Prendi un pesce, o un gambero a seconda dei gusti, gli prelevi un pezzettino di muscolo, lo inserisci in una specie di brodo cellulare e come per magia hai un pesce intero.
Verità o fantascienza?
Leggi l’articolo o guarda il video:
https://www.youtube.com/watch?v=7_zc8E6eI7k
Entro il 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. Oltre il 90% degli stock ittici valutati a livello mondiale sono sovrasfruttati.
E tutto questo ovviamente non possiamo permettercelo.
Da una parte immettiamo rifiuti su rifiuti in mare, dall’altra preleviamo in quantità industriali qualsiasi cosa si muova.
Ed è un problema perché senza un mare in salute, ricco di vita e biodiversità, la vita sulla terra non può esistere.
Trovare una vita per un’alimentazione sostenibile è ormai diventato essenziale.
Ed ecco che quando necessità, creatività umana e profitti si uniscono insieme, qualcosa di straordinario accadrà.
Pesce di laboratorio? SI PUO’ FARE
Se fino a pochi anni non esisteva nessuna azienda capace di creare carne e pesce in laboratorio, oggi diverse start up sparse in diversi paesi del mondo hanno iniziato a lavorare per risolvere la questione.
Finless Food, Blue Nalu, Wild Tipe, Sea Future sono solo alcune delle aziende impegnate nell’impresa di ricreare in laboratorio prodotti ittici molto richiesti quali tonno rosso, gamberi e salmone.
Milioni di dollari da parte degli investitori nelle tasche di queste aziende che promettono di creare pesce da colture cellulari dando così tregua agli stock ittici globali.
Ci riusciranno?
Il concetto alla base del modello di produzione è piuttosto semplice: si prendono cellule da animali vivi, si immergono in un brodo di coltura dove le cellule crescono e si riproducono, si indirizzano queste stesse cellule a diventare tessuti e si prova a dare loro la forma richiesta.
Finora hanno provato a partire da cellule di branzino, tilapia, pesce persico e acciuga, ma la vera star sarà il tonno rosso – sempre più raro e ricercato.
Una volta perfezionato il procedimento di coltura, dare forma e sapore non sarà forse un problema: le industrie del surimi in Giappone riescono infatti già a ricavare un’imitazione di granchi e aragoste partendo da una base di merluzzo, insaporita con diversi aromi naturali.
Il pesce di laboratorio non è un prodotto vegetale che prova a ricreare sapore e odore del pesce, ma pesce a tutti gli effetti. Così come per la carne, è questa la sostanziale innovazione che differenzia questi prodotti da quelli di origine vegetale.
Tutto bene quel che finisce bene?
Ma ovviamente no, ci sono alcuni problemi da risolvere.
In primis i costi, oggi produrre pesce in laboratorio è molto costoso e non è ancora economicamente sostenibile. Sarebbero in effetti in pochi a permettersi un sushi da decine di migliaia di dollari.
Il secondo problema è il brodo di coltura , ad oggi viene ancora utilizzato il siero bovino fetale che oltre al costo non risolve il problema dell’utilizzo massivo di animali per la produzione di cibo.
Aziende come Finless Food promettono di risolvere la questione utilizzando un brodo cellulare di origine sintetica e i lavori sono in corso.
Serviranno sicuramente investimenti importanti e duraturi nel tempo e ancora non possiamo prevedere gli esiti di questa impresa.
Il terzo problema sono i consumatori: accetteranno mai di mangiare pesce prodotto in laboratorio?
Questa è la domanda da un milione di dollari.
Un’altra problematica è strettamente tecnica, riusciranno le aziende a ricreare forma e consistenza di questi prodotti?
Le cellule dei pesci sono meno studiate e conosciute dagli esperti internazionali rispetto alle cellule dei mammiferi, questo comporterà degli sforzi ulteriori rispetto alla carne di laboratorio.
Tuttavia, sempre secondo gli esperti, replicare la consistenza della carne di pesce sarà più facile rispetto a quella degli animali terrestri.
Fin qui abbiamo visto le problematiche legate alla produzione di pesce in laboratorio, ma i vantaggi quali sarebbero?
Sicuramente il beneficio maggiore sarà quello di garantire la sicurezza alimentare di miliardi di umani senza distruggere gli ecosistemi marini oggi afflitti dalla sovrapesca.
Non è certo un mistero che la popolazione umana cresce molto velocemente così come la domanda di prodotti ittici.
E’ sufficiente notare l’enorme boom dei sushi bar nella sola Italia per capire che qualcosa dovrà pur cambiare per poter continuare a sfamare miliardi di esseri umani.
Per vegani e vegetariani il pesce in laboratorio probabilmente sarà un qualcosa di inutile, ma dobbiamo considerare l’umanità nella sua interezza.
Ci sono persone che non hanno nessun interesse nello smettere di mangiare carne e pesce ed è a loro che queste aziende si rivolgono.
Il debutto del pesce in laboratorio è imminente, si inizierà forse con il tonno rosso, una specie di alta fascia di prezzo particolarmente richiesta dai mercati globali per poi via via provare a replicare altri prodotti come ad esempio i gamberi, salmone, gamberi e aragoste anch’essi richiestissimi dal mercato globale.
Creare pesce in laboratorio è un territorio ancora piuttosto inesplorato e le possibilità di successo forse scarse.
Quel che è certo è che vale la pena provarci perché in gioco c’è il futuro nostro e di tante altre fantastiche specie animali. Continuare a svuotare i mari senza un reale piano non è certamente una strategia che possiamo permetterci di portare avanti.
E tu che ne pensi del pesce coltivato in laboratorio? Dimmelo nei commenti…