Gli animali selvatici sono belli, coccolosi, vogliamo toccarli, dargli da mangiare, abbracciarli, farci una foto insieme, questi nostri desideri, sono legittimi?
In fondo, che cosa c’è di male in farsi un selfie con animali selvatici?
Ciao a tutti ragazzi , io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet e oggi volevo parlarvi del dietro le quinte dell’industria turistica legata agli animali selvatici.
D’altronde chi non vorrebbe accarezzare un ghepardo, tenere in braccio un tarso, alimentare un delfino, farsi un selfie con il re degli animali?
Leggi l’articolo o guarda il video sul nostro canale Youtube:
Viviamo in un’epoca strana dove l’uso massivo dei social network ha modificato il nostro stile di vita, la voglia di apparire felici davanti agli altri ci mette in delle situazioni in cui molti sono disposti a tutto.
Quella strana voglia di voler provocare l’invidia di chi ci guarda, oppure il desiderio di abbracciare un animale selvatico per il semplice motivo di farlo.
Ogni anno a livello internazionale, oltre 700 milioni di persone visitano uno zoo, un circo, o uno spettacolo con gli animali.
Di queste, solamente una piccolissima parte visita uno zoo accreditato secondo standard internazionali che mette il benessere degli animali in cima alle priorità e che investe parte dei profitti nella conservazione degli habitat naturali.
La maggior parte delle strutture che detengono animali selvatici in cattività lo fanno con l’esclusivo scopo di generare profitti.
Il business dei finti santuari
Dal 2014 ad oggi, il numero di selfie con animali selvatici è aumentato del 300%.
Il turismo legato alle specie carismatiche è un’industria gigantesca che ricopre circa il 20% di tutto il settore turistico globale, le persone vanno in vacanza, pagano il biglietto d’ingresso e in qualche modo interagiscono con specie spesso in pericolo di estinzione.
Dalle passeggiate a dorso degli elefanti, ai selfie con tigri addormentate, spettacoli con cetacei in cattività, addirittura esistono gli incontri di boxe di orangotango.
Credo sia inutile sottolineare che allo stato selvatico queste sono specie che eviterebbero qualsiasi contatto ravvicinato con noi esseri umani.
Questi esemplari hanno subito un duro processo di addomesticazione atto a spezzare il comportamento naturale per assoggettarlo completamente agli abusi a cui vengono sottoposti.
Quando i delfini giocano a pallavolo, saltano la corda o chissà quale altra diavoleria, gli unici felici sono forse gli spettatori, di certo non gli animali.
In questo fenomeno in continua crescita gioca un ruolo predominante l’uso massivo dei social network : ogni giorno miliardi di foto vengono condivise dagli utenti e una discreta percentuale di queste riguardano il contatto ravvicinato con specie selvatiche spesso in pericolo di estinzione in natura.
Il vero dramma di questa situazione è che la quasi totalità delle persone che condividono questo genere di contenuti, non ha idea di cosa succede dietro le quinte.
Dietro a quello che sembra un innocente foto con un grande felino, o ad un bagno con gli elefanti c’è una lunga storia di abusi e maltrattamenti.
Perché non devi farti un selfie con animali selvatici
Prendiamo l’esempio dei giovani elefanti che per essere abituati alla presenza degli umani subisce un terribile maltrattamento denominato pajaan che rompe lo spirito selvatico del giovane animale, o dal fatto che vengono tagliati i legamenti dei rapaci per impedire loro di volare via, o ancora il massiccio utilizzo di sostanze droganti per rendere docile una feroce tigre o un leone.
Gli animali utilizzati in questi tristi spettacoli mostrano chiari comportamenti definiti stereotipie che dimostrano il loro cattivo stato di salute fisico e mentale.
Il solo motivo per cui si dovrebbero tenere animali in cattività è la conservazione quando questa non può essere effettuata in campo aperto.
Questo è il caso di animali oggetto di forte pressione venatoria come i rinoceronti di Sumatra che vengono tenuti in territori controllati per la loro protezione dai bracconieri.
Oppure quando la ricerca scientifica deve contribuire alla biologia degli animali, come i panda in Cina che vengono aiutati nell’atto riproduttivo.
In queste strutture, ogni contatto con gli umani è ridotto al minimo essenziale perché il fine ultimo di questi centri di recupero è il rilascio in natura di un animale sano dal punto di vista etologico che non abbia subito particolari danni che possano impedire il rilascio.
Prendiamo l’esempio delle tigri in cattività tenute dai tanti zoo a livello mondiale, animali che mai potranno essere rilasciati in libertà perché vedono l’uomo come una fonte di cibo.
Esistono dei rigorosi comportamenti quando si detengono animali con lo scopo di rilasciarli in natura, si devono infatti ricreare le condizioni selvatiche in cui l’animale vivrebbe.
L’esatto contrario di selfie con rumorosi umani, incontri di boxe e partite di basket.
Le dure condizioni degli animali
Quasi sempre, quando lo show finisce, questi animali vivono in delle condizioni in cui nessun essere vivente dovrebbe farlo.
Legati a catene lunghe pochi metri, picchiati con bastoni e drogati.
Una sorte che non viene riservata nemmeno ai peggiori criminali della storia.
Quando vedi scimmie saltare su e giù, oppure orsi che camminano intorno su se stessi, stai osservando una stereotipia, un comportamento ripetuto privo di significato sinonimo di stress.
Fintanto milioni desiderano accarezzare un ghepardo, fotografarsi di fianco ad un leone, o dormire con una scimmia, esisteranno queste strutture.
La legge del mercato della domanda e dell’offerta.
Sono certo che moltissimi visitatori sono ignari delle durissime condizioni di vita degli animali utilizzati in queste attività.
Ed è per questo motivo che ti chiedo di iscriverti al canale e di condividere il video con quante più persone possibili.
Quando scrolliamo la feed di Instagram o di Facebook facciamo notare al nostro amico/a cosa si nasconde dietro al suo selfie, magari linkando nei commenti proprio questo video.
In Italia finalmente sempre più persone si stanno trasformando in turisti consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni.
Purtroppo per ogni cittadino informato, ne esistono altrettanti ancora inconsapevoli.
E non è giusto questa volta puntare il dito verso le altre popolazioni notoriamente meno empatiche con gli animali come quelle asiatiche, basta infatti osservare il successo imprenditoriale di strutture tutte europee dove avvengono gli spettacoli con i delfini.
Delfini che sono stati strappati dalla loro vita selvatica e rinchiusi in una piscina per far divertire un ignaro pubblico pagante.
Ora sai cosa cosa rispondere quando verrai invitato ad uno spettacolo con gli animali.
Se vuoi ammirare la maestosità delle specie selvatiche fallo nel loro ambiente naturale, diventa loro ospite discreto e attento.
Esistono tantissime esperienze di ecoturismo con avvistamento di animali in libertà, attività che sono di fondamentale importanza ai fini della conservazione degli habitat naturali perché creano quell’economia virtuosa alternativa alla distruzione ambientale capace di proteggere la natura e le specie selvatiche.
Va precisato che NON tutte le strutture che possiedono animali in cattività aperte al pubblico sono dannose per gli animali.
Alcuni centri naturalistici infatti sono impegnati nel recupero e cura di animali maltrattati, riconoscerli è quasi sempre possibile, qui infatti i contatti diretti e ravvicinati con gli umani sono sempre vietati, gli animali vivono all’aperto in aree che ricreano il loro habitat naturale e dove vengono incentivati i loro normali comportamenti.
Piuttosto che utilizzare i social network per alimentare il nostro ego, utilizziamoli per educare, per sensibilizzare e per condividere le realtà dietro alcune nostre azioni.
Bene ragazzi per questo video è tutto, se vuoi supportare l’attività divulgativa puoi farlo diventando nostro socio.