallina
Le barriere o scogliere coralline sono delle complesse strutture sottomarine composte dagli scheletri di invertebrati marini coloniali chiamati coralli.
Il corallo, percepito comunemente come un singolo organismo, in realtà è formato da migliaia d’individui identici geneticamente detti polipi, ognuno grande solo pochi millimetri.
I coralli fanno parte degli Antozoi, una classe di invertebrati marini del phylum degli Cnidaria. Il nome “Anthozoa” che dal greco άνθος (ánthos; “fiore”) e ζώα (zóa; “animali”) significa letteralmente “fiori animali” è un chiaro riferimento all’aspetto floreale che assumono i polipi.
I coralli si dividono in Esacoralli (coralli duri e coralli neri), in Ottocoralli e Hydrozoa.
Le Sclerattinie (coralli duri) sono i veri e propri coralli delle barriere coralline.
Si stima siano comparsi circa 450 milioni di anni fa e contano circa 2000 specie di cui 800 vivono nelle scogliere coralline.
Quasi tutti i coralli che formano le barriere sono organismi coloniali, questo significa che ogni corallo in realtà è una colonia di più organismi.
Il polipo, il piccolo animale che forma la colonia è caratterizzato ognuno da una corona di tentacoli, una bocca e uno stomaco.
La struttura del singolo polipo è indicata nella figura laterale.
Le specie di corallo che costruiscono barriere coralline sono conosciute anche come coralli costruttori.
Ogni polipo ha uno stomaco che si apre a una sola estremità.
Questa apertura, chiamata bocca, è circondata da un cerchio di tentacoli. Il polipo usa questi tentacoli per la difesa, per catturare piccoli animali come cibo e per eliminare i detriti. Il cibo entra nello stomaco attraverso la bocca. Dopo che il cibo è consumato, i prodotti di scarto vengono espulsi attraverso la stessa apertura
La maggior parte dei coralli si nutre di notte. Per catturare il loro cibo, i coralli usano cellule pungenti chiamate nematocisti. Queste cellule si trovano nei tentacoli dei polipi dei coralli e nei tessuti esterni.
La preda di un corallo varia in dimensioni da animali quasi microscopici chiamati zooplancton a piccoli pesci, a seconda delle dimensioni dei polipi dei coralli.
Da sottolineare che la maggior parte dei coralli che costruiscono scogliere contengono alghe fotosintetiche, chiamate zooxantelle, che vivono nei loro tessuti.
I coralli e le alghe hanno una relazione di simbiosi mutualistica.
Il corallo infatti fornisce alle alghe un ambiente protetto e i composti di cui hanno bisogno per la fotosintesi.
In cambio, le alghe producono ossigeno e aiutano il corallo a rimuovere i rifiuti. Soprattutto, le zooxantelle forniscono al corallo glucosio, glicerolo e aminoacidi, che sono i prodotti della fotosintesi.
Il corallo usa quindi questi prodotti per produrre proteine, grassi e carboidrati e produrre il carbonato di calcio che formerà la barriera corallina.
Questo è il motivo per cui le barriere coralline più grandi si formano in acque superficiali così le alghe possono grazie all’irraggiamento solare svolgere la fotosintesi.
Come crescono i coralli
La maggior parte dei coralli costruttori ha polipi molto piccoli, con una media di 1-3 mm di diametro, ma le intere colonie possono crescere per molti chilometri creando un incredibile ecosistema ampio centinaia di chilometri quadrati proprio come accade per la Grande Barriera Corallina australiana.
Nel corso dei decenni, man mano che crescono, queste scogliere forniscono habitat strutturali da centinaia a migliaia di diverse specie di vertebrati e invertebrati trasformando la barriera corallina in uno degli ecosistemi con più specie per metro quadro al mondo.
Gli scheletri di coralli sono secreti dalla parte inferiore del polipo.
Questo processo produce una coppa, o calice, in cui si trova il polipo. Le pareti che circondano la coppa sono chiamate teca e il pavimento è chiamato piastra basale.
Periodicamente, un polipo si solleverà dalla sua base e secernerà una nuova piastra basale sopra quella vecchia, creando una piccola camera nello scheletro. Mentre la colonia è viva, il CaCO3 viene depositato, aggiungendo partizioni ed elevando il corallo dal substrato.
La struttura portante della barriera formata dai coralli costruttori rappresenta la superficie ideale per l’adesione di tante altre specie marine che popoleranno e arricchiranno la biodiversità della zona.
Le forme dei coralli costruttori sono molto varie, da quelle sferiche a quelle coniche, le specie sono molto diverse e donano la tipica struttura del reef corallino.
La sopravvivenza della barriera corallina è determinata dal legame fondamentale tra polipo e alga.
La relazione tra le alghe e il polipo dei coralli facilita infatti uno stretto riciclo dei nutrienti nelle acque tropicali povere di nutrienti.
Infatti, fino al 90% del materiale organico fotosinteticamente prodotto dalle zooxantelle viene trasferito direttamente nel tessuto corallino.
Come si formano le barriere coralline
Le barriere coralline iniziano a formarsi quando le larve di corallo a nuoto libero si attaccano a rocce sommerse o altre superfici dure lungo i bordi di isole o continenti.
Man mano che i coralli crescono e si espandono, le scogliere coralline assumono una delle tre principali strutture caratteristiche:
- fringing reef, cioè le barriere sotto costa più giovani;
- barriere, l’evoluzione del primo che si formano lontano dalla costa;
- atolli, una struttura circolare attorno ad una laguna;
Le fringing reef sono le più comuni e sporgono verso il mare direttamente dalla costa, formando bordi lungo il litorale e le isole circostanti.
Anche le barriere coralline delimitano le coste, ma a una distanza maggiore. Sono separati dalla massa terrestre adiacente da una laguna di acque aperte, spesso profonde.
Se una barriera corallina si forma attorno a un’isola vulcanica che si abbassa completamente sotto il livello del mare mentre il corallo continua a crescere verso l’alto, si forma un atollo.
Gli atolli sono generalmente circolari o ovali, con una laguna centrale.
La costruzione delle barriere coralline è un lungo processo che dura anni, molti anni.
I coralli infatti crescono molto lentamente, e solo l’incredibile opera minuziosa dei singoli polipi può creare quel maestoso spettacolo che le barriere coralline rappresentano.
Le scogliere sono formate dal carbonato di calcio (CaCO3) che i piccoli polipi secernono.
Con tassi di crescita da 0,3 a 2 centimetri all’anno per i coralli massicci e fino a 10 centimetri all’anno per i coralli ramificati, possono essere necessari fino a 10.000 anni per formare una barriera corallina da un gruppo di larve pioniere..
A seconda delle dimensioni, le barriere coralline e gli atolli possono impiegare da 100.000 a 30.000.000 di anni per formarsi completamente.
Dove si trovano le principali barriere coralline
I coralli vivono in tutti i mari del mondo e a tutte le profondità, tuttavia per creare le classiche barriere coralline che tutti conosciamo ci devono essere determinate condizioni geografiche, climatiche e ambientali:
- la temperatura deve essere compresa tra 20 e 28°C;
- l’acqua deve avere un’alta salinità tra i 32 e 45 parti per milione;
- l’acqua deve avere una bassa concentrazione di CO2;
- i moti ondosi devono essere frequenti ma non distruttivi;
- presenza di un substrato rigido;
- acque trasparenti e ben irradiate.
Se solo uno di questi parametri viene meno, la barriera non si forma o se presente, rischia di morire.
Queste condizioni fanno sì che le barriere coralline si trovino tutte comprese nella fascia tra i 30 gradi di latitudine nord e sud nelle acque tropicali ed equatoriali come da immagine qui sopra.
Le barriere coralline si trovano specialmente ai Caraibi e nella zona Indo-Pacifica.
La regione Indo-Pacifica è più ricca di biodiversità con oltre 600 specie rispetto alla regione caraibica con circa 70 specie; per questo motivo la regione Indo-Pacifica è conosciuta anche con il nome di “Trangolo della biodiversità”.
Chi vive nella barriera corallina
Abbiamo detto che le barriere coralline sono l’habitat ideale di tantissime specie oltre ai coralli e alle alghe simbionte. Qui infatti trova rifugio un grandissimo elenco di specie marine come pesci, squali e altri invertebrati marini creando quindi quell’incredibile ecosistema che sono.
Le barriere coralline supportano più specie per unità di superficie rispetto a qualsiasi altro ambiente marino, comprese circa 4.000 specie di pesci.
Gli scienziati stimano che potrebbero esserci da 1 a 8 milioni di specie sconosciute di organismi che vivono dentro e intorno alle barriere coralline.
Tra le specie degne di nota ricordiamo tartarughe marine, squali del reef e una miriade di pesci come il famoso pesce pagliaccio.
Perché le barriere coralline sono importanti
Abbiamo ripetuto più volte che, insieme alle foreste pluviali, la barriera corallina è uno degli ecosistemi la più alta biodiversità al mondo e noi sappiamo che la biodiversità è importante per la salute sul pianeta.
La biodiversità, oltre al valore intrinseco, è importante anche perché fonte per l’uomo di beni, risorse e servizi (servizi ecosistemici) indispensabili per la sopravvivenza e la barriera corallina è uno degli ecosistemi più importanti da questo punto di vista.
La biodiversità delle barriere coralline è considerata la chiave per trovare nuove medicine per il 21 ° secolo.
Molti farmaci vengono infatti sviluppati da animali e piante della barriera corallina come possibili cure per il cancro, l’artrite, le infezioni batteriche umane, i virus e altre malattie.
Non dimentichiamo inoltre che le barriere coralline significano anche lavoro, forniscono infatti anche servizi economici e ambientali a milioni di persone.
Si stima che le barriere coralline possono fornire beni e servizi per un valore di oltre $ 375 miliardi ogni anno. Questa è una cifra incredibile per un ambiente che copre meno dell’1% della superficie terrestre.
Tour subacquei, battute di pesca, hotel, ristoranti e altre attività commerciali basate su sistemi di barriera corallina offrono milioni di posti di lavoro e contribuiscono con miliardi di dollari in tutto il mondo.
Studi recenti mostrano che ogni anno milioni di persone visitano le barriere coralline nelle Florida Keys. Si stima che queste sole scogliere abbiano un valore patrimoniale di $ 7,6 miliardi.
Pensa a tutte quelle popolazioni che vivono di turismo sulla barriera, oppure che praticano una pesca che si spera sia sostenibile.
Nei paesi in via di sviluppo, le barriere coralline contribuiscono per circa un quarto del totale delle catture di pesce, fornendo risorse alimentari critiche a decine di milioni di persone.
Le barriere coralline inoltre proteggono le coste adiacenti dall’azione delle onde e prevengono l’erosione, i danni materiali e la perdita di vite umane.
Le barriere coralline proteggono anche le zone umide altamente produttive lungo la costa, nonché i porti e i porti e le economie che sostengono.
A livello globale, si stima che mezzo miliardo di persone viva entro 100 chilometri da una barriera corallina e tragga beneficio dalla sua produzione e protezione
Minacce alla salute delle barriere coralline
I coralli hanno bisogno di stabilità ambientale e ogni minima variazione compromette la loro vita.
Se avvengono condizioni di stress, il legame tra alga e polipo viene meno e il polipo rischia di morire.
Ed è proprio quando questo legame tra alghe e coralli che viene meno, la salute della barriera diventa debole.
In condizione di stress dove le condizioni ambientali variano fuori dai parametri normali, i coralli stressati fanno sì che i polipi espellono le alghe simbionti e la colonia assume un aspetto bianco rigido dando origine al fenomeno denominato “sbiancamento dei coralli“.
Oltre a fornire ai coralli nutrienti essenziali, le zooxantelle infatti sono responsabili dei colori che caratterizzano le barriere coralline.
Se i polipi rimangono senza legame con le alghe per troppo tempo, lo sbiancamento dei coralli può provocare la morte del corallo e quindi della fine della barriera.
Poiché le alghe hanno bisogno di luce per la fotosintesi proprio come gli alberi, i coralli della barriera corallina per prosperare richiedono acqua pulita e trasparente.
Le minacce alla salute della barriera corallina può arrivare sia da cause naturali sia da cause antropiche.
Le minacce naturali sono:
- eventi meteorologici violenti quali onde grandi e potenti uragani e cicloni possono spezzare o schiacciare grandi teste di corallo, disperdendo i loro frammenti;
- maree eccezionalmente basse prolungate che espongono i coralli a radiazione ultravioletta eccessiva, che può surriscaldare e seccare i tessuti del corallo;
- aumento delle temperature e della salinità provocato da eventi meteorologici come El Niño;
- predazione eccessiva da parte di pesci, vermi marini, cirripedi, granchi, lumache e stelle marine.
Se le cause naturali danneggiano le barriere in circostante confinate, i veri problemi che mettono in pericolo l’intero ecosistema a livello globale arriva dalle attività umane che danneggiano irrimediabilmente gli habitat marini.
Gli umani negli ultimi 50 anni hanno creato le condizioni perfette per la sparizione totale delle barriere coralline sia a livello globale, sia a livello locale.
Se fino a pochi anni fa i pericoli arrivavano dai pericoli locali come sversamenti localizzati, pesca eccessiva, pratiche di pesca distruttive che utilizzano la dinamite o il cianuro, la raccolta selvaggia di coralli vivi per il mercato dell’acquario e l’estrazione di coralli per materiali da costruzione, oggi la minaccia più grande arriva dai cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico è infatti provocato dall’eccessiva immissione in atmosfera dei gas serra tra cui l’anidride carbonica, anidride che non rimane in atmosfera, ma che al contrario viene assorbita in grandissime quantità dagli oceani che di conseguenza diventando ricchi di questo gas che provoca l’acidificazione delle acque.
L’acidificazione degli oceani è il nome dato alla decrescita del valore del pH oceanico, causato dalla assunzione di anidride carbonica di origine antropica dall’atmosfera. Circa un quarto della CO2 presente nell’atmosfera va a finire negli oceani dove si trasforma in acido carbonico (H2CO3).
Questa variazione del ph è dannoso per i coralli che in queste condizioni espellono le alghe simbionti e muoiono.
Una delle minacce più significative alle barriere coralline a livello locale è sicuramente l’inquinamento provocato dalle attività umane.
Il deflusso a terra e gli scarichi di sostanze inquinanti possono derivare da attività di dragaggio, sviluppo costiero, attività agricole e di deforestazione e operazioni di trattamento delle acque reflue.
Questo deflusso può contenere sedimenti, sostanze nutritive, sostanze chimiche, insetticidi, olio e detriti che sporcano e riducono la trasparenza delle acque.
Quando alcuni inquinanti entrano nell’acqua, i livelli di nutrienti possono aumentare, promuovendo la rapida crescita di alghe e altri organismi che possono soffocare i coralli.
Le barriere coralline sono anche colpite da perdite di carburanti, vernici e rivestimenti antivegetativi e altre sostanze chimiche che entrano nell’acqua.
Le fuoriuscite di petrolio non sembrano sempre influenzare direttamente i coralli perché l’olio di solito rimane vicino alla superficie dell’acqua e gran parte di esso evapora nell’atmosfera in pochi giorni.
Tuttavia, se si verifica una fuoriuscita di petrolio mentre i coralli si generano, le uova e lo sperma possono essere danneggiati mentre galleggiano vicino alla superficie prima che si fertilizzino e si depositino.
Quindi, oltre a compromettere la qualità dell’acqua, l’inquinamento da petrolio può interrompere il successo riproduttivo dei coralli, rendendoli vulnerabili ad altri tipi di disturbi.
In molte aree del mondo come le Filippine e l’Indonesia, le barriere coralline vengono purtroppo distrutte per la raccolta dei coralli e dei pesci di barriera dai colori vivaci per l’acquario e il commercio di gioielli.
Anche se ora la pratica è diminuita, in passato moltissime barriere furono distrutte per l’utilizzo sconsiderato di pratiche di pesca distruttive come la dinamite o altri esplosivi pesanti che vengono fatti esplodere per spaventare i pesci e farli uscire dai nascondigli.
Questa pratica può spaccare e stressare i coralli così tanto da espellere le loro zooxantelle.
La pesca al cianuro, che comporta la spruzzatura o lo scarico di cianuro sulle scogliere per stordire e catturare pesci vivi, uccide anche polipi di coralli e degrada l’habitat della barriera corallina.
Altre tecniche di pesca dannose includono la pesca a strascico in acque profonde, che comporta il trascinamento di una rete da pesca sul fondo del mare e la rete muro-ami, in cui le barriere coralline sono martellate con sacchi pesati per far sussultare i pesci dalle fessure.
Spesso, le reti da pesca lasciate come detriti possono essere problematiche nelle aree di disturbo delle onde. In acque poco profonde, i coralli vivi si impigliano in queste reti e vengono strappati dalle loro basi.
Inoltre, le ancore sganciate dai pescherecci sulle barriere coralline possono rompere e distruggere le colonie di coralli.
Noi semplici cittadini siamo responsabili del degrado delle barriere coralline sia quando facciamo immersioni e stiamo poco attenti a colpire i coralli e soprattutto quando usiamo le creme solari.
Le creme solari sono infatti dannose per i coralli, per ridurre l’impatto applicare la crema almeno mezz’ora prima del bagno così da far assorbire bene la crema dalla pelle.
Come proteggere le barriere coralline
Il primo passo per la protezione delle barriere coralline arriva sicuramente dalla mappatura e del monitoraggio delle barriere coralline di tutto il mondo così da ricercare le cause del degrado della barriera corallina sia a livello locale sia a livello globale.
Se poco può essere fatto a livello globale perché si devono intraprendere tutte quelle discussioni sulla riduzione delle emissioni che sta impegnando tutte le istituzioni internazionali, a livello locale la risposta può e deve essere più rapida.
In primis vanno ridotte le cause di inquinamento locale e le pratiche dannose di pesca e trovare soluzioni a questi problemi e promuovere la conservazione e l’uso sostenibile delle barriere coralline.
Nell’ambito della conservazione delle barriere coralline si deve collaborare con organizzazioni scientifiche, private, governative e non governative per raggiungere gli obiettivi di tutela e salvaguardia dei coralli..
Gli scienziati usano la loro tecnologia per rilevare fioriture algali dannose, misurare la temperatura dell’aria, la velocità e la direzione del vento, la pressione barometrica, la temperatura del mare, la salinità e i livelli di marea.
Oltre al lavoro di monitoraggio condotto da satelliti e boe, si conducono progetti di ricerca, valutazione e restauro delle barriere coralline nelle riserve marine e tra le sponde dei coralli di acque profonde.
Il monitoraggio, la ricerca e il restauro sono tutti elementi essenziali per salvaguardare le barriere coralline.
Da queste attività di ricerca e monitoraggio, devono poi seguire azioni politiche atte a conservare le barriere coralline e impedire l’eccessivo sfruttamento e la riduzione delle fonti inquinanti.
Certamente l’istituzione delle aree marine protette diventa l’arma più efficace per la tutela dei mari, protezione che deve essere seguita ad un’attiva opera di controllo.
Noi cittadini e amanti della natura dobbiamo inoltre fare attenzione a quello che facciamo ed evitare le seguenti azioni:
- per chi va in barca, evitare di colpire o toccare la barriera corallina con l’ancora o l’elica, se presente la barriera, tenersi a distanza di sicurezza;
- non gettare mai rifiuti sulla spiaggia o nell’oceano;
- attenzione a quando fai snorkeling e immersioni subacquee;
- mai comprare souvenir in corallo;
- scegli prodotti ittici che usano pratiche di pesca sostenibile;
- non fare mai il bagno in mare se hai appena messo la crema solare, aspetta mezz’ora;
- fai volontariato ambientale;
Noi di Keep the Planet supportiamo le associazioni locali che promuovono attività di volontariato per la conservazione delle barriere coralline.
Le attività che possono svolgersi in un campo di volontariato che realizza progetti per la salvaguardia della barriera corallina, possono dal monitoraggio e ricerca, alla ricostruzione del reef.
Se sei interessato a diventare un volontario per la conservazione dei coralli, Keep the Planet ha selezionato oltre 100 associazioni sparse in tutti i continenti che offrono opportunità di inserimento sia per volontari che lavoratori.
Per scaricare la lista, clicca qui e associati alla nostra associazione.