Sin da quando sono bambino, affascinato come ero davanti ai magnifici documentari del National Geographic, ho sognato di realizzare un documentario naturalistico.
Oggi, dopo tanti anni di sogni ad occhi aperti, sto finalmente muovendo i primi passi verso la giusta direzione, il percorso che mi porterà finalmente a raggiungere quello che è forse il mio progetto più grande.
Il documentario che sto realizzando, insieme al mio amico e collega Francesco Menghini, si chiama Men of The Forest e sarà un documentario incentrato intorno al problema della deforestazione in Borneo per colpa delle coltivazioni di palme da olio.
In Italia si è fatto un gran parlare dell’olio di palma, ma purtroppo non per le giuste ragioni: si è sempre posta molta attenzione sugli effetti dell’olio di palma sulla salute umana, omettendo completamente gli effetti devastanti sulle foreste.
Molti forse non sanno che senza foreste non c’è vita, le foreste sono essenziali per la nostra stessa sopravvivenza.
Ed è per questo che ho deciso di realizzare questo documentario naturalistico, le persone hanno bisogno di sapere e quindi riflettere sulle azioni che l’uomo sta compiendo sull’ambiente, sul cammino non sostenibile che l’umanità ha intrapreso.
Un film fa riflettere, porta la gente a riflettere sulle proprie azioni, su quello che possono fare per offrire ai propri figli una vita salutare e duratura.
Oggi tutto questo non lo stiamo facendo, le attività umane non rispettano le essenziali e immutabili leggi della natura, le foreste sono il polmone verde del clima e noi le stiamo distruggendo.
Ed è da questa considerazione che ti lascio con la prima regola ferrea del documentario, naturalistico o no che sia, devi partire da un’idea chiara intorno alla quale costruire un progetto strutturato con un obiettivo preciso.
Partire da un’idea e fissare l’obiettivo
L’ardua impresa di realizzare un documentario inizia appunto con l’idea intorno al quale far girare tutta la storia che andrai a raccontare.
Un documentario di successo tratta un argomento in grado di generare interesse, deve rivolgersi ad un pubblico ben definito e capace di offrire una visione differente rispetto ad altri lavori.
Ci sono diversi generi di documentari naturalistici, da quelli più istituzionali ed educativi, a quelle di denuncia e riflessione.
Io personalmente tra i due preferisco il secondo genere, quello che mostra la realtà dura e cruda.
Purtroppo oggi la natura è sotto attacco, non c’è ecosistema naturale che non sia in pericolo per colpa delle attività umane e pertanto il pubblico va educato e svegliato prima che sia troppo tardi.
Questo tipo di documentari hanno un grande pregio, riescono a smuovere le coscienze fino al punto di concretizzare il messaggio con risultati concreti.
Visto che io mi interesso esclusivamente di documentari naturalistici di questo genere, ti illustrerò alcuni esempi concreti di progetti di successo.
Il primo caso di successo che voglio presentarti è The Cove – La baia dove muoiono i delfini.
The Cove è un film che fece la storia, una testimonianza incredibile che aprì un genere tutto nuovo e che raggiunse dei risultati straordinari.
Tutta la narrazione ruota intorno alla terribile sorte dei delfini catturati nella baia (in inglese, the cove appunto) di Taiji in Giappone e poi massacrati, oppure venduti agli acquari di tutto il mondo.
Il film ebbe una risonanza incredibile, un lungo e scrupoloso lavoro durato ben 5 anni che finalmente svelò la dura realtà dietro la mattanza dei delfini.
Grazie al film, una massiva campagna mediatica venne lanciata in tutto il mondo con delle conseguenze tangibili. Tra le tante cose infatti, il film svelò la truffa della carne di delfino con la conseguente diminuzione della richiesta di tale prodotto.
Un altro meraviglioso capolavoro è senza dubbio Blackfish, un eccezionale documentario che indaga sulle condizioni delle orche tenute in cattività.
Blackfish ha svelato al mondo le barbarie nascoste dietro a tale attività, allo stress degli animali, dalla violenza indotta alle orche per intrattenere un pubblico che ora non ha più scuse per continuare ad andare a vedere determinati spettacoli.
Altri documentari naturalistici che ti consiglio, anzi ti obbligo, a vedere sono Sharkwater, The Ivory Game, Virunga e Chasing Coral.
Fase preparatoria del documentario
Realizzare un documentario è un’impresa piuttosto lunga, specialmente se non hai alle spalle una casa di produzione e una squadra numerosa.
Questa sarà quasi sicuramente la situazione di partenza se ti stai approcciando al tuo primo documentario.
Un documentario infatti non è lontanamente paragonabile ad un video su YouTube, ma riflette piuttosto che difficoltà che si incontrano nel realizzare un film.
La fase preliminare inizia dalla raccolta delle informazioni.
E’ chiaro che tutto il progetto parte da un’idea intorno alla quale ruota tutto il lavoro.
Nel mio caso ad esempio, Men of the Forest rappresenta la vita quotidiana di un gruppo di indonesiani che hanno deciso di lottare contro le grandi multinazionali per la difesa delle foreste primarie del Borneo.
Un argomento vasto e delicato che va trattato con la massima cautela, e che tuttavia non ci sfiducia affatto perché siamo animati da una profonda passione che ci fa luce anche durante i momenti più bui.
Per raccogliere informazioni dovrai necessariamente effettuare un’approfondita ricerca preliminare, dalla biblioteca tradizionale all’utilizzo di internet, tutte le grandi imprese iniziano con una fase di studio intensa.
Una volta che hai raggiunto le conoscenze necessarie, potrai iniziare a contattare esperti che ti aiuteranno nella raccolta di materiali e magari ti aiuteranno attivamente nella stesura del progetto.
Ora che sei pronto con la teoria, arriva il momento di fare un’esplorazione sul campo sui luoghi che ospiteranno le riprese e cercare dei protagonisti che daranno vita al tuo progetto.
Non ti nascondo che ti servirà un piccolo di fortuna per incontrare i luoghi e le persone giuste, ma d’altronde è proprio questo il bello di realizzare un documentario.
Ora che hai base dalla quale partire, devi creare una squadra affiatata intorno al progetto. Qualsiasi documentario che si rispetti infatti ha un gruppo di persone determinate a creare un prodotto valido di qualità che possa informare sufficientemente circa l’argomento trattato per poi creare un effetto reale sulla società.
Come finanziare il documentario
I soldi, maledetti soldi, sono ovunque, molti di noi forse li odiano, oppure li desiderano ardentemente, non importa la tua posizione al riguardo, i soldi servono eccome.
I costi di produzione di un documentario professionale possono spaventare anche il più coraggioso degli autori, ma quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.
Ci sono diverse strade per finanziare un documentario, qui vedremo le principali.
La prima opzione è quella di presentare il progetto ad una casa di produzione.
Sarò schietto e sincero, se sei al tuo primo film, questa strategia ha le stesse probabilità di vincere la lotteria di capodanno.
Purtroppo le case di produzione ricevono centinaia di proposte e difficilmente prenderanno in considerazione quella di un ragazzo senza esperienza diretta alle spalle.
E’ la dura realtà.
E non ti illuderò nemmeno dicendoti che andando all’estero la situazione migliori, ti assicuro che se non hai un cv alle spalle e connessioni solide nell’industria i tuoi tentativi saranno vani.
Ma non devi disperare, se c’è un problema c’è anche una soluzione.
E la soluzione è quello di sfruttare le potenzialità di internet e non solo.
Come?
Semplicemente creando una community intorno al tuo progetto.
Non c’è altro modo per emergere dal basso, la gavetta è necessaria per veder nascere il tuo primo documentario.
La creazione di una community è un lavoro vero e proprio che ti richiederà una notevole dose di tempo e fatica, il tutto condito con una bella quantità di competenze tecniche alla base del successo.
Per creare la community dovrai saper comunicare al tuo pubblico di riferimento attraverso articoli di blog, rilascio di interviste, post sui social network e l’organizzazione sul territorio di eventi.
Tra le varie esperienze, una delle migliori è stata senz’altro la conferenza realizzata nella mia città di origine dove un gruppo di ragazzi hanno avuto la pazienza di ascoltare quello che avevo da dire per circa due ore.
Qui la foto dell’evento:
Vuoi un esempio tangibile del lavoro che comporta la creazione di una community?
Non c’è miglior esempio della testimonianza diretta e del lavoro sul campo, questa è infatti una breve raccolta fotografica del lavoro svolto per promuovere Men of the Forest:
Ho avuto la fortuna di essere stato invitato in alcune trasmissioni televisive, ma questo è solo uno degli aspetti da considerare: la community infatti deve essere gestita e curata ogni singolo giorno attraverso notizie, informazioni, aggiornamenti e altro ancora.
Per farlo, ti sarà utile creare una pagina e un gruppo Facebook e possibilmente anche un sito web.
Creata la community, devi fornire dei mezzi di finanziamento per offrire l’opportunità a chi ti segue di aiutarti.
Io ad esempio ho un account Paypal dove accetto donazioni (clicca qui per aiutare la realizzazione di Men of the Forest, le foreste e gli oranghi ti ringrazieranno).
Oltre a Paypal, devi organizzare una campagna crowdfunding nelle principali piattaforme come Indiegogo e Kickstarter.
Il crowdfunding è un fenomeno nato in Australia e negli Stati Uniti, attraverso il quale il promotore chiede al pubblico (crowd) una somma di denaro, anche di modesta entità, per sostenere il progetto esposto (funding).
Noi abbiamo iniziato con Kickstarter e purtroppo non è andata bene, ora nei prossimi giorni ci riproveremo con Indiegogo.
Ovviamente il segreto del successo è non mollare ai primi fallimenti, ma anzi imparare dai propri errori per migliorare la tecnica.
Ultima cosa circa il finanziamento, quanti soldi ti serviranno?
Il consiglio è quello di ridurre all’osso le spese per il tuo primo documentario altrimenti rischi di non veder mai finito il tuo lavoro.
Come fare per ridurre il budget all’osso?
La risposta è limitare i luoghi dove girerai e formare una squadra minima per le riprese disposta a lavorare insieme a te solo con rimborso spese.
Non è facile lo so, ma le cose belle si fanno aspettare.
Girare il documentario
Immaginiamo che tu abbia raccolto una cifra tutto sommato discreta per partire con l’idea.
E ora che fare?
Devi preparare la logistica per il team e soprattutto la burocrazia per le riprese. Ogni paese ha delle regole proprie, non posso aiutarti in questo luogo, devi informarti circa il tuo caso specifico.
Come suggerisce il mio amico e collega Francesco, il team minimo per realizzare un film è composto da regista, direttore della fotografia/operatore alle riprese, fonico, direttore di produzione, un assistente operatore e vai con il tango.
Se il film prevede delle riprese all’estero, puoi partire con una squadra composta da 3 persone per ridurre le spese di produzione.
Presentazione del film
Realizzato il film, inizia una delle parti più belle e dure di tutto il procedimento, e cioè quello della presentazione del film.
Io ancora non ho raggiunto questo stadio con Men of the Forest, ma ti assicuro che è questa la forza che mi manda avanti.
Sogno ad occhi aperti il giorno che potrò portare Men of the Forest alla visione della gente comune, non solo festival e giurie di esperti, voglio far vedere la realtà alle persone di tutti i giorni, voglio raccontare le conseguenze delle nostre scelte quando compriamo prodotti contenenti olio di palma, voglio spiegare le motivazioni che mi spingono ad andare avanti, voglio sensibilizzare le persone, voglio finalmente apportare il mio piccolo contributo al mondo.
Ho visto con i miei occhi la devastazione causata dalla deforestazione, i diritti calpestati, la fauna selvatica sparire, la gente deve sapere e lo farà anche grazie al nostro documentario.
Per farlo, presenteremo il film ai festival come quello di Bristol, e sopratutto organizzeremo eventi sul territorio per spargere la voce dal basso, è da lì che infatti arrivano le vere soddisfazioni personali.
Documentario naturalistico: considerazioni finali
Ti ho raccontato un poco su come realizzare, o perlomeno come io sto cercando di realizzare un documentario naturalistico.
Spero che il mio racconto possa esserti di aiuto ed ispirazione per portare avanti il tuo sogno perché so che lo hai altrimenti non staresti qui a leggere.
Non importa quando lunga e difficile sia la salita, l’importante è compiere almeno una piccola azione quotidiana verso il tuo sogno.
Ci vediamo ai festival 😉
Alessandro Nicoletti