Elefante africano: finalmente due nuove specie

Il 23 Febbraio del 2021 segna una data storica per i nostri amici elefanti africani.

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore di Keep the Planet e oggi parliamo della conservazione del gigante buono.

Puoi vedere il video o continuare nella lettura:

https://www.youtube.com/watch?v=2PGHcp5Baa8

Storicamente, parlare di elefanti significava individuare due specie, l’elefante africano e l’elefante asiatico.

Come suggeriscono i nomi, uno in Africa e l’altro in Asia.

Questa classificazione così impostata ha avuto una conseguenza sulla definizione del loro stato di conservazione.

Gli esperti dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, per definire lo stato di conservazione di una specie, prendono in considerazione diversi aspetti tra cui il numero di individui, l’areale di distribuzione, il numero di popolazioni; chiaramente se due specie distinte sono considerate come un’unica entità avranno più individui, habitat più ampi, e più popolazioni, facendo diminuire la gravità del loro stato di conservazione.

Il concetto è semplice, una specie per essere dichiarata in pericolo di estinzione deve avere pochi esemplari, un habitat ridotto e popolazioni in calo.

Ed è qui che inizia la storia recente degli elefanti africani.

La conferma scientifica circa l’esistenza di due specie di elefante africano ci arrivano dalla prima mappatura del genoma della famiglia elefantide effettuata dall’Università di Hardward.

Le analisi genetiche hanno evidenziato due specie: l’elefante africano di foresta e l’elefante africano di savana.

Questo ha portato finalmente alla recentissima decisione storica del 28 Febbraio del 2021 da parte dell’IUCN, di considerare queste due specie come entità distinte dal punto di vista conservazionistico.

Gli esperti hanno ovviamente dei parametri rigorosi da seguire per poter inserire una specie in una lista piuttosto che un’altra.

L’elefante africano considerato come unica specie singola risulta essere una specie vulnerabile per via del numero di esemplari e habitat occupato, mentre ora analizzate singolarmente le due specie occupano due posizioni distinte.

L’elefante africano di foresta ora è inserito nella lista delle specie in pericolo critico di estinzione, mentre l’elefante di savana nel livello precedente, nella lista degli animali in pericolo.

Grazie a questo cambiamento gli esperti possono focalizzarsi sulle esigenze specifiche delle due specie ed attuare in maniera più efficace le strategie di conservazione.

Differenze tra elefante di savana e di foresta

Come illustrato in questa figura, gli elefanti di foresta vivono in 20 nazioni della parte centrale dell’Africa centrale ed occidentale, mentre gli elefanti di savana sono concentrati in Africa meridionale e orientale.

Gli elefanti di foresta differiscono dagli elefanti della savana per forma, comportamento ed ecologia: sono più piccoli e con una pelle molto più liscia. Le zanne sono sottili, parallele e spesso rivolte verso il basso, presumibilmente per passare meglio tra gli alberi della foresta.

Al contrario, le zanne dell’elefante della savana divergono ampiamente.

Un’altra caratteristica che potrebbe aiutarci a riconoscere le due specie è la forma delle orecchie: gli elefanti della foresta hanno orecchie arrotondate; mentre le orecchie di elefante della savana ricordano la forma del continente africano.

Differiscono anche nella dieta caratterizzata dalla diversità dell’habitat, l’elefante della foresta mangia prevalentemente frutta mentre gli elefanti della savana pascolano prevalentemente sulle basse erbe della savana.

Gli elefanti delle foreste hanno anche un tasso di riproduzione più lento, si è stimato infatti che gli elefanti delle foreste se protetti, possono raddoppiare la loro popolazione in 60 anni, mentre il tasso di raddoppio dell’elefante di savana è tre volte piu rapido.

Dove vivono gli elefanti africani

elefante di savana e di forestaUtilizzando i dati di oltre 300 indagini iniziate nel 1974, le popolazioni di elefanti di foresta si sono ridotte di oltre l”86%, inserendoli di fatto nella categoria “a rischio critico”.

Numeri esatti del numero esatto di elefanti di foresta sono molto difficili da avere anche perché sono animali elusivi che vivono all’interno di foreste rendendo ogni stima approssimativa.

L’ultimo report del 2016 individuava in circa 415000 elefanti in totale, sia quelli di savana sia quella di foresta.

Entrambe le specie sono in netto declino per due principali fattori: la riduzione dell’habitat e il bracconaggio causato dal commercio dell’avorio.

Nonostante gli enormi investimenti, l’introduzione di armi moderne e l’aumento del prezzo dell’avorio hanno reso il lavoro dei bracconieri più efficace.

In soli 3 anni, circa 100.000 elefanti sono caduti sotto il fuoco dei bracconieri.

Come proteggere l’elefante africano

Ora, il nuovo stato di conservazione delle due specie obbliga la comunità internazionale ad intraprendere nuove forme di conservazione.

Per proteggere questi fantastici animali è necessario innanzitutto studiare il loro comportamento così da migliorare le strategie di conservazione.

Ad esempio, alcune popolazioni di elefanti della savana migrano alla ricerca di maggiori quantità di cibo, conoscendo questi comportamenti si facilita la loro tutela.

Un ulteriore minaccia difficile da quantificare arriva dai cambiamenti climatici che modificano la distribuzione e la quantità di cibo disponibile.

Nonostante le minacce, ci sono alcuni casi di successo come quello in Gabon che rendono la conservazione possibile.

Qui le foreste sono protette, gestite in maniera responsabile, e soprattuto hanno praticato la tolleranza zero nei confronti del traffico di avorio, con pene severe fino a 10 anni di reclusione. Esiste anche un tribunale specializzato per i crimini sulla fauna selvatica e, nel 2021, l’Agenzia nazionale per i parchi del Gabon ha costruito il primo laboratorio di analisi forense sul DNA della fauna selvatica in Africa centrale.

L’analisi del DNA dell’avorio sequestrato fornisce prove fondamentali per aumentare le azioni penali. Aiuta anche gli scienziati a identificare i punti caldi del bracconaggio e le rotte commerciali.

La misura più urgente necessaria per fermare il declino degli elefanti è un efficace sistema anti-bracconaggio all’interno degli stati individuando la rete commerciale dei cacciatori fino ai trafficanti e ai commercianti di avorio.

Questo va associato con la ricerca scientifica capace di individuare le zone dove questi mammiferi sono presenti così da portare alla creazione di nuove riserve protette.

Per proteggere gli elefanti bisogna incentivare la tutela del territorio ed innescare quel virtuoso processo che coinvolge le comunità locali che vivono insieme agli elefanti.

Questo è possibile se si riesce a sviluppare delle politiche di sviluppo dell’ecoturismo e del miglioramento delle condizioni di vita delle persone.

Devono essere i cittadini stessi a voler proteggere queste magnifiche creature dall’estinzione.

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