Un articolo di Alessandro Nicoletti, fondatore di Keep the Planet, su come i singoli individui possono contribuire alla conservazione della foresta amazzonica.
La Siberia brucia, il Borneo brucia, il Congo brucia, l’Angola brucia, le Canarie bruciano, l’Amazzonia brucia, il mondo intero sta bruciando.
Ti senti impotente di fronte ai grandi eventi ambientali, non sai cosa fare, vorresti fare qualcosa, ma non sai da che parte iniziare.
Non preoccuparti, anche se da solo non potrai mai salvare la foresta amazzonica, puoi sempre apportare il tuo contributo.
Se forse non te ne sei ancora accorto, la sopravvivenza della nostra specie è in pericolo critico.
Quando parliamo di estinzione infatti ci riferiamo sempre alle specie animali, ma ci dimentichiamo di inserire la specie umana nell’elenco degli animali che vivono sulla terra e che rischiano l’estinzione.
Forse il fatto di avere case, mobili, cellulari ci ha fatto dimenticare che noi umani non siamo poi così differenti da un orango tango a cui viene distrutta la foresta o ad un delfino a cui viene inquinato di plastica il proprio ambiente.
Se così come un gorilla non può vivere senza una foresta rigogliosa, noi umani non possiamo vivere senza un ambiente ecologicamente sano.
Da dove pensi che arrivi l’acqua che esce dal rubinetto?
E le casse di birra che compri al supermercato?
E l’aria che respiri?
Da Marte non di certo.
Quanto può durare la pace di una metropoli senza luce elettrica ed acqua potabile?
Io dico al massimo tre giorni e sono ottimista prima che la gente inizi ad ammazzarsi tra loro.
Pensiamo veramente che la società umana possa sopravvivere senza foreste?
Ti tolgo io il dubbio, no, non possiamo affatto.
L’importanza delle foreste non può essere sottovalutata.
Dipendiamo dalle foreste per la nostra sopravvivenza, dall’aria che respiriamo al legno che usiamo.
Oltre a fornire habitat per gli animali e mezzi di sussistenza per l’uomo, le foreste offrono anche protezione dagli eventi atmosferici estremi, prevengono l’erosione del suolo e mitigano i cambiamenti climatici.
Tra tutte le foreste, sicuramente la regina è sua maestà la Foresta Amazzonica.
La Foresta amazzonica, che ricopre la maggior parte del nord-ovest del Brasile e si estende sul territorio della Colombia, del Perù e di altri paesi del Sud America, è la più grande foreste pluviale del pianeta ed è famosa per la sua biodiversità.
Peccato però che sta bruciando e con lei anche noi lo stiamo facendo.
Quest’anno, tra gennaio e agosto 2019, sono stati registrati quasi 73.000 incendi, che è quasi il doppio del totale del 2018 di quasi 40.000 incendi.
È un record di cui non dobbiamo vantarci.
Siamo di fronte ad una catastrofe ambientale senza precedenti nella storia, ma noi siamo come i passeggeri del Titanic che ignari ordinano cognac e fumano sigari.
Vuoi essere l’ennesimo ignaro passeggero che balla prima della fine, oppure vuoi far sapere alle future generazioni che tu eri uno dei pochi che si è opposto alla tirannia del capitalismo consumistico e che hai fatto tutto quello che è in tuo potere per fermare il collasso della società umana?
Cosa possiamo fare per salvare la Foresta Amazzonica?
1.Vegani e carnivori devono fare la pace tra di loro
L’eterna lotta tra carnivori, vegetariani e vegani deve finire perché queste tifoserie non portano da nessun altra parte che non sia il collasso climatico.
La cosa più stupida che può fare l’umano di fronte ai grandi temi ambientali è quello di dividersi in tifoserie.
L’ecologia e l’ambiente sono cose che riguardano tutti e il consumo di carne è un tema centrale della discussione.
I vegani devono fare un passo indietro e capire che l’umanità nella sua interezza purtroppo non seguirà mai il suo esempio.
I vegani devono accettare il fatto che una larga fetta di popolazione non ha nessuna intenzione di smettere di mangiare carne.
Giusto o sbagliato che sia, questo è un fatto che può anche non piacere a molti, ma così è non ci rimane altro che adattarci a questo stato di fatto.
I carnivori a loro volta devono fare un passo indietro e capire che continuare a mangiare carne in maniera inconsapevole non è sostenibile.
Non puoi dire di amare tuo figlio e allo stesso tempo mangiare carne brasiliana ogni santo giorno.
Le tue azioni inconsapevoli porteranno il pianeta del futuro al collasso ecologico e il tuo figlioccio tanto amato ne pagherà le conseguenze.
E’ il momento di dire basta ad entrambe le fazioni e trovare un punto di incontro FATTIBILE tra le due tifoserie.
Il dialogo è alla base di ogni problema, problema che dobbiamo risolvere con una soluzione che accontenti tutti.
Coloro che si battono per l’ecologia e l’ambiente come il sottoscritto devono trovare il modo di far comunicare le varie tifoserie.
Sia che tu sia vegano, vegetariano, onnivoro o carnivoro, devi essere consapevole delle tue azioni: la migliore dieta per ridurre l’impatto ambientale è quella prevalentemente vegetariana, con prodotti locali di stagione.
Se non mangi carne, ma pretendi fragole a Gennaio non ritenerti superiore a chi mangia il pollo del contadino dietro casa.
Sappi che l’insalata di avocado che va tanto di moda proveniente dal Sudamerica ha un impatto ecologico superiore al piatto di cozze pescate artigianalmente.
Quindi, smorziamo i toni da entrambe le parti, altrimenti muro contro muro non si va da nessuna parte.
Come sempre nella vita, la verità sta nel mezzo.
Se è vero come è vero che la principale causa di deforestazione dell’Amazzonia sono i campi di soia per alimentare i bovini, rimane comunque vero che la sensibilizzazione deve partire da obiettivi raggiungibili nel breve termine come quelli di incentivare il consumo di prodotti locali senza inseguire sogni utopistici di una società completamente vegana.
Forse un giorno ci arriveremo, faremo forse quel salto evolutivo, ma servono decenni, forse secoli, mentre noi abbiamo al massimo pochi anni per salvare noi stessi dal collasso ecologico.
2.Consumare consapevolmente
Questo secondo punto è strettamente legato al primo, ma non riguarda solo il cibo che mettiamo in tavola. Ogni singolo acquisto che noi facciamo ha un impatto ambientale che moltiplicato per i 7 miliardi di umani crea conseguenze devastanti.
Nel tempo del dogma capitalista consumistico che trasforma l’intera società degli uomini e donne in,una società economica governata dal mero profitto economico: l’umanità ha la mera visione della crescita infinita in un pianeta finito.
Se non ci si libera di questa follia planetaria non c’è vertice, riunione o congresso che possa veramente mettere fine alla distruzione totale del pianeta con le conseguenze del caso.
Alla fine siamo noi a perdere per primi, la Natura può vivere benissimo anche senza umani, gli umani senza Madre Natura ha i secondi contati.
Il miglior modo per contrastare la deforestazione è smettere di comprare cose inutili provenienti da paesi lontani, riduci, riusa, ricicla, smetti di pensare che per essere felice devi comprare, comprare, comprare.
La vera felicità non si compra al supermercato.
Nella pratica quotidiana puoi salvare l’Amazzonia e le foreste in genere:
- comprando prodotti senza olio di palma;
- comprando il cibo direttamente dal contadino della tua zona;
- comprando una borraccia;
- fai il tuo orto;
- non sprecare il cibo;
- compra vestiti fatti con tessuti meno impattanti come la canapa;
- fai il tuo detersivo artigianale.
3.Supportare i progetti di riforestazione
Nel 2019 non dovremmo mai parlare di deforestazione, ma di riforestazione.
Nelle scienze forestali il termine rimboschimento o riforestazione indica il processo con cui una zona da tempo priva di vegetazione o precedentemente non boscata viene ricoperta da alberi e arbusti adatti a quella zona che di norma sono le specie autoctone.
Si tratta quindi di un cambio di destinazione d’uso del suolo o di un ripristino delle condizioni precedenti alla deforestazione.
Il rimboschimento può essere artificiale quando effettuato dall’uomo, oppure naturale se avviene spontaneamente, grazie alle sementi trasportate dal vento o dagli animali.
Keep the Planet ha il suo progetto legato alla riforestazione, Men of the Forest un film ambientato in Borneo, una delle aree calde del pianeta quando parliamo di deforestazione.
In Borneo infatti ci sono le foreste pluviali tra le più antiche al mondo che ospitano animali unici al mondo come gli orango.
Men of the Forest è il film che parla della crisi ambientale seguendo le vicissitudini di un gruppo di eroi, gli eroi della foresta, che hanno deciso di dedicare la loro vita alla salvaguardia delle foreste del Borneo.
4.Volontariato per l’ambiente
Ci sono decine di ragioni per cui dovresti partire per un’esperienza di volontariato ambientale.
Io stesso ne ho fatti diversi in giro per il mondo e ti garantisco che queste esperienze ti fanno crescere non solo personalmente, ma anche professionalmente.
Molte aree del pianeta sono zone libere, sono abbandonate a se stesse senza protezione nei confronti di speculatori e affaristi che hanno come credo solo il dio denaro.
Grazie alle associazioni locali finanziate e protette anche dalla presenza di volontari internazionali si potrebbe salvare ampie zone della foresta amazzonica e non solo.
Keep the Planet ha selezionato per te oltre cento associazioni che lottano per la preservazione degli ecosistemi, sarò io stesso felice di aiutarti a trovare l’associazione giusta per te.
Ho diversi contatti direttamente in Amazzonia, per scoprire quali progetti possono interessarti, inizia dalla sezione dedicata all’America Latina.
La sola presenza di noi “occidentali” in zone calde del pianeta è determinante per salvare gli habitat. Noi volontari per l’ambiente possiamo fare molto.
Vivere un periodo in Amazzonia non è solo importante per l’ambiente, ma rappresenterà un’esperienza imperdibile e indimenticabile.
Nella sua essenza fondamentale, il volontariato offre l’opportunità di auto riflessione, un luogo in cui coltivare la pace della mente e migliorare il senso di autostima.
Potrai finalmente trovare un senso della vita, quello di aiutare l’ambiente in maniera consapevole.
Non è forse vero che quando si dona, in realtà si riceve anche?
5.Fatti sentire non solo a parole
Il like su Facebook non ti assolve dalla responsabilità, l’amore per l’ambiente va vissuto ogni giorno con azioni e fatti concreti.
Ora sui social network esiste questo periodo virale per i temi ambientali scatenato dagli incendi in Siberia e in Amazzonia, ecco non facciamoli rimanere dei movimenti virtuali.
Ad esempio quando scegli il partito politico non devi soffermarti sugli slogan, ma leggi il loro programma sull’ambiente.
Quando compri uno shampoo, guarda che materie prime usa.
La frutta avvolta in plastica lasciala sul bancone del supermercato.
Invece di spendere 500 euro per una borsa, fai un’esperienza di riforestazione.
La carta riciclata non puzza, compra quella.
Quando fai una passeggiata in spiaggia non vergognarti di portare guanti e busta per raccogliere i rifiuti.
Noi siamo la società di cui tanto ci lamentiamo.
Alessandro Nicoletti di Keep the Planet.
C’è un solo modo per salvare le foreste pluviali del pianeta.
I paesi industrializzati, responsabili dell’inquinamento atmosferico mondiale, devono pagare un giusto tributo alle nazioni che possiedono quei territori, come risarcimento, affinché ne blocchino lo sfruttamento da parte delle grandi multinazionali del bestiame, dell’agricoltura e del legname. Questi fondi dovranno essere utilizzati per lo sviluppo di quei paesi e per impiegare le popolazioni locali nel ripristino e nella conservazione delle condizioni ambientali precedenti allo sfruttamento industriale. L’ONU si deve occupare di questa operazione, con una commissione dedicata interamente al progetto