Una mela, che non è una mela, il riso, che non è riso, carne, che non è carne.
Benvenuto nel mondo della carne coltivata.
Era il 2013 quando oltre 200 giornalisti provenienti da tutto il mondo si riunivano al Riverside di Londra per assistere ad un evento storico.
Mark post, farmacologo olandese e Professore di Fisiologia presso l’Università di Maastricht, attirava su di se l’attenzione del mondo.
Per la prima volta, un umano si apprestava a mangiare un hamburger coltivato interamente in laboratorio.
Ho già parlato qui sul canale circa l’impatto ambientale della produzione di carne e perché dovremmo tutti mangiarne di meno.
Oggi, faremo un piccolo passo in più, analizzeremo la carne del futuro.
Leggi l’articolo o guarda il video:
https://www.youtube.com/watch?v=2VxltiyKiYc
69 miliardi di polli, 1,59 miliardi di maiali, 656 milioni di tacchini, 547 milioni di pecore, 479 milioni di capre e 302 milioni di bovini.
Per un totale di oltre 72 miliardi di animali uccisi ogni anno per diventare hamburger, bistecche, , spiedini e salsicce.
Oltre all’enorme problema etico nel dover obbligare miliardi di animali a vivere una vita rinchiusa in gabbie, c’è il discorso ambientale che non può più essere ignorato.
L’impatto degli allevamenti intensivi
Il problema è molto semplice, il metodo produttivo con cui oggi produciamo carne necessita di nuovi pascoli e di nuovi campi coltivati per i mangimi, terreno che viene inesorabilmente sottratto agli ultimi habitat naturali del pianeta.
La carne artificiale riveste un ruolo importante nella lotta contro i cambiamenti climatici e la sofferenza animale perché non è rivolto ad un pubblico vegano o vegetariano, ma piuttosto cerca di modificare lo stile di vita degli onnivori.
La produzione di carne è responsabile del 18% delle emissioni totali di gas serra, la produzione di mangimi occupa il 70% delle terre coltivabili.
Per produrre 1 kg di carne bovina, si necessita di 15000 litri di acqua dolce.
Se non vogliamo ricordarci di orango, tigri e giraffe attraverso le foto del passato, dobbiamo trovare un’alternativa per una popolazione umana in costante crescita.
Ed ecco qui che arriva in soccorso l’incredibile mente umana che nonostante tutti gli errori e le contraddizioni, è ancora la più creativa del pianeta.
Davanti a noi abbiamo 3 possibilità, la prima è continuare allegramente come se non esistesse il problema e dirigerci dritti felici e contenti verso l’inevitabile baratro, la seconda è sperare che l’intera popolazione umana diventi vegana, soluzione che releghiamo ai sognatori e utopisti, la terza è tecnologica.
Tipologia di carne coltivata
Quando parliamo di carne artificiale, cioè di carne che non proviene direttamente dalla carcassa di un animale morto, dobbiamo fare una distinzione per non sbagliarci.
Esistono infatti 2 tipologie di carne alternative, la prima è quella creata grazie al mescolamento di sostanze di origine vegetale come diverse farine, legumi e olii vegetali con lo scopo di replicare gusto, aroma e consistenza della vera carne.
Questo è il caso dei marchi più conosciuti e approvati dalle autorità per il commercio.
Forse avrai sentito parlare dell’impossible burger o del beyond burger, due hamburger di origine vegetale.
La carne essenzialmente è muscolo e deve il suo sapore all’emoglobina che all’interno della sua struttura contiene una molecola chiamata eme.
Diverse aziende, tra cui le due più famose impossibile foods e beyond meat sono riuscite a replicare il sapore e l’aroma della carne grazie proprio allo studio di questa molecola.
Spiegato in maniera semplice, il procedimento che hanno seguito è piuttosto lineare: hanno innanzitutto analizzato e separato le componenti della carne, e poi le hanno sostituite con componenti vegetali.
Nel caso dell’emoglobina che da il caratteristico colore rosso della carne, si sta utilizzando la leg emoglobina presente in diversi vegetali come le rape rosse che ha una struttura simile a quella animale.
In sostanza questo tipo di prodotti ambisce a replicare la carne senza essere carne. Questo ambizioso obiettivo li separa dai classici hamburger vegetali presenti ormai ovunque in quanto quest’ultimi non riescono a replicare aroma e sapore della carne tradizionale.
La carne artificiale cerca di ovviare cercando una miscela speciale fatta essenzialmente da patate, soia, estratti di radici ed estratti di rape.
Caratteristiche della carne coltivata in laboratorio
Sulla base di una valutazione comparativa dell’attuale sistema di produzione Beyond Burger genera il 90% in meno di emissioni di gas serra, richiede il 46% in meno di energia, ha un impatto inferiore del 99% sulla scarsità d’acqua e 93 % in meno di impatto sull’uso del suolo rispetto al corrispondente hamburger bovino.
Grazie a questa metodologia possiamo ottenere hamburger simili all’originale con un notevole beneficio su benessere animale e sostenibilità ambientale.
Qual è limite di questa tecnologia?
Sicuramente uno dei problemi è la limitata possibilità di creare bistecche vere e proprie, ma dobbiamo accontentarci di salsicce e hamburger.
E ora arriva la parte interessante.
Giuseppe Scionti è un giovane ricercatore italiano basato a Barcellona che ha avuto un’idea brillante
Perché non utilizzare la stampante per ricreare la bistecca 3 d che replica la consistenza di quella originale.
Dopo aver creato il composto, la massa viene inserita nella macchina e grazie all’estrusione di filamenti opportunamente orientate, è possibile ricreare tridimensionalmente la struttura di una bistecca.
Carne di laboratorio
Fin qui abbiamo visto la via diciamo meno tecnologica per la creazione della carne allevata, mentre ora passeremo alla carne artificiale vera e propria, quella di laboratorio.
Il concetto è semplice, tramite una biopsia fatta su animali vivi senza particolari danni, si preleva un campione di tessuto muscolare, lo si mette in un terreno di coltura idoneo e si da il tempo alle cellule muscolari dell’animale di moltiplicarsi.
Dobbiamo considerare che la coltivazione di linee cellulari in laboratorio è presente in numerose applicazioni in campo medico e biologico.
Pensiamo alla ricostruzione di epidermide o alla coltivazione di cellule per la ricerca medica.
Nel caso della carne, queste cellule muscolari provenienti da polli, maiali o bovini vengono inseriti in un cosiddetto medium di coltura a ph, temperatura e pressione controllata dove saranno aggiunti i vari nutrienti necessari per la crescita.
In questa fase della ricerca dobbiamo risolvere alcuni problemi, il primo dipende dal brodo di coltura utilizzato, al momento infatti si utilizza siero bovino fetale estratto da vacche in gravidanza.
Per replicare in maniera artificiale il siero si dovrà utilizzare tutta una serie di impianti che complicano la procedura sia in termini di impatto ambientale sia in termini economici.
Un’altra difficoltà è quello nel dare una forma e una struttura alle cellule muscolari in crescita, in natura subiscono diverse sollecitazioni come pressione e contrazione che danno la forma finale al muscolo.
Qualsiasi sia il mezzo di produzione coinvolto, un aspetto positivo della carne artificiale è la salute umana.
Grazie alle condizioni controllate in laboratorio possiamo decidere il profilo nutrizionale dello stesso, abbassare grassi saturi e sostituirli con omega 3, potremmo ad esempio arricchirla di vitamine, risolveremo il problema delle zoonosi, cioè le malattie che dagli animali arrivano a noi, e inoltre non ci sarà utilizzo di farmaci
Se dal punto di vista economico siamo ancora ben lontani dalla sostenibilità, pensiamo che il primo hamburger del 2013 costò ben 300000 dollari, per quanto riguarda l’impatto ambientale dobbiamo ancora lavorare molto.
Nonostante sia impensabile continuare con il modello attuale, coltivare carne in laboratorio non è ancora sostenibile perché i vari bioreattori utilizzati a 37 gradi consumano ahimè molta corrente elettrica.
Se la paragoniamo all’impatto dell’industria bovina ha sicuramente senso, ma se la paragoniamo con la carne di pollo che ha un impatto nettamente inferiore?
Perderebbe certamente di efficacia.
La gara commerciale è iniziata, da poche start up siamo passati a quasi un centinaio di aziende a livello globale che stanno investendo miliardi nella ricerca.
Tra i finanziatori troviamo personaggi del calibro di Sergei Brin, uno dei fondatori di Google che ci dimostra che non stiamo affatto scherzando.
Probabilmente, tra 20 anni da oggi al supermercato ti troverai di fronte a due hamburger, uno proveniente da un animale morto, l’altro coltivato in laboratorio.
Avranno lo stesso sapore, lo stesso odore, la stessa consistenza. Uno non causerà problemi all’ambiente e non ha provocato sofferenza animale, forse sarà anche più economico e salutare del tradizionale che al contrario non potrà offrirti tutti questi benefici.
Tu quale sceglierai?