Perché manca l’acqua?
Noi italiani diamo per scontato il fatto di avere acqua che esce dal rubinetto di casa, ma siamo certi che questo diritto si potrà mantenere nel tempo?
Ci siamo mai domandati perché stiamo vivendo questa crisi idrica?
Leggi o guarda il video:
https://www.youtube.com/watch?v=MpIlomeDHlA
L’acqua è essenziale per la sopravvivenza dell’essere umano, senza acqua non possiamo produrre cibo, non possiamo lavarci, non possiamo bere, un essere umano senza acqua potabile muore in meno di 3 giorni.
L’Italia oggi sta affrontando una delle peggiori crisi idriche a memoria d’uomo, e i motivi sono diversi. Il paradosso però è che l’Italia dal punto di vista idrogeologico è un paese incredibilmente ricco.
La ricchezza d’acqua in Italia
302 miliardi di metri cubi di pioggia all’anno, 7492 fiumi, 347 laghi naturali, 538 dighe artificiali, 20.000 specchi d’acqua tra stagni e paludi, ben 1053 falde acquifere di acqua limpia e cristallina.
Con questi numeri è incredibile pensare che un paese ricco di acqua come l’Italia soffra di una carenza idrica dalle proporzioni bibliche.
Come è possibile che in Italia manchi l’acqua?
Perché nel 2022 parliamo di siccità?
In Italia piove meno?
La siccità è un periodo di tempo particolarmente secco in cui una determinata area subisce precipitazioni al di sotto della media.
La siccità provoca gravi danni all’allevamento e all’agricoltura e può mettere in serio pericolo anche l’approvvigionamento idrico destinato alle utenze domestiche.
Capito bene il concetto di siccità, cioè un periodo dove piove poco, è utile andare a vedere i dati sulle precipitazioni.
Da questa infografica realizzata dal Sole 24 ORE seguendo i dati Istat, vediamo come la riduzione delle piogge ha colpito l’Italia in maniera disomogenea.
In alcune zone come Napoli ad esempio, vediamo come le precipitazioni nel 2020 rispetto alla media dei 10 anni precedenti hanno subito un calo superiore al 40%, mentre in Sardegna si è visto addirittura un aumento del 26%.
In termini percentuali la situazione peggiore si è registrata a Mantova, che nel 2020 ha visto le precipitazioni contrarsi del 55,7% rispetto alla media. Seguono Caltanissetta (-52,26%) e Ravenna (-49,89).
Anche se variabili a seconda della zona, dai dati rilevati, possiamo affermare che in Italia piove meno. Tuttavia questa tendenza alla siccità da sola non giustifica la carenza idrica che sta affliggendo il nostro paese.
La mancanza di precipitazioni adeguate sotto forma di pioggia o neve, causa una riduzione dell’umidità del suolo, diminuisce il riempimento delle falde acquifere, provoca danni alle coltivazioni e un declino nel flusso di fiumi e torrenti.
Nel 2017 i quattro principali fiumi italiani, il Po, l’Adige, il Tevere e l’Arno, hanno perso il 40% della loro portata media annua rispetto al periodo compreso tra il 1981 e il 2010. Non è un mistero che la maggior parte delle Regioni, ogni anno, dichiari lo stato di emergenza a causa della siccità e della carenza di acqua potabile.
Ad aggravare la situazione è anche il modo di piovere, il cambiamento climatico infatti porta anche a piogge abbondanti, come le bombe d’acqua di cui si parla sempre più spesso e che anche quest’anno hanno investito diversi territori in tutta Italia.
La crisi idrica in Italia: perché manca l’acqua?
Se da una parte i cambiamenti climatici fanno piovere meno e fanno sciogliere i ghiacciai, la componente umana è quella a fare la differenza.
Nonostante il calo delle precipitazioni, l’Italia per 2/3 è composta da montagne e colline dove piove a sufficienza. Rispetto ad altri paesi europei, il nostro territorio è ricco di corsi d’acqua, sorgenti, fiumi e laghi che sarebbero sufficienti a soddisfare il consumo urbano e industriale.
Nonostante l’acqua sia un bene primario essenziale alla vita, è da decenni che in Italia non si fa nulla per gestirla.
Gli ultimi investimenti importanti nella gestione delle risorse idriche sono stati effettuati dagli ormai lontani anni 60. Da allora tutti i grandi progetti sono fermi o abbandonati.
Un dato su tutti, nonostante le oltre 500 grandi dighe presenti sul territorio italiano, queste ogni anno perdono la loro capacità di immagazzinamento per mancanza di manutenzione.
Di tutta l’acqua piovana, allo stato attuale solo l’11% viene raccolto, mentre negli anni 50 era il 15%.
Piove meno, non facciamo manutenzione, non abbiamo un piano di gestione, tutti elementi che portano inevitabilmente verso il collasso una società che ha perso il lume della ragione.
Di tutta l’acqua che riusciamo in qualche modo ad immagazzinare attraverso dighe e bacini, il 20% è la percentuale che arriva nella rete idrica destinata ai consumi urbani.
Ma purtroppo, nei 600 mila chilometri di rete idrica oltre il 40% viene persa in maniera scandalosa attraverso una rete idrica che fa acqua da tutte le parti.
E cosa succede al restante 80%?
Circa il 51% viene utilizzato in agricoltura, dove se ne spreca almeno la metà con l’irrigazione a pioggia, e poi c’è un 25% di acqua prelevata per usi industriali.
I problemi ovviamente non finiscono qui.
Siamo l’unico paese europeo che utilizza l’acqua potabile per lavare piazze, strade e raffreddare impianti produttivi, quando tutto ciò potrebbe essere fatto con il riuso delle acque di depurazione riciclate. I depuratori che puliscono le acque reflue urbane in molti casi non vengono riutilizzate, ma dopo esserer state depurate spesso vengono gettate in mare.
Oltre al danno, ovviamente la beffa, per colpa di questo dal prossimo anno l’Unione Europea, giustamente sanzionerà l’Italia per non riutilizzare in maniera consona queste acque.
I danni della siccità
Uno dei più gravi problemi della crisi idrica è l’avanzamento del mare nei corsi d’acqua. Quando i fiumi non portano più acqua, il mare purtroppo avanza.
Quando questo avviene, l’acqua marina desertifica in maniera irreversibili e i terreni che diventano preso improduttivi.
Che fare quindi per rimediare a questa catastrofe?
Per motivi di eleganza non mi pronuncio sulla classe politica italiana altrimenti mi verrebbe chiuso il canale.
L’Italia deve agire su più fronti contemporaneamente.
Cosa fare?
Il primo e immediato intervento da fare è la costruzione di 2000 invasi per la raccolta di acqua piovana. Servono investimenti importanti inoltre per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le strutture idriche per ottenere la capacità di immagazzinamento originale.
Si deve inoltre intervenire sulla rete idrica nazionale per ridurre gli intollerabili sprechi idrici. Il tasso di ricambio della rete idrica dovrebbe essere pari al 2,5% annuo, eppure attualmente il tasso di cambio annuale è pari solo allo 0,5%; ciò significa che per aggiornare completamente la rete idrica nazionale dovrebbero essere impiegati circa 200 anni. Un periodo di tempo troppo lungo rispetto alla stringente emergenza idrica.
In primis va sistemato tutto quello che non funziona, dalle dighe senza manutenzione ai tubi che perdono, per poi investire in tecnologia.
Grazie a nuove metodologie di irrigazione, alla lavorazione dei terreni e all’introduzione di colture meno esigenti dal punto di vista idrico, in agricoltura si può risparmiare oltre il 70% di acqua. Alcune coltivazioni come il mais e il riso forse dovranno essere abbandonate senza un piano di gestione, probabilmente altre colture prenderanno il loro posto.
La crisi c’è e riguarda tutti, in un precedente video che ti linko qui ho analizzato le 10 azioni che noi comuni cittadini possiamo fare per ridurre il consumo di acqua.
Tuttavia nonostante gli sforzi di alcuni, non possiamo ignorare la tremenda colpa che ha la classe politica italiana che da sempre se ne frega dei reali problemi del paese.
Senza una pianificazione decennale che preveda gli scenari futuri, avremmo seri problemi e ne pagheremo seriamente le conseguenze.