Questo è un articolo di Filippo Argentati, socio dell’associazione Keep the Planet.
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Negli ultimi 30 anni la popolazione degli insetti è diminuita del 25%, un declino poco visibile, ma dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche.
Spesso quando pensiamo agli insetti non ci vengono in mente pensieri positivi e gradevoli, tutt’altro! Gli insetti sono molte volte associati a sensazioni di fastidio e malessere.
Per l’opinione pubblica quindi sentirsi dire che la popolazione degli insetti è in declino da decenni potrebbe essere dopotutto una cosa non così drammatica.
Peccato che gli insetti siano un tassello fondamentale nell’equilibrio della natura. Sono una parte essenziale della catena alimentare dando nutrimento ad una miriade di altri animali.
Svolgono l’importante ruolo di impollinatori, attività di vitale importanza per una vastissima varietà di specie vegetali, tra cui anche quelle impiegate dall’agricoltura per il nostro fabbisogno alimentare.
“L’opinione pubblica non sembra preoccuparsi di questo preoccupante declino.”
La scomparsa, o la forte riduzione delle popolazioni di insetti potrebbe quindi avere effetti imprevedibili e drammatici per l’intero ecosistema, specie umana inclusa.
Il problema dell’estinzione degli insetti
Gli studi più recenti indicano che ogni anno la perdita del numero degli insetti si aggira intorno al 2.5%, e questa perdita è ancora più elevata negli ambienti urbani. “È veramente rapida.
In dieci anni ce ne sarà un quarto di meno, in 50 anni la metà e in un secolo non ce ne saranno più” afferma preoccupato Francisco Sánchez-Bayo, uno degli scienziati coinvolti in queste ricerche.
Si calcola inoltre che il tasso di riduzione degli insetti sia 8 volte superiore rispetto a mammiferi, uccello e rettili. Se per gli insetti terrestri si hanno questi numeri, lo stesso non si può dire con quelli acquatici, i quali hanno conosciuto negli ultimi anni un lento ma costante aumento del loro numero e della loro diversità.
“Nei prossimi decenni potrebbe scomparire il 40% degli insetti.”
Un miglioramento dovuto plausibilmente ad una più attenta tutela da parte delle politiche ambientali unita a maggiori interventi di bonifica su questi ambienti.
Le cause dell’estinzione
Tra i principali fattori che stanno determinando questo declino c’è l’incessante aumento del consumo di suolo delle nuove zone urbane e delle attività agricole, soprattutto quelle di carattere intensivo, con la conseguente distruzione degli habitat in cui gli insetti vivono e si riproducono.
Nondimeno, l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti è un problema noto da tempo alla comunità scientifica. Un ulteriore carico che questi piccoli esseri viventi devono sopportare è dovuto all’ormai famigerato riscaldamento globale, il quale sta modificando gli habitat di tutto il mondo a velocità sempre più elevata, non dando il tempo alle specie viventi di adattarsi a questi mutamenti, accompagnati inoltre con l’intensificarsi degli eventi estremi.
Una via d’uscita è possibile. Il futuro che ci si prospetta non è dei più rosei, ma la speranza di invertire la rotta non è ancora perduta.
“La soluzione è sempre nel rispetto degli spazi e dei tempi della natura.”
Nel prossimo futuro, una forte politica di riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, prima causa del riscaldamento globale, unitamente ad un minor consumo di suolo da parte delle città, un’agricoltura più sostenibile che faccia sempre meno uso di pesticidi e fertilizzanti, potrebbero contenere, e si spera fermare, questo terribile declino.