Oggi parliamo di incendi estivi: perché ogni anno i nostri boschi prendono fuoco?
La zona mediterranea di cui l’Italia fa parte è un’area da sempre colpita dagli incendi boschivi estivi.
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Dal 2000 al 2017, nel bacino del Mediterraneo, gli incendi boschivi hanno colpito circa 85.000 chilometri quadrati di territorio, l’equivalente dell’intera superficie dell’Austria.
Purtroppo, oltre alle perdite incalcolabili nel patrimonio naturalistico, in questi eventi hanno perso la vita anche 611 persone.
L’Italia non fa ovviamente eccezione con oltre 1000 chilometri quadrati ogni anno di boschi bruciati. Nell’anno peggiore, il 2017, gli incendi boschivi nella sola Italia hanno interessato ben 1600 chilometri quadrati, di questi il 70% erano boschi e foreste e il restante 30% praterie e macchia mediterranea. A livello europeo ci furono oltre 130 mila incendi e un milione di ettari bruciati.
Cosa scatena un incendio boschivo
Un incendio per iniziare ha bisogno di 3 componenti fondamentali: un innesco, il combustibile e condizioni propizie alla sua propagazione. Se manca anche una sola di queste componenti, l’incendio ovviamente non parte.
L’innesco è rappresentato da una scintilla che può avere sia origini naturali, sia origini umane.Di tutti gli incendi, solamente il 25% hanno un innesco naturale, mentre il 75% sono causati da azioni umane.
Di questo 75%, il 25% è doloso, cioè provocato con volontà, mentre il restante 50% per cause accidentali come un mozzicone di sigaretta lanciato dal finestrino o un BBQ finito male.
Oltre all’innesco, serve il combustile che nel caso di un incendio boschivo è rappresentato dalla biomassa composta da legna, foglie, rami ed erbe.
L’area mediterranea ha le condizioni ideali per lo sviluppo di incendi estivi in quanto nel periodo invernale i boschi sviluppano abbondante biomassa grazie alle piogge, mentre in estate il caldo secca la legna trasformandolo in un combustibile altamente infiammabile.
Per capire l’importanza del combustibile in un incendio pensiamo alle zone più aride del mondo, i deserti, queste zone non sono interessate dagli incendi in quanto manca una delle 3 componenti fondamentali, la legna.
Il terzo elemento per dar vita ad un incendio boschivo sono le condizioni climatiche favorevoli.
Nella zona mediterranea il clima caldo secco estivo è ideale per gli incendi. Le aree colpite con più forza sono quelle dove ci sono abbondanti precipitazioni invernali che fanno crescere più alberi, mentre le estati particolarmente aride seccano la legna trasformandola in un combustibile ottimale.
Incendi estivi: cosa succede?
Ora che abbiamo capito quali sono le condizioni per far sviluppare un incendio estivo, la domanda sorge spontanea, dovremmo preoccuparci?
La risposta è sì e i motivi sono da ricercarsi nelle condizioni ambientali che cambiano.
Dalle statistiche emerge che i 10 peggiori incendi della storia sono avvenuti dopo il 2000, di cui i 5 peggiori dopo il 2010. Il motivo è la relazione esistente tra incendi e cambiamenti climatici. La progressiva impennata degli incendi è infatti causata dalla temperatura terrestre in aumento.
Le stime parlano chiaro, nei prossimi anni se la temperatura media dovesse aumentare di un grado e mezzo, il rischio di incendi aumenterebbe del 40%, se la temperatura dovesse aumentare di 2 gradi, il rischio aumenterebbe del 60%, se l’aumento dovesse arrivare a 3 gradi, il rischio aumenterebbe del 100%.
I cambiamenti climatici causati dai gas serra di origine antropica non hanno gli stessi effetti ovunque, tuttavia l’area del Mediterraneo è una zona in cui gli effetti saranno maggiori.
Tropicalizzazione dei mari, aumento della salinità, diminuzione delle precipitazioni, aumento delle temperature, crisi idrica, eventi climatici estremi, incremento degli incendi estivi questi sono tutti effetti già in corso e ben visibili agli occhi di chi vuole guardare.
Che fare quindi per mitigare i danni degli incendi?
La buona notizia è che si può agire su tutte e 3 le componenti che originano gli incendi.
Come prevenire gli incendi estivi boschivi
Prima azione, il controllo severo delle attività umane nelle zone a rischio.
In Italia, la legge quadro sugli incendi boschivi affida alle Regioni la competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi, mentre allo Stato attribuisce il concorso alle attività di spegnimento con i mezzi della flotta aerea antincendio di Stato.
La prevenzione degli incendi è chiaramente un’attività complessa che racchiude tante variabili come il controllo del territorio, pene severe, la corretta pianificazione dei mezzi, del personale, della gestione dei bacini dove prelevare le acque per lo spegnimento e tanti altri fattori specifici.
Un importante lavoro deve essere fatto anche e soprattutto nella pulizia dei boschi riducendo ad esempio la densità degli alberi e ripulendo i sottoboschi.
Storicamente l’Italia era basata su un’agricoltura e un allevamento tradizionale che prevedeva un utilizzo sostenibile della legna durante tutto il corso dell’anno.
Con l’abbandono della campagna e delle attività rurali, questa attività è venuta meno con il conseguente aggravarsi della situazione.
Un bosco gestito in maniera sostenibile è un bosco sano, capace di resistere e prevenire anche i peggiori incendi, un bosco abbandonato a se stesso purtroppo è più soggetto ad episodi estremi anche per via delle nuove condizioni ambientali, sempre più calde e secche.
In Italia, boschi e foreste coprono una superficie di quasi 11 milioni di ettari – equivalenti a circa il 36% della superficie nazionale totale.
Tuttavia, nonostante la ricchezza del patrimonio naturalistico, manca ancora una corretta pianificazione di gestione nel lungo periodo.
Tra il 1990 e il 2018 i boschi italiani hanno guadagnato oltre un milione di ettari. Allo stesso tempo però, dal 1980 al 2018 gli incendi boschivi hanno interessato oltre 4 milioni di ettari, quasi la metà dell’intera superficie boschiva. Questo significa che il nostro patrimonio forestale è in crescita come superficie totale, ma è gravemente minacciato da incendi sempre più frequenti e intensi.
Da una parte i cambiamenti climatici che avanzano, dall’altra l’abbandono dei boschi che accumulano biomassa infiammabile.
Dopo millenni in cui la crescita del bosco era condizionata dalle attività umane, oggi assistiamo a degli eventi inediti che insieme creano delle condizioni di pericolo sempre maggiore.
Oggi gli incendi estivi preoccupano sempre di più, ricoprono aree sempre più estese, hanno maggiore intensità e peggiorano le condizioni di spegnimento per gli operatori incaricati.
Quando si parla di prevenzione di incendi, la materia diventa piuttosto complicata. Un esempio su tutti è il paradosso del fuoco.
Il paradosso del fuoco consiste nell’utilizzare il fuoco per gestire gli incendi. In condizioni ottimali infatti gli operatori controllano il fuoco senza spegnerlo, così da ripulire i boschi, ridurre la biomassa e prevenire incendi futuri di maggiore intensità.
Un altro paradosso è rappresentato anche dall’aumento di biomassa.
Se nel breve termine l’aumento di biomassa all’interno di un bosco rende gli incendi più forti e pericolosi, dall’altra in tempi lunghi questo diminuisce il pericolo. La biomassa infatti quando si decompone aumenta lo spessore del suolo e dell’humus, aumentando quindi l’umidità e riducendo quindi l’infiammabilità del bosco stesso.
Un casino insomma.
Quel che è certo è che l’aumento degli incendi estivi è una minaccia seria e forse una delle più visibili conseguenze dei cambiamenti climatici.
Se a tutto ciò aggiungiamo la crisi idrica che riduce anche i bacini per spegnere gli incendi, è chiaro che stiamo letteralmente giocando con il fuoco.
Il lavoro da fare è tanto, da una parte gli stati devono pianificare e prevenire, dall’altra agire agire sul piano individuale.
Noi cittadini abbiamo il dovere di ridurre tutte le occasioni di innesco e chiamare immediatamente le autorità se vediamo un incendio crescere.
Se ami i BBQ, o se fumi, stai attento. Ti stiamo controllando.