Il solo sentire la parola guerra, mi spaventa. La più stupida delle invenzioni umane, la più triste, la più malvagia e inutile.
L’uomo è capace di creare cose incredibili e meravigliose, e allo stesso modo è capace di distruggere tutto.
La guerra non uccide solamente uomini, donne e bambini, ma anche l’ambiente.
Ovviamente e giustamente quando si parla di guerra ci concentriamo sulle sofferenze causate alle popolazioni innocenti e vittime di una politica sconsiderata e criminale, ma Keep the Planet è un canale di conservazione ambientale e per questo motivo vorrei concentrarmi sulla parte meno visibile e chiacchierata della guerra, quella sull’impatto ambientale.
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Come la guerra distrugge l’ambiente
Quasi sempre si calcola la gravità di una guerra soffermandoci al numero di vittime, sia militari sia civili. Questo è condivisibile, le morti dirette impattano più velocemente, ma non dimentichiamoci che ogni anno nel mondo muoiono ben 7 milioni di persone per via dell’inquinamento.
Nella sola Europa sono circa mezzo milione le persone che ogni anno soccombono per cause legate all’inquinamento specialmente atmosferico.
E la guerra non si combatte più con spade e cavalli, ma con armi di distruzione di massa che oltre alle tante vite umane, devasta l’ambiente.
Si parla molto delle piccole azioni quotidiane, dal rubinetto lasciato aperto, alla luce accesa o alla miglior dieta, ma mai di eserciti e di guerre, perché questo tocca interessi molto in alto.
L’impatto di un conflitto sull’ambiente può essere di vario tipo: diretto, vale a dire orientato alla distruzione immediata degli ecosistemi da parte degli eserciti, o indiretto, ovvero responsabile della distruzione degli habitat, dell’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo, della deforestazione, della distruzione di infrastrutture chiave.
I vari livelli di inquinamento bellico
L’impatto ambientale delle guerre inizia molto prima del loro scoppio. Costruire e sostenere forze militari consuma enormi quantità di risorse naturali.
Metalli, elementi rari, acqua, combustibili fossili, emissioni di gas serra, tutte risorse necessarie sia per costruire le ingenti macchine della morte, sia per mantenere attivo l’intero apparato militare. Un esercito infatti deve essere sempre pronto e in costante allerta.
Consideriamo l’addestramento dei militari, le esercitazioni, gli immensi fondi economici investiti per rinnovare e mantenere alti livelli di operatività ed efficienza.
Pensiamo ai milioni di carri armati, aerei, navi, sottomarini, e tutta l’energia e i materiali richiesti per la loro costruzione e messa in opera. E tutto questo anche in tempo di pace.
Nonostante sia un tema poco discusso perché scomodo, le emissioni di CO2 dei più grandi eserciti sono maggiori di quelle di molti paesi del mondo messi insieme.
I militari hanno anche bisogno di vaste aree di terra e mare, sia per basi e strutture, sia per test e addestramento. Si ritiene che le terre militari coprano tra l’1 e il 6% della superficie terrestre globale.
In molti casi si tratta di aree ecologicamente importanti. Sebbene l’esclusione dello sviluppo pubblico da queste aree possa giovare alla biodiversità, la questione se potrebbero essere gestite meglio come aree di protezione civile è raramente discussa.
L’addestramento militare crea emissioni, interruzione dei paesaggi e degli habitat terrestri e marini e crea inquinamento chimico e acustico dall’uso di armi, aerei e veicoli.
Tutti temi mai discussi perché molto scomodi, certi argomenti l’opinione pubblica è meglio che non li conosca.
La situazione si aggrava quando oltre alle armi convenzionali si aggiunge il pericolo chimico e nucleare.
Pensiamo alla devastazione lasciata dalle ormai storiche bombe atomiche lanciaste su Hiroshima e Nagasaki, alle tante, troppe esercitazioni nucleari avvenute nelle zone remote del mondo, inquinate per millenni.
O alla moltitudine di munizioni e bombe gettate in mare perché ormai vecchie e inutilizzate.
La storia degli impatti ambientali delle guerre
La Guerra del Vietnam fu il primo conflitto in cui l’impatto negativo sull’ambiente ha creato una protesta su scala internazionale. La necessità di addentrarsi nella giungla vietnamita rese infatti necessario l’utilizzo di erbicidi e defolianti chimici che compromisero radicalmente il patrimonio vegetale del paese.
O la Guerra del Golfo dove 700 milioni di litri di petrolio si riversarono nel Golfo Persico e circa “300 km di costa del Kuwait e dell’Arabia Saudita furono furono coperti di greggio.
Un altro esempio è quello della guerra civile in Ruanda: quando oltre mezzo milione di profughi furono costretti a rifugiarsi nel parco nazionale di Virunga, ultimo rifugio dei gorilla di montagna, le foreste vennero distrutte.
La guerra uccide anche in tempi di pace
Indirettamente, alti livelli di spesa militare distolgono le risorse dalla risoluzione dei problemi ambientali e dallo sviluppo sostenibile.
Le tensioni internazionali alimentate da alti livelli di spesa militare riducono anche le opportunità di cooperazione internazionale sulle minacce ambientali globali, come l’emergenza climatica.
I conflitti ad alta intensità richiedono e consumano grandi quantità di carburante, portando a massicce emissioni di CO2 e contribuendo al cambiamento climatico.
I movimenti di veicoli su larga scala possono portare a danni fisici diffusi a paesaggi sensibili e alla geodiversità, così come l’uso intensivo di ordigni esplosivi. L’uso di armi esplosive nelle aree urbane crea grandi quantità di detriti e macerie, che possono causare inquinamento dell’aria e del suolo.
L’inquinamento può anche essere causato da danni all’industria leggera e alle infrastrutture sensibili dal punto di vista ambientale come gli impianti di trattamento delle acque.
La perdita di approvvigionamento energetico può avere effetti dannosi per l’ambiente, chiudendo impianti di trattamento o sistemi di pompaggio, oppure può portare all’uso di combustibili o generatori domestici più inquinanti.
Da qualsiasi lato la si guardi, la guerra è la peggiore delle invenzioni umane, un disastro umano, economico e ambientale da fermare senza sé e senza ma.
Tipologia di inquinamenti militari
Incidenti di grave inquinamento possono essere causati quando impianti industriali, petroliferi o energetici vengono deliberatamente attaccati, inavvertitamente danneggiati o interrotti.
In alcuni casi, attacchi deliberati a impianti petroliferi o industriali vengono utilizzati come armi di guerra, per inquinare vaste aree e seminare il terrore.
Altre tecniche di terra bruciata includono la distruzione di infrastrutture agricole come canali, pozzi e pompe e l’incendio dei raccolti. Tattiche come queste minacciano la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, aumentando la vulnerabilità delle comunità rurali.
Che siano non intenzionali o intenzionali, questi incidenti di inquinamento su larga scala possono portare a impatti transfrontalieri dovuti all’inquinamento atmosferico o alla contaminazione di fiumi, falde acquifere o mare.
In alcuni casi, questi possono persino influenzare il tempo o il clima globale.
Anche le armi e il materiale militare utilizzati durante i conflitti lasciano eredità ambientali. Le mine antiuomo, le munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi possono limitare l’accesso ai terreni agricoli e inquinare i suoli e le fonti d’acqua con metalli e materiali energetici tossici.
Nei grandi conflitti possono essere prodotti o abbandonati grandi volumi di rottami militari, che possono contenere una serie di materiali inquinanti, contaminare i suoli e le falde acquifere, esponendo al contempo coloro che vi lavorano a rischi per la salute acuti e cronici. Navi distrutte o danneggiate, sottomarini e infrastrutture petrolifere offshore possono causare inquinamento marino.
Molte armi convenzionali hanno componenti tossici, altre come l’uranio impoverito sono anche radioattive. Le armi incendiarie come il fosforo bianco non sono solo tossiche, ma possono anche danneggiare gli habitat attraverso il fuoco.
Sebbene ora limitato, l’uso diffuso di defolianti chimici ha danneggiato la salute pubblica ed ecologica in vaste aree del Vietnam.
Altri impatti della guerra sull’ambiente
Un facile accesso alle armi leggere e di piccolo calibro può danneggiare la fauna selvatica facilitando l’aumento della caccia e del bracconaggio, e gli spazi non governati creati dal conflitto creano le condizioni ideali per il crimine contro la fauna selvatica.
È stato scoperto che le armi utilizzate nel crimine contro la fauna selvatica provenivano da paesi colpiti dal conflitto. Scienziati e ricercatori potrebbero non essere in grado di accedere alle aree a causa di problemi di sicurezza, danneggiando i programmi di conservazione.
Un’esigenza fondamentale comune ai campi profughi e alle aree urbane in conflitto è la gestione dei rifiuti. I sistemi spesso si guastano durante i conflitti portando a un aumento dei tassi di scarico e combustione dei rifiuti, gestione impropria e minore segregazione dei rifiuti. I sistemi di gestione dei rifiuti sono solo un elemento della governance ambientale che può crollare durante i conflitti.
Purtroppo la storia non è dalla nostra parte, l’umanità combatte guerre sin dalle sue origini, ma se prima si combatteva con mezzi tutto sommato limitati, oggi la guerra è una minaccia globale per l’intera vita sul pianeta.
Serve un salto in avanti di consapevolezza, un salto che prima o poi avverrà, speriamo che prima di quel momento non dovremmo passare per la distruzione totale.
Un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra.” JIM MORRISON