Africa, India, Indonesia, è qui che resistono le ultime popolazioni di rinoceronte rimasti.
Animali unici, simbolo di una natura meravigliosa, affascinante e misteriosa.
Ed è proprio negli angoli più remoti delle foreste indonesiane che resistono le ultime popolazioni di rinoceronte di Sumatra e di Giava, due delle 3 specie di rinoceronte asiatico.
O le immense savane africane, dal Kenya al Sudafrica, che si rifugiano le due specie di rinoceronte africano. Grandi, imponenti, maestosi.
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In questo video/articolo vedremo quali strategie di conservazione dobbiamo intraprendere per garantire la sopravvivenza di queste meravigliose creature.
Devi sapere infatti che i rinoceronti rischiano l’estinzione, ma negli ultimi anni grazie agli sforzi di conservazione, alcune popolazioni sono ritornate a crescere.
Ma come si salvano i rinoceronti? Cosa possiamo fare per garantire la sopravvivenza di queste meravigliose creature?
E’ possibile salvare i rinoceronti?
Se la perdita di habitat naturale è una costante per tutti gli animali selvatici, ad aggravare la situazione dei rinoceronti è il terribile mercato nero che esiste nei loro confronti.
Dal 2013 al 2017 circa 1000 rinoceronti all’anno sono stati uccisi dai bracconieri in cerca del loro prezioso corno. Nella medicina tradizionale cinese si crede infatti che il corno abbia presunte proprietà terapeutiche.
Questo ha portato un corno di rinoceronte sul mercato nero asiatico a valere fino a 200.000 euro.
Una cifra folle se pensiamo che il corno di rinoceronte non è altro che semplice cheratina, la stessa sostanza delle nostre unghie, una credenza assolutamente senza senso che sta però decimando le popolazioni selvatiche.
Ma non è tutto perduto, se nel secolo scorso l’essere umano è stato capace di sterminare le popolazioni di rinoceronte, in questo secolo abbiamo capito la loro importanza simbolica ed ecologica e finalmente i governi e le associazioni hanno deciso di agire.
Il caso più emblematico è quello del rinoceronte indiano, una delle 3 specie che vive in Asia.
La storia inizia nell’Assam, una delle regioni meno conosciute e remote dell’India situata tra Nepal e Bangladesh. Qui risiede la maggior parte dei rinoceronti indiana.
Questa specie è il classico esempio di una storia di successo di conservazione, dove la popolazione da poco meno di 200 individui è arrivata ai 3.557 attuali.
Ma come hanno fatto?
Il successo del rinoceronte indiano
Prima strategia, tolleranza zero con i bracconieri.
Secondo i dati governativi, dal 2017 nonostante i bracconieri siano riusciti ad uccidere 22 rinoceronti, il governo è riuscito ad arrestare ben 664 persone.
Questo è stato possibile anche grazie all’utilizzo di tecnologie come i telefono satellitari in dotazione ai ranger così da pattugliare gli enormi confini del parco in maniera efficace.
I governi mondiali se lo vogliono hanno tutta la capacità di difendere i parchi nazionali con personale qualificato dotato di strumentazioni moderne all’avanguardia.
La difesa del territorio naturale è solo una delle strategie di conservazione che possiamo attuare. Molto importante infatti è lo studio del territorio per poi individuare le zone di crescita e riproduzione degli animali per poi metterle sotto tutela e se necessario ripristinarli nelle loro condizioni originali.
I rinoceronti indiani sono una componente fondamentale delle praterie e delle zone umide e sono proprio queste aree che devono essere difese dalle opere dell’uomo.
Qui vanno attentamente regolamentate e se necessario vietate tutte le attività umane come allevamento, agricoltura e costruzione di dighe.
Restaurare gli habitat significa anche garantire la presenza di corridoi ecologici tra i diversi parchi così da garantire lo spostamento degli animali in aree il più ampie possibile.
Pattugliamento contro i bracconieri, difesa, regolamentazione e ricostruzione degli habitat chiave e perché no anche ricollocamenti degli esemplari in zone dove in passato erano presenti.
Dal 2008 le autorità indiane hanno iniziato a traslocare diversi esemplari dalle zone con alta concentrazione come il Parco nazionale di Kaziranga e il l Santuario della fauna selvatica di Pobitora verso altri parchi della regione come ad esempio il Parco nazionale di Manas.
Insieme ai trasferimenti sono state costruite anche strade di pattugliamento e posti di guardia per garantire un monitoraggio regolare della popolazione di rinoceronti da parte dei ranger.
Questo approccio multidisciplinare fatto da più azioni contemporaneamente ha avuto successo anche in Africa con il rinoceronte nero.
Cosa succede in Africa
A differenza del suo cugino asiatico con un solo corno, il rinoceronte nero che vive in Africa ha due corna, rendendolo ancora più appetibile per il triste e terribile mercato nero.
L’instabilità politica e le guerre hanno ulteriormente ostacolato il lavoro di conservazione dei rinoceronti in Africa, in particolare in Angola, Ruanda, Somalia e Sudan.
Oggi, i rinoceronti neri rimangono ancora in pericolo di estinzione, tuttavia hanno visto un leggero recupero grazie agli sforzi di conservazione.
I rinoceronti neri hanno subito il declino più drastico di tutte le specie di rinoceronte.
Tra il 1970 e il 1993, la popolazione di rinoceronti neri diminuì del 96%, passando da circa 65.000 esemplari a soli 2.300 sopravvissuti.
Fortunatamente, dal 1996 l’essere umano è rinsavito, e grazie ad intensi sforzi anti-bracconaggio e traslocazioni strategiche in aree più sicure si è permesso alla specie di riprendersi lentamente. Oggi contiamo circa 5600 esemplari suddivisi tra le 3 sottospecie esistenti.
Ancora una volta questi dati indicano chiaramente che gli sforzi della conservazione quando ben fatti portano i loro frutti.
Differente la situazione della seconda specie africana, il rinoceronte bianco che con 18.000 individui è anche la specie più abbondante. 18 mila potrebbe sembrare un discreto numero se comparato con gli altri, tuttavia al contrario del rinoceronte nero, per colpa del bracconaggio la popolazione in soli 5 anni è scesa del 15%.
Il rinoceronte bianco è più vulnerabile al bracconaggio in quanto ha corna più grandi e predilige habitat più aperti, quindi è più facile da trovare rispetto al rinoceronte nero.
Tuttavia, dobbiamo rimanere positivi.
Negli ultimi anni, grazie alla maggiore consapevolezza dei governi si sono adottate forti contromisure per limitare i bracconieri: dopo un picco nel 2015, quando furono uccisi ben 1.349 rinoceronti in un solo anno, si è passati agli 892 rinoceronti bracconati del 2018, quasi un 40% in meno.
Completamente differente è la situazione ecologica delle ultime due specie di rinoceronti asiatici, il rinoceronte di Sumatra e il rinoceronte di Giava.
Le 2 specie di rinoceronti sull’orlo dell’estinzione
Con rispettivamente 80 e 60 esemplari stimati , queste due specie sono praticamente sull’orlo dell’estinzione. Nel 2017 il governo indonesiano ha redatto un piano di emergenza per la salvezza di queste due magnifiche specie.
Nel caso del rinoceronte di Sumatra si è creato un santuario all’interno del Way Kambas National Park dove gli esperti internazionali stanno portando avanti un fondamentale progetto di riproduzione degli ultimi esemplari.
I problemi sono purtroppo enormi perché quando le popolazioni sono così piccole ogni singola uccisione può mettere a repentaglio l’intera operazione. Uno dei principali problemi è anche la poca diversità genetica degli esemplari che rendono gli animali deboli e fragili.
La buona notizia è che per la prima volta della storia, due baby rinoceronti di Sumatra sono nati in cattività dando speranza alla riuscita dell’operazione.
Situazione simile quella del rinoceronte di Giava che con meno di 70 individui, è la specie di rinoceronte più rara al mondo.
Questi ultimi esemplari un tempo sparsi in un ampio habitat, sono ora confinati nel lembo occidentale dell’isola di Giava, un’isola indonesiana molto antropizzata.
Qui gli sforzi governativi si concentrano soprattutto con il raddoppio dell’habitat naturale con il raddoppio dei confini del parco.
Per salvare i rinoceronti servono monitoraggi attivi condotti da professionisti grazie al quale possiamo fornire dati ai ricercatori che potranno poi individuare grazie ai movimenti degli animali le aree da proteggere.
Servono fondi per garantire stipendi e attrezzatura agli eroi che ogni giorno lavorano per la conservazione di queste specie.
Ma soprattutto serve coinvolgere le persone della comunità e renderli partecipi dell’importanza della biodiversità.
Noi comuni cittadini possiamo fare la nostra parte. Possiamo infatti diventare parte attiva del cambiamento visitando questi luoghi come turisti responsabili, visitare i parchi nazionali che grazie alla nostra presenza possono creare posti di lavoro e alternative al bracconaggio.
Possiamo anche diventare volontari per l’ambiente o addirittura formarci per essere lavoratori veri e propri nella conservazione ambientale.