I cambiamenti climatici sono un problema serio, e rappresentano la diretta conseguenza del riscaldamento globale, che li sta accelerando in un modo molto preoccupante.
Il riscaldamento globale è quel fenomeno di innalzamento della temperatura superficiale della Terra, con riferimento particolare alle acque degli oceani e all’atmosfera terrestre.
Una parte di questo aumento di temperatura dipende da cause naturali, per esempio dall’irraggiamento del sole combinato al naturale effetto serra dell’atmosfera. Ma una significativa parte di tale processo si può ricondurre alle attività umane: l’uso dei combustibili fossili, l’allevamento intensivo, l’agricoltura intensiva, la deforestazione, ecc.
La scoperta del riscaldamento globale e dei suoi pericoli
Nel 1903 il chimico e fisico Svante Arrhenius illustrò la sua teoria secondo cui l’anidride carbonica ha un’incidenza sul clima, provocando i cambiamenti climatici.
Da quel momento in poi, la consapevolezza che l’agire umano influisce sul clima, provocando il riscaldamento globale, è andata sempre più aumentando.
Nella prima metà del ventesimo secolo, diversi scienziati pensavano che gli oceani sarebbero stati in grado di mantenere costante il livello di C02 (anidride carbonica) in atmosfera, assorbendo la maggior parte delle emissioni causate dall’uomo.
Nel 1957 la tesi di questi scienziati fu però messa in discussione dall’importante studio condotto dagli studiosi Revelle e Suess: questi ultimi dimostrarono che gli oceani assorbono i livelli di CO2 in eccesso a un ritmo molto più lento rispetto a quanto precedentemente previsto. E di conseguenza, capirono che negli anni si sarebbe potuto verificare un innalzamento della temperatura media globale.
La loro ricerca trovò delle conferme negli anni sessanta e settanta del Novecento, quando molti chimici effettuarono diverse misurazioni dei gas serra dall’osservatorio situato sulla cima del vulcano Mauna Loa, tra le isole hawaiane.
Da tali misurazioni emerse che le concentrazioni di C02 nell’atmosfera stavano aumentando in maniera progressiva.
In questo stesso periodo Charles Keeling realizzò un’analisi di lungo periodo tramite il suo diagramma noto al mondo come curva di Keeling, che tiene traccia mese dopo mese, anno dopo anno, delle variazioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
In base alle varie scoperte effettuate tra gli anni sessanta e settanta, la questione del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici è stata dibattuta nei più importanti convegni scientifici internazionali a partire dagli anni ottanta. Durante gli anni ottanta si è pertanto cominciato ad approfondire la questione.
Che cos’è l’effetto serra e da cosa è causato
L’effetto serra è un fenomeno naturale, di per sé non negativo. È grazie alla sua presenza se la Terra non ha una temperatura troppo bassa e inospitale.
Infatti, tale effetto si può descrivere come la capacità dell’atmosfera che circonda il pianeta in cui viviamo di assorbire e trattenere il calore dei raggi del sole e l’umidità. La presenza dei gas nell’atmosfera, come il CO2, rende quindi possibile la vita sulla Terra.
L’agire umano (deforestazione, allevamenti intensivi, agricoltura intensiva, industrializzazione, ecc.) però è responsabile di un forte aumento di anidride carbonica e altri gas nell’atmosfera, facendo alzare eccessivamente le temperature.
Con le ricerche successive a quelle degli anni sessanta e settanta menzionate nel paragrafo precedente, si è capito in poco tempo che non è soltanto l’anidride carbonica a provocare un aumento dell’effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici.
A concorrere a questo preoccupante fenomeno ci sono infatti anche altri gas, tra cui: il metano, l’ossido di azoto, l’ozono, e indirettamente anche il vapore acqueo. A questi vanno aggiunti i gas di derivazione chimica, come i CFC (clorofluorocarburi), che tuttavia sono stati regolati tramite il Protocollo di Montreal nel 1987.
Tutti questi altri gas appena menzionati, messi insieme influiscono sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici in misura uguale alla CO2. Si è scoperto questo con alcuni calcoli pubblicati nel 1985, facendo rendere conto a tutti che il problema è ancora più serio di quanto previsto inizialmente.
Le principali cause del riscaldamento globale
I principali responsabili dell’aumento di CO2 nell’atmosfera sono i combustibili fossili, bruciati dall’uomo per produrre energia, elettricità, per riscaldarsi, e per consentire gli spostamenti con i mezzi di trasporto: auto, aeroplani, ecc.
L’aumento di metano e ossido di azoto nell’atmosfera è invece dovuto soprattutto al settore agricolo.
Anche la deforestazione è causa dell’aumento di anidride carbonica: gli alberi delle foreste assorbono e trattengono CO2. Distruggendo le foreste non solo si impedisce il regolare assorbimento, ma si libera nell’aria ulteriore CO2 assorbita in precedenza.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici potrebbero portare a delle conseguenze catastrofiche. Questi cambiamenti si verificano da sempre, naturalmente. Il problema è che quelli osservati a inizio Novecento non sono naturali, ma provocati dall’uomo, che interferisce con i delicati equilibri della natura.
Alcuni di questi fenomeni preoccupanti sono già in atto, e ormai è solo possibile provare a ritardarli.
Tra le conseguenze già in corso rientrano le seguenti:
- Scioglimento dei ghiacci della calotta polare, del permafrost e dei ghiacciai.
- Innalzamento del livello del mare a causa dello scioglimento dei ghiacci.
- Acidificazione degli oceani per via dell’aumento della CO2 nell’atmosfera, che causa danni irreparabili all’ecosistema marino.
- Desertificazione e ondate di calore che provocano sempre più danni all’agricoltura. Sono un fenomeno destinato a espandersi verso quei territori che attualmente godono di un clima temperato, tra cui l’area del mar Mediterraneo (che comprende anche l’Italia).
- Perdita di biodiversità: entro la fine di questo secolo, metà delle specie viventi rischia di estinguersi. Tale rischio è dovuto non solo dai cambiamenti climatici in corso causati dall’uomo, ma anche da altre attività umane. Anche per questo motivo, l’uomo deve modificare alcune sue abitudini il prima possibile.
Cosa si è fatto finora contro il riscaldamento globale
La scienza sta continuando a monitorare il cambiamento climatico e a descriverne le cause. La politica ha invece il compito di intervenire sulla base delle indicazioni scientifiche.
Nel 1980 a Ginevra si è tenuta la prima conferenza mondiale sul clima, e da allora in poi sono state organizzate molte altre conferenze su questo tema.
A partecipare a tali eventi sono scienziati, politici e attivisti.
Tra gli esiti più decisivi di queste conferenze rientrano:
- La convenzione quadro sui cambiamenti climatici, nel 1992 a Rio de Janeiro
- Il protocollo di Kyoto nel 1997
- Gli accordi raggiunti nel 2015 nella conferenza tenutasi a Parigi.
Nel protocollo di Kyoto le nazioni industrializzate hanno preso l’impegno di non emettere valori di CO2 più alti rispetto al 1990.
A Parigi, nel 2015, l’accordo sul clima ha mirato a garantire un non aumento della temperatura media mondiale di oltre 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Nell’ultima conferenza tenutasi nel 2019 a Madrid, i rappresentanti di oltre 200 stati non hanno trovato l’intesa su alcuni punti cruciali, e tutto è stato rinviato alla prossima conferenza di Glasgow che si terrà entro il 2021.