DOMANDA SCOMODA: esistono i prodotti vegani? 🥦 🥬 🥒

E’ ormai una consapevolezza diffusa che una dieta priva di derivati animali potrebbe rappresentare la soluzione migliore per proteggere l’ambiente, gli animali e la salute del pianeta.

Ma siamo sicuri che esista veramente l’alimentazione vegana?

Guarda il video o continua la lettura dell’articolo: https://www.youtube.com/watch?v=WEtAgwcQc1g

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Cosa significa essere vegani?

Il termine “vegano” indica una persona che ha volontariamente deciso per motivi etici e personali di eliminare dalla propria alimentazione quotidiana tutti gli alimenti di origine animale.

Nessuna obbligazione medica quindi, ma una chiara e precisa volontà.

Un vegano non mangia nessun tipo di prodotto animale come carne, pesce, crostacei, molluschi, uova, latte, formaggi e addirittura miele.

Il veganesimo non permette eccezioni, i prodotti di origine animale non sono ammessi in nessun caso. Questo significa che in un’alimentazione vegana al 100%, non avviene l’uccisione diretta di animali.

La scelta vegan non si limita al cibo, ma anche ad altri aspetti della vita quotidiana come ad esempio l’abbigliamento.

I vegani infatti eliminano lana, seta e qualsiasi tipo di pelle di origine animale. L’eliminazione dei prodotti continua anche in altri ambiti come i cosmetici e i prodotti per la casa.

Spesso alla filosofia vegana si accompagna anche il tema della riduzione dei rifiuti prodotti come contenitori plastici riutilizzabili, scelta di fibre naturali piuttosto che sintetici, autoproduzione e tanti altri mille aspetti della propria vita. Si tratta, quindi, di una visione e di un approccio a 360 gradi.

E fin qui nulla da dire, ogni scelta personale che va contro al sistema consumistico dominante che non guarda in faccia ad ambiente, animali, popolazioni locali, è ben accetta.

Ma siamo sicuri che eliminare qualsiasi prodotto che rechi danno agli animali sia possibile?

Non dimentichiamoci che il bello del mondo in cui viviamo è racchiuso nella sua grande diversità, e spesso associare tanta complessità in un termine o in una definizione, spesso porta a semplificazioni ed errori.

I vantaggi ambientali dell’alimentazione vegana

alimentazione vegana problematicheI dati scientifici a supporto della scelta vegana sono chiari, da questa immagine vediamo come gli allevamenti animali siano la causa di tanti gravi problemi ambientali come le emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico e la deforestazione delle ultime foreste vergini per l’espansione dei pascoli e delle coltivazioni di mangimi destinati ai bovini.

E su questo non c’è nessun dubbio, l’industria della carne inquina e obbliga animali evoluti come mucche, agnelli e maiali a condizioni miserabili di vita.

Non possiamo continuare a chiudere gli occhi di fronte a tanta sofferenza animale e ad un impatto ambientale non più sostenibile. Dobbiamo superare la logica degli allevamenti intensivi e dobbiamo farlo il prima possibile.

Su questo aspetto sono completamente d’accordo al 10000% con il mondo vegan.

Tuttavia, dopo tanti anni di viaggi alla ricerca di storie di conservazione e di studi sugli impatti ambientali, ho capito che nella vita non è mai tutto bianco o nero, ma spesso abbiamo tante tonalità di grigio.

Seguire una dieta strettamente vegana non è sinonimo di nessun animale ucciso.

La sofferenza e l’uccisione degli animali è inevitabile

Nei miei viaggi in Indonesia ho documentato le espansioni delle coltivazioni di palme da olio ai danni delle ultime foreste pluviali ancora intatte.

L’olio di palma è un prodotto vegetale, non deriva dagli animali, ma dal frutto di una palma, tuttavia la sua coltivazione lascia dietro di se un deserto ecologico.

Non sono solo le specie simbolo come orango, orsi della luna, elefanti asiatici e scimmie nasica, ma anche piante, alberi, insetti, anfibi, rettili, diversi studi scientifici hanno evidenziato un collasso della biodiversità nell’ordine del 90%.

Dal punto di vista ambientale, il punto della questione non è la provenienza del cibo che mangiamo, ma il suo metodo di produzione.

La monocoltura di una singola specie vegetale distrugge la biodiversità animale e vegetale su ampia scala, impiega immense quantità di pesticidi ed erbicidi, emette gas serra e in alcuni paesi, sfrutta le classi sociali più povere obbligate a lavorare in condizioni spesso disumane.

L’olio di palma è solo uno dei casi che possiamo riportare.

Qui sul canale ho ad esempio raccontato il caso della Costa d’Avorio e le coltivazioni di cacao che distruggono le foreste dell’Africa occidentale.

Un caso analogo le coltivazioni avocado in Cile, l’enorme aumento della domanda mondiale di questo frutto sta privando milioni di cileni di acqua che viene impiegata in grande quantità nelle coltivazioni.

Sempre in Sudamerica famoso il caso della Quinoa.

Storicamente prodotto in maniera sostenibile e utilizzato dalle popolazioni locali in perfetta armonia con l’ambiente circostante, negli ultimi anni è stato ahimè inserito nella lista dei superfood sempre più richiesti dai mercati globali.

Il forte aumento della sua domanda ha portato gli agricoltori a favorire monocolture intensive e macchinari pesanti, aumentando l’erosione e il degrado del suolo.

La coltivazione della quinoa ha preso il sopravvento sui pascoli precedentemente occupati da lama e alpaca che fertilizzavano naturalmente il terreno.

In questo articolo non voglio dire che il veganesimo sia da condannare, la vita di un onnivoro non ha nulla di etico, ma non dobbiamo farci ingannare dalle etichette generaliste.

Qual è la differenza tra un orango che perde la sua casa, la foresta, e una mucca allevata?

La fine che faranno entrambi sarà comunque la stessa, la morte causata da noi umani.

L’errore vegano contro il miele

L’aspetto più controverso dell’alimentazione vegana di cui io mi dissocio completamente è la produzione di miele.

Nella dieta vegana il miele non è ammesso in quanto considerato un prodotto derivato dallo sfruttamento delle api, tuttavia quello che si vuole omettere è che senza il fondamentale supporto degli apicoltori, eroi moderni, 1/3 di tutto il cibo vegetale presente sulle nostre tavole scomparirebbe.

Grazie alle api allevate infatti si garantisce l’impollinazione entomofila di moltissime colture come pomodori, zucchine e tante altre che ovviamente non mancano sulle tavole di vegani e non.

Il rispetto per gli apicoltori deve essere fermo e assoluto.

Un altro aspetto che si vuole dimenticare è che grazie al letame prodotto dagli allevamenti bovini è possibile concimare i terreni, senza questo importante fonte di nutrienti, l’agricoltura avrebbe un enorme problema da risolvere.

Questi sono due temi che meritano senza dubbio un video al riguardo.

L’errore è allontanarsi dalla natura

Il vero nemico dell’ambiente, della salute nostra e degli animali, è il nostro distacco dai principi della natura.

Vogliamo trovare tutti i prodotti che desideriamo 365 giorni l’anno, senza limitazioni.

Vogliamo decidere cosa mangiare il giorno stesso senza considerare i cicli naturali.

Ci piace trovare scorciatoie e affibbiarci etichette per nascondere le grandi contraddizioni del nostro modello di vita e sviluppo.

La sostenibilità vera forse non è più raggiungibile, forse ci siamo allontanati troppo da quei principi che per millenni hanno accompagnato l’umanità nella sua evoluzione.

Dal dopoguerra in poi abbiamo avviato un mostro forse peggiore della guerra stessa, un modello che si basa su principi economici della crescita infinita che distruggerà non solo se stesso, ma tutti noi che lo seguiamo.

Se essere vegani significa evitare le produzioni locali di miele fondamentali per la difesa del territorio e della biodiversità, se essere vegani significa evitare le piccole produzioni sostenibili a chilometro zero che danno lavoro a tanti giovani che hanno rinunciato ai richiami della società consumistica, se essere vegani significa paragonare un allevamento intensivo di bovini con un piatto di vongole pescate da me a mano davanti la spiaggia che frequento dall’infanzia, allora io vegano non sono.

Non me la sento proprio di paragonare lo sguardo di un vitello strappato dalla propria mamma all’interno di un allevamento intensivo allo sguardo di vongola.

Il mio professore di Anatomia comparata dell’Università mi toglierebbe la laurea in Biologia.

Qualsiasi generalizzazione non riesco proprio ad accettarla.

Piuttosto che dividerci in squadre e accusare gli altri delle proprie scelte, forse è il momento di fermarci, riflettere e lavorare insieme per un futuro condiviso.

Il rispetto reciproco è alla base di un vero cambiamento. I miei viaggi in paesi poveri mi hanno insegnato che quello che vediamo dall’Europa è solo una piccola parte della verità.

Ci sono alcune zone del mondo in cui le persone lavorano in condizioni disumane per permettere a noi di vivere come viviamo, di scrivere sul telefono che abbiamo in mano, di registrare questo video che sto registrando e tu di guardarlo.

Ci siamo noi che viviamo nello stesso pianeta, siamo tutti nella stessa barca, prima lo capiamo, meglio è.

Per concludere, citiamo un noto detto buddista che dice: Si fa ciò che si può, dove si è e con quello che si ha.

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