Il Jova Beach Party è l’evento estivo dell’anno.
Musica, divertimento, gioia e spensieratezza. Che cosa potrà mai andar male?
Tutto.
E perché?
Perché ci sono gli econazisti.
Le polemiche dietro al Jova Beach Party sono ormai note a tutti. Da una parte lui il Jova che si difende dando degli econazisti a tutti coloro che criticano il suo evento e dall’altra noi, i guastafeste, quelli che secondo il cantante criticano in maniera ingiustificata il suo evento dell’anno.
Chi ha ragione?
Una cosa vorrei dire a Jovanotti, utilizzare il termine nazisti contro coloro che vogliono difendere le ultime spiagge naturali del proprio paese mi sembra fuoriluogo.
Tutti conosciamo la storia della seconda guerra mondiale e dei crimini commessi, certe parole andrebbero utilizzate con maggiore cautela per non mescolare nel calderone del qualunquismo fatti storici gravi come il periodo nazista.
Una cosa dobbiamo dirla, in Italia se è vero come è vero che ci sono problemi ambientali ben peggiori dei Jova Beach Party e che sicuramente in un paese ideale fatto di cittadini consapevoli ed informati anche questi problemi scatenerebbero lo stesso livello di polemiche.
Tuttavia, una cosa dobbiamo dirla. Un problema non esclude l’altro.
Il fatto che ci siano problemi ambientali molto più gravi del Jova Beach Party non significa che tutto deve essere permesso sempre e comunque.
Detto ciò, ma quali sono i danni del Jova Beach Party?
Il Jova Beach Party è un grande evento itinerante che copre 21 date per 12 località diverse. Di queste solamente l’ultima, quella di Milano del 10 Settembre è svolta in un luogo non naturale, l’aeroporto di Bresso. Le altre date sono tutte situate presso spiagge e aree montane.
E quindi, quale sarebbe il problema?
Il problema delle spiagge e delle zone montane è la loro fragilità. Il Jova Beach party non è una festa tra amici di quartiere, ma un grande evento che raggiunge decine di migliaia di persone.
Questo significa ruspe in azione che spianano le dune costiere trasformandole in deserti ecologici pronti ad accogliere il calpestio dei tanti fan del cantante.
Le spiagge italiane sono già in crisi ben prima del Jova Beach party e non servono ulteriori danni.
Da decenni le spiagge italiane sono soggette ad uso sbagliato che non rispetta le esigenze della natura. Questo ha portato ad un fragile equilibrio che rischia di venire abbattuto per sempre. Il 40% delle spiagge italiane sono soggette ad erosione per via degli sbagli compiuti, le dune costiere sono fondamentali per contrastare questo fenomeno, ma noi le abbiamo spianate per far spazio ad ombrelloni ed hotel.
Le dune le abbiamo cancellate, le praterie di posidonia sono scomparse, in Italia solamente il 29% delle coste non hanno costruzioni e possono essere considerate naturali. Il restante 60% è già compromesso, mentre il restante 11% sta venendo occupato con nuovi progetti.
Quello che resta degli ambienti costieri va protetto da ogni idea di sviluppo, grandi eventi compresi, questi ambienti vanno lasciati così come sono sia per gli animali, sia per le future generazioni a cui abbiamo già tolto a sufficienza.
Il secondo problema del Jova Beach Party è lo sdoganamento del concetto che possiamo fare quello che vogliamo con quel poco che rimane della natura.
Per migliaia di anni l’uomo è riuscito a vivere in armonia con le grandi forze della natura. Una simbiosi imprescindibile tra noi e l’ambiente. Ma negli ultimi 100 anni sembra che ci siamo dimenticati da dove veniamo. Utilizziamo, consumiamo, distruggiamo senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni.
Abbiamo sostituito la parola eco, con ego.
Per sopravvivere su questo pianeta in maniera sostenibile dobbiamo prima di tutto ripensare completamente il nostro modello di sviluppo, dobbiamo fare un passo indietro e realizzare che da soli non possiamo sopravvivere. La terra è abitata da milioni di creature straordinarie che vivono in armonia con le leggi naturali, noi siamo la sola specie animale capace di alterare l’ambiente in maniera irreversibile. Fino ad ora il pianeta ce lo ha permesso, e forse continuerà a farlo, ma così come siamo stati ospitati per tanti anni, allo stesso modo possiamo essere messi alla porta.
Io ho fondato Keep the Planet nel 2016, ma prima di questo ho studiato biologia marina, ho fatto volontariato ambientale, ho creato questo canale e pubblicato quasi 200 video.
Caro Jova, non siamo econazisti, siamo persone che hanno deciso di impiegare e spesso anche sacrificare una parte del proprio tempo ad una causa collettiva.
Potremmo sicuramente occuparci di altro e guadagnare bei soldi come fai tu, ma abbiamo deciso di mettere la passione per la natura davanti al profitto personale.