Oggi voglio parlarvi di uno dei miei animali preferiti.
No, non è il cane, non sono i gatti, ma i gorilla.
Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione Keep the Planet e oggi volevo analizzare insieme a voi lo stato di conservazione di una delle specie più simili a noi umani, i gorilla appunto.
Puoi leggere l’articolo o guardare il video:
I gorilla sono un genere di primati appartenenti alla famiglia degli ominidi.
Insieme agli orangotango, agli scimpanzé e ai bonobo sono gli animali geneticamente più vicini all’essere umano.
All’interno del genere gorilla troviamo 2 specie differenti, il gorilla orientale e il gorilla occidentale.
Ogni specie a sua volta è composto da 2 sottospecie.
Presenti in natura esclusivamente sul continente africano, sono animali dalle dimensioni notevoli, raggiungono infatti un peso di circa 180 kg e un’altezza media di poco inferiore ai 2 metri.
Nonostante l’aspetto imponente, nonostante il film king kong, i gorilla sono animali pacifici e territoriali, non sono aggressivi e se reagiscono è solamente per difesa.
In natura, escludendo noi umani, non ha predatori fatta eccezione per i leopardi che a volte possono rappresentare una minaccia per i cuccioli.
Passano la maggior parte a masticare rami e foglie, sono infatti prevalentemente vegetariani, nonostante a volte si cibino di piccoli insetti come le formiche.
A differenza degli orangotango che svolgono una vita solitaria, i gorilla si raggruppano in famiglie organizzate dove un maschio dominante protegge le femmine e i più piccoli.
L’habitat ideale per i gorilla sono le dense foreste equatoriali dell’Africa centrale dove riescono facilmente a procurarsi il cibo e la protezione necessaria.
Purtroppo tra i vari ecosistemi terrestri, le foreste africane sono quelle che negli ultimi anni hanno subito una devastazione maggiore con le inevitabili conseguenze anche per le popolazioni di gorilla.
Popolazioni che negli ultimi secoli hanno subito decrementi importanti e le cause sono sempre le stesse: bracconaggio, commercio illegale di carne, di cimeli come le ossa del cranio e arti, e sopratutto perdita di habitat naturale.
Gorilla occidentali di pianura
I più numerosi sono i gorilla occidentali di pianura, la sottospecie che abita le foreste del Gabon, del Congo, del Cameroon, e della Repubblica Centrale Africana.
Per oltre 10 anni, i ricercatori hanno intrapreso un lungo e difficile monitoraggio del territorio spesso impervio e pericoloso per stimare il numero di questi incredibili primati.
Prima dell’indagine si stimavano circa 100.000 esemplari rimasti, ora dall’analisi del territorio, dallo studio dei nidi e delle nuove densità, pensiamo di trovarci un tesoro da difendere di circa 350.000 gorilla di pianura orientale.
Un numero che sembra alto e che può dare fiducia, tuttavia non dobbiamo farci ingannare dalle cifre.
I gorilla infatti sono delle specie molto fragili dal punto di vista sanitario.
La frammentazione dell’habitat naturale e il contatto sempre più ravvicinato con gli umani infatti espone i gorilla a malattie come l’ebola che sono capaci di uccidere anche il 90% dell’intera specie in pochissimo tempo.
Pericolo sanitario grave se sommato alla biologia: i gorilla infatti si riproducono molto lentamente, con femmine che impiegano 11-12 anni per raggiungere la maturità sessuale e partoriscono solo ogni quattro anni.
Non a caso, secondo gli standard internazionali dell”Unione internazione per la conservazione della natura inserisce tutte le sottospecie di gorilla nelle liste rosse per il pericolo di estinzione.
I ricercatori hanno evidenziato che il singolo fattore capace di incrementare la conservazione dei gorilla è la presenza di guardie parco attive sul territorio.
Nonostante sia vietato in tutti i paesi della regione uccidere i primati, questo non li protegge dalla crescente domanda di carne selvatica che proviene dalle grandi città e dalla magia nera che utilizza parti di gorilla per i propri rituali.
Un altro problema del gorilla occidentale di pianura è che solamente il 20% delle foreste è sotto tutela, mentre nelle restanti zone sono programmati dei piani cosiddetti di sviluppo che porteranno inevitabilmente alla deforestazione di importanti ecosistemi naturali.
Gorilla di Cross River
Totalmente diversa è la situazione dell’altra sottospecie occidentale, il gorilla di Cross River che con soli 200-300 individui situati in un singolo luogo, è quello più a rischio.
Si differenzia dal gorilla occidentale di pianura per la dentatura e per un cranio più piccolo.
Vive solamente nelle foreste sul confine tra Nigeria e Camerun, le poche popolazioni rimaste sono isolate in piccole porzioni di foresta.
Un importante sito di conservazione è il Parco nazionale di Cross River, un’area naturale di 4000 km quadrati in Nigeria.
Gorilla orientale di pianura
Spostandoci verso est, troviamo l’altra specie di gorilla, quella orientale.
Tra le due sottospecie, quella più numerosa con circa 3500 individui è quella del gorilla orientale di pianura che vive nelle foreste equatoriali della repubblica democratica del Congo.
Le popolazioni di questo primate sono in fortissimo calo e la criticità è rappresentata dall’instabilità politica della repubblica democratica del Congo che di democratico ha solo il nome.
Qui povertà della popolazione e avidità delle multinazionali occidentali stanno devastando il territorio.
Da una parte i locali deforestano per procurarsi il carbone per cucinare, dall’altra le aziende sono alla costante cerca di risorse naturali da depredare.
Data l’instabilità del paese è impossibile per i ricercatori iniziare serie indagini scientifiche per la tutela del territorio.
Territorio che è spesso governato da bande armate che impediscono il naturale sviluppo di attività economiche fondamentali come l’ecoturismo che da solo potrebbe proteggere le ultime popolazioni di gorilla di pianura orientale.
Gorilla di montagna
Scenario completamente opposto quello della sottospecie più famosa, quella del gorilla di montagna.
Se nel 1980 si contavano solamente 250 individui sparsi tra le ultime foreste a cavallo tra Uganda, RDC e Ruanda, oggi le popolazioni sono ritornate finalmente a crescere raggiungendo quota 1069 secondo le più recenti stime.
Un risultato straordinario e incoraggiante.
Nonostante il gorilla di montagna non sia ancora dichiarato fuori pericolo, la crescita del numero di esemplari ci indica che gli sforzi per la conservazione stanno funzionando.
Questi risultati li dobbiamo a Dian Fossey, la zoologa americana che ha dedicato la sua vita e anche la sua morte ai gorilla di montagna.
Brutalmente assassinata nella sua capanna sulle montagne del Ruanda, la ricercatrice con la sua attività dava fastidio a chi non aveva interesse a proteggere i gorilla.
Anche grazie al suo sacrificio, i riflettori dei media su questa incredibile specie ha finalmente portato l’interesse internazionale sulla protezione di questo meraviglioso primate.
Bene ragazzi, per oggi è tutto, nel prossimo video qui sul canale, che uscirà tra pochissimi giorni vedremo insieme le azioni pratiche che noi comuni cittadini possiamo fare per contribuire alla conservazione dei gorilla.
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