Ciao a tutti ragazzi io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet e oggi volevo parlarvi della vergognosa pratica di sfruttare il nostro amore per i cetacei per fare profitti sulle spalle del loro benessere.
Attualmente, in tutto il mondo, sono almeno diciannove le specie di cetacei prigioniere di parchi cosiddetti tematici tra cui spiccano le grandi e meravigliose orche. Attualmente, si stima che oltre 2000 cetacei vivono in cattività, in acquari distribuiti in 60 paesi.
Nella sola Unione Europea, vi sono oltre 300 cetacei in cattività sparsi in oltre 30 delfinari in giro per il mondo.
In queste strutture i più utilizzati sono i tursiopi, una delle rare specie di delfino che sopportano la cattività meglio di altre.
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Da anni, l’industria dello spettacolo cerca di fornirci delle giustificazioni per il fatto di tenere confinati i cetacei nelle loro piscine; quelle più ricorrenti sono l’educazione del pubblico, la conservazione e la ricerca.
Da biologo marino, posso affermarti che la conservazione e la ricerca si può fare in mare aperto senza bisogno di intrappolarli per la loro intera esistenza.
I cetacei sono infatti animali molto intelligenti, con capacità cognitive, legami familiari e interazioni complesse che noi conosciamo a malapena.
Sono creature abituate a nuotare per centinaia di chilometri al giorno, sono predatori caratterizzati da un’alta mobilità e dalla capacità di spostarsi velocemente e di immergersi a grande profondità e che utilizzano il mare nelle sue tre dimensioni, un utilizzo impossibile da replicare in una piscina.
Allo stato selvatico, i cetacei sono infatti esposti ad un ambiente ricco e in costante evoluzione, un ambiente che non potrà essere riprodotto in cattività.
I livelli naturali di attività, la socialità, i comportamenti durante la caccia, le percezioni acustiche, la natura e l’essenza stessa di queste creature, sono tutti gravemente compromessi dalle circostanze di una piscina.
Perché ci sono cetacei in cattività?
Esiste un solo e reale motivo per cui questi animali vengono catturati ed esposti al pubblico, i soldi.
Se noi ci consideriamo all’apice della piramide dell’intelligenza qui sulla terra, i cetacei vengono subito dopo di noi.
I cetacei vivono in mare aperto in complesse strutture sociali caratterizzate da relazioni altamente differenziate che spesso si basano su un preciso ricordo simile a quello di noi umani.
Si impegnano nella caccia cooperativa e ripartiscono le risorse in modo tale che le prede siano condivise in tutto il gruppo sociale.
Si prendono cura l’uno dell’altro; le madri e i piccoli hanno legami sociali forti a lungo termine e un cucciolo può trascorrere fino a tre anni accanto a sua madre imparando il suo ruolo nell’oceano.
I delfini giocano, legano, imitano, imparano gli uni dagli altri e trasferiscono informazioni di generazione in generazione.
Chi siamo noi per distruggere questa incredibile magia?
Caro amico che stai guardano questo video, da biologo e ambientalista capisco le esigenze dell’uomo di cibarsi, di sopravvivere, di proteggersi anche se questo comporta l’utilizzo di animali, ma pagare un biglietto, spesso costoso, per portare tuo figlio a vedere questa spazzatura, no, non lo capisco.
I delfini sono mammiferi evoluti con sentimenti, relazioni, e vengono condannati all’ergastolo per futili motivi.
E’ ora che ci guardiamo allo specchio e diciamo basta ai cetacei in cattività.
Perché è sbagliato tenere cetacei in cattività?
La storia della cattura di balene e delfini allo stato selvatico da parte dell’uomo è iniziata nel 1938 quando in Florida aprì il primo delfinario al mondo con gli show come li conosciamo oggi, mentre le prime orche furono catturate intorno agli anni 60 sempre negli Stati Uniti.
A partire da quel momento, gli spettacoli con i cetacei hanno avuto un enorme successo in tutto il mondo e il numero di zoo marini si è moltiplicato.
La situazione legislativa attuale è complessa e variegata,
Nel mondo contiamo ben 200 parchi con cetacei, di cui 12 con orche che con la loro mole imponente sono le specie più sofferenti. Di questi 39 sono in Cina, mentre altri 14 sono in costruzione.
A livello internazionale, alcuni stati come il Canada hanno emanato divieti al riguardo, gli Stati Uniti hanno iniziato il processo di riduzione, mentre ahimè i paesi asiatici stanno aumentando il numero di parchi.
In europa Cipro, Slovenia e Croazia vietano espressamente i delfinari, 13 stati membri non li hanno, mentre altri 15 tra cui l’Italia ha all’attivo varie strutture con delfini e balene in cattività.
Il punto di svolta della battaglia è iniziata nel 2013 con l’incredibile documentario Blackfish, un opera magistrale dove vengono finalmente svelate le dure condizioni di vita delle orche in cattività.
Il documentario racconta la drammatica storia dell’orca Tilikum del parco acquatico SeaWorld di Orlando in Florida, che nella sua più che trentennale vita in cattività ha ucciso diverse persone.
La regista Gabriela Cowperthwaite, attraverso filmati e interviste inedite, esplora la natura di queste creature, il modo in cui vengono trattate in cattività e la vita dei loro addestratori, lanciando un grido di denuncia contro i maltrattamenti che questi mammiferi marini subiscono dall’industria dell’intrattenimento dei parchi acquatici marini.
Incidenti che hanno evidenziato come questi animali, abituati a nuotare per centinaia di miglia al giorno, soffrano in condizioni di cattività.
Altro documentario eccezionale di denucia è The Cove, La baia dove muoiono i delfini un il film denuncia su quello che ogni anno succede a Taji in Giappone quando vengono catturati e uccisi centinaia di delfini.
I migliori verranno destinati ai parchi tematici, gli altri venduti nei supermercati spacciati per carne di balena.
Tenere confinati in piccole piscine grandi ed intelligenti animali come le orche e delfini, abituati a nuotare per centinaia di miglia al giorno, è sbagliato, tremendamente sbagliato.
L’industria cinematografica e televisiva ha creato un’immagine fantastica dei delfini, costruita ad hoc per sorprendere i bambini.
Fin dalla tenera età, i giovani di tutto il mondo vengono abituati al sorriso amichevole dei delfini nelle piscine.
Tuttavia, molti cetacei in cattività presentano numerosi sintomi di stress, ansia e depressione. Il fatto che non mostrino questi stati d’animo nelle loro esibizioni, non significa che non provino emozioni negative.
In realtà, il delfino è un animale estremamente sensibile e intelligente che comunica soprattutto con gesti e suoni. Raramente i cetacei usano espressioni per esprimere i loro sentimenti o emozioni. Pertanto, dobbiamo smettere di credere che un delfino sorrida costantemente.
In cattività questi animali soffrono enormemente vari problemi di salute, muoiono prima rispetto in natura, sono sotto stress continuo assumendo comportamenti nevrotici e livelli anormali di aggressività.
Questi veri e propri lager dove sono rinchiusi gli animali più intelligenti sulla terra sono ancora aperti perché le persone pagano un biglietto per vedere questi schiavi.
Quasi tutti i cetacei in cattività sono stati catturati nel loro habitat naturale e violentemente privati della loro libertà. La cattura è un processo aggressivo che espone gli animali a un livello molto alto di stress, mettendo a rischio la loro vita.
Stiamo vivendo sulla nostra pelle la difficoltà della quarantena, della privazione della nostra libertà anche se per poche settimane senza aver commesso colpe.
Stiamo provando in piccole dosi, quello che per decenni questi meravigliosi animali sono costretti a subire per il profitto di poche persone senza scrupoli.
Ecco, ora che sai cosa significa non avere libertà, la prossima volta che ti chiedono di visitare un parco dove ci sono delfini, orche e balene in cattività, rispondi no e mandagli il link di questo video.
Da Alessandro di Keep the Planet per oggi è tutto. Ciao
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ciao, a me piacerebbe lavorare con le orche in libertà, secondo te esiterebbe un lavoro che mi permetterebbe di farlo ?