Lo squalo bianco, un animale simbolo dei nostri mari che purtroppo si trova in serio pericolo di estinzione.
Esatto, anche lo squalo bianco non fa eccezione, anche lui vittima dell’Antropocene, l’era dell’uomo.
Inserito nelle liste rosse dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), lo squalo bianco è infatti dichiarato come specie vulnerabile.
Anche se è molto difficile quantificare in maniera esatta il numero di squali bianchi negli oceani, gli esperti sono concordi nell’affermare che le popolazioni selvatiche sono in pericolo per via delle attività umane.
Una ricerca datata 2010 stabilì in 3500 il numero di individui, tuttavia un recente studio della Stanford University afferma che la stima potrebbe essere sovrastimata in quanto lo squalo bianco compie lunghe migrazioni di fatto complicando la conta degli esemplari.
Uno studio della Florida Program for Shark Research a sua volta ha quantificato in 3000 esemplari la popolazione del solo Nord Pacifico facendo ben sperare gli scienziati.
Nonostante gli sforzi di quantificazione, lo squalo bianco è sotto pressione dalle attività umane e se nulla verrà fatto presto o tardi rischiamo di perdere questa specie icona degli oceani.
Nell’immaginario comune, lo squalo bianco è il simbolo del terrore, un animale pericoloso per l’uomo, un divoratore di uomini.
Questo stereotipo è stato rilanciato anche da certa cinematografia che non si è fatta scrupoli nel cavalcare queste idee di terrore.
Chi di noi non conosce infatti il film di Steven Spielberg dove lo squalo bianco viene dipinto come un vero e proprio mostro dei mari.
Nonostante le false idee, lo squalo bianco è e resta un animale selvatico privo di istinti omicidi, è un predatore che lotta per la sua sopravvivenza.
Il numero di attacchi per anno sono irrisori rispetto ad esempio alle morti legate al vizio del fumo o per lo smog cittadino, lo squalo bianco ha tutto il diritto di ricevere la necessaria protezione da parte della società.
Keep the Planet come associazione ambientalista cerca attraverso la divulgazione scientifica di sensibilizzare le persone sull’importanza di questa specie marina.
Lo squalo bianco infatti è un predatore apicale molto importante per gli ecosistemi marini, senza la sua presenza la catena trofica si sbilancia eccessivamente portando presto al degrado ambientale.
Senza la sua attività predatoria infatti, i pesci erbivori aumentano eccessivamente creando uno squilibrio per i fondali.
Nel secolo scorso le popolazioni di tutte le specie di squali hanno subito un vero e proprio tracollo, ma negli ultimi anni grazie agli sforzi di conservazione il trend si è fortunatamente invertito.
Noi cercheremo di fare la nostra parte della grande orchestra della conservazione.
Squalo bianco: cenni generali
Il primo ad aver catalogato e quindi ad aver dato il nome scientifico allo squalo bianco (Carcharodon carcharias) è stato il famoso naturalista Andrew Smith nel 1758, tuttavia fu Carl Nilsson Linnaeus, conosciuto ai più come Carlo Linneo, nel 1873 a definire il nome scientifico attuale associando il nome generico a quello scientifico.
Lo squalo bianco è un pesce condroitto, caratterizzato quindi da uno scheletro cartilagineo.
Unico del genere Carcharodon, fa parte del superordine dei Selachimorpha che comprendono tutte le 500 e più specie di squali conosciuti.
Le dimensioni delle differenti specie di squali spaziano da quelle del minuscolo squalo lanterna nano che misura soltanto 17 cm in lunghezza nel maschio, fino ad arrivare agli oltre 10 metri dello squalo balena, il pesce più grande in assoluto.
Lo squalo bianco si piazza al centro di queste cifre raggiungendo circa i 6 metri di lunghezza massima.
E’ una specie robusta, grande nuotatrice, un monitoraggio ha dimostrato che un esemplare femmina ha nuotato circa 20.000 chilometri in soli nove mesi navigando tra Africa e Australia.
Il suo aspetto è forse il più conosciuto tra tutte le specie di squali esistenti, il muso conico fa da cornice ad un’ampia bocca ricca di denti affilati, i due occhi scuri e rotondi privi di membrana completano la parte apicale del suo corpo.
Le 5 fessure branchiali che riforniscono lo squalo dell’ossigeno necessario alla sopravvivenza sono capaci di pompare acqua solamente se lo squalo è in movimento.
Tra le specie marine, gli squali sono quelli più sensibili alla riduzione degli spazi aperti per nuotare proprio per via del loro metodo di respirazione.
Il corpo snello e robusto è caratterizzato dalla famosa pinna dorsale, molto importante ai fini scientifici in quanto è proprio dalla morfologia della pinna che i ricercatori possono individuare i diversi individui.
Tutti i sensi dello squalo bianco sono acuti, recenti studi hanno dimostrato che anche la vista, in passato considerata un senso secondario per lo squalo bianco, è in realtà molto sviluppata.
L’udito lo aiuta a captare le onde sonore anche da fonti lontane, mentre l’olfatto lo aiuta alla ricerca della preda.
Molto importante è anche il sistema di ricezione di impulsi elettrici attraverso l’organo sensoriale conosciuto con il nome di “ampolle di lorenzini” che captano la presenza di campi elettrici nelle vicinanze. Grazie a questo senso, lo squalo percepisce le sue prede anche se non sono visibili.
Quanto vive uno squalo bianco e come si riproduce
Gli squali sono animali a lento accrescimento raggiungendo la maturità sessuale relativamente tardi.
Il dibattito circa la riproduzione e l’età degli squali bianchi è aperto, fino a pochi anni fa infatti si pensava che il maschio diventasse maturo dopo aver raggiunto e superato i 4 metri di lunghezza, mentre la femmina con lunghezze superiore ai 4 metri e mezzo di lunghezza. Misura corrispondenti a circa 10-15 anni di vita dell’animale.
Una recente spedizione nelle coste sudafricane ha scoperto un esemplare maschio maturo di soli 3 metri ribaltando quindi i risultati precedenti. Tuttavia, gli esperti pensano che un esemplare così piccolo anche se maturo difficilmente può riprodursi con una femmina nettamente più grande.
Prima del 2015 inoltre si pensava che, in assenza di fattori esterni, lo squalo bianco potesse vivere una media di 30-40 anni. Un team di ricercatori ha ribaltato queste credenze attraverso l’analisi del radiocarbonio delle vertebre rivalutando l’eta degli squali innalzandola fino ai 73 anni per un esemplare maschio.
La specie è ovovivipara, dopo la fecondazione, la femmina partorisce tra la primavera e l’estate, e la gestazione dura probabilmente all’incirca un anno. Ad ogni parto si possono avere dai 10 ai 15 cuccioli.
Dove vive lo squalo bianco
Lo squalo bianco è una specie cosmopolita che vive nelle acque fredde e temperate di tutto il mondo. Presente dove la temperatura è compresa tra i 10° e i 25°, lo squalo bianco è un pesce pelagico che vive nella colonna d’acqua tra i 250 metri e la superficie. Occasionalmente può scendere anche sotto i 1000 metri di profondità.
E’ un grandissimo nuotatore, compie delle rotte transoceaniche evidenziate dai ricercatori di tutto il mondo attraverso l’utilizzo della tecnologia satellitare.
In passato infatti si pensava che le popolazioni fossero distinte tra loro, tuttavia evidenze genetiche hanno dimostrato il contrario.
Curioso il fatto che la popolazione presente nel Mar Mediterraneo sia geneticamente più vicina alla popolazione australiana rispetto a quella atlantica.
Si pensa che questo sia dovuto da una rotta sbagliata di un gruppo di squali che poi non riuscirono più a uscire dal bacino.
Le zone dove il grande squalo è presente in maggior misura sono le coste del Sudafrica, le acque meridionali dell’Australia, California, Messico e Nuova Zelanda. In Mediterraneo gli avvistamenti maggiori si hanno vicino le coste siciliane, maltesi e tunisine.
Generalmente sono animali solitari, tuttavia esistono delle zone dove le concentrazioni sono particolarmente elevate da far pensare ad una certa cooperazione tra gli individui.
Mitica è l’isoletta sudafricana Seal Island dove, grazie alla forte presenza di otarie, la concentrazione di squali bianchi è tra le più alte al mondo.
Tranne rari casi e per limitati periodi di tempo, nessun squalo bianco vive in cattività.
Cosa mangia lo squalo bianco
Lo squalo bianco è da sempre considerato un predatore apicale delle catena trofica che quindi non ha predatori.
Tuttavia recenti ricerche hanno evidenziato un’interessante curiosità.
Facendo eccezione per noi umani che rappresentiamo un vero e proprio flagello per tutte le specie di squali, lo squalo bianco ha occasionalmente un predatore che in assenza di cibo può cacciarlo per cibarsene, stiamo parlando dell’orca.
Quest’ultima infatti è capace di formare grossi gruppi e circondare lo squalo che viene tramortito con colpi di coda.
La dieta dello squalo varia a seconda della zona in cui vive.
Nel Mediterraneo si ciba soprattutto di tonni, grandi pesci, pesce spada, delfini e tartarughe.
In altre parti del mondo come il Sudafrica la dieta è prevalentemente composta da foche, leoni marini e pinguini.
Mitici sono i grandi salti compiuti dagli squali sudafricani mentre attaccano le foche in superficie. La caccia avviene principalmente nelle prime ore del mattino e le ultime ore del tramonto.
I pericoli per lo squalo bianco
Lo squalo bianco condivide tutti i pericoli della fauna marina in questi anni di sviluppo incontrollato delle attività umane.
La pesca eccessiva, l’inquinamento marino derivato dallo sversamento dei rifiuti, la caccia commerciale, sono tutti fattori che stanno decimando la vita dei mari di tutto il mondo.
Nel caso specifico dello squalo, il pericolo maggiore deriva dalla caccia da parte dei paesi asiatici per la sua pinna.
In Asia infatti la cucina tradizionale prevede la zuppa di pinna di squalo, ogni anno per colpa di questa pratica circa 270 milioni di squali vengono uccisi e tra questi troviamo anche il grande squalo bianco.
La pratica è particolarmente spiacevole in quanto agli esemplari pescati vengono tagliate le pinne e poi ributtati in mare morenti.
Le immagini della lunga agonia hanno fatto il giro del mondo, tuttavia non sono bastate per fermare la caccia.
Recenti sono invece le polemiche circa le attività turistiche legate allo squalo bianco.
In alcune zone del mondo infatti si effettuano delle escursioni in barca dove gli squali bianchi vengono attirati vicino all’imbarcazione così da creare le condizioni per il turista di vedere la specie.
I più temerari inoltre si possono immergere in gabbie di metallo per avvicinarsi ancora di più all’animale.
Le polemiche derivano dal fatto che la grande quantità di esche utilizzate per attirare lo squalo aumentino l’aggressività e modificano la natura selvaggia dell’animale.
Cosa fare per proteggere lo squalo bianco
Negli ultimi anni grandi passi in avanti sono stati fatti per la protezione degli squali.
Rientrando nelle liste rosse delle specie protette dall’IUCN, la specie è dichiarata vulnerabile, si stima infatti un numero complessivo di soli 3500 squali ancora in vita.
Molti paesi tra cui l’Italia, hanno emanato leggi specifiche per vietare la pesca dello squalo bianco. Purtroppo la protezione della specie è lasciata nelle mani di singoli paesi e non è ancora presente una legge internazionale che protegga lo squalo.
Gli interventi per salvaguardare la specie sono simili a tutte le risorse marine mondiali.
Il primo passo è la protezione di aree specifiche di riproduzione e di alimentazione dello squalo.
L’insieme delle specie marine infatti vivono in stretto legame e non è possibile pensare di proteggere una specie piuttosto che un’altra.
Il solo modo per salvare il futuro dei mari, e con esso tutte le specie presenti, è la protezione totale di sempre più vaste aree di mare dalla pesca e dall’inquinamento.
Alcuni paesi e governi lungimiranti hanno capito che il futuro passa per le aree marine protette, tuttavia l’areale non è ancora sufficiente, serve aumentare le dimensioni delle aree e soprattutto vigilare sul rispetto dei regolamenti.
I comuni cittadini possono apportare il loro contributo evitando di inquinare le spiagge e i mari con la spazzatura. di particolare rilevanza è la presenza di plastica in mare che inquina la catena trofica e di conseguenza anche lo squalo bianco.
Considerazioni finali di Keep the Planet
Le considerazioni dell’associazione sono sempre le stesse per gli altri animali in via d’estinzione, noi umani non siamo i soli ad avere il diritto di vivere nel nostro pianeta.
La terra è di tutte le specie che la abitano, la nostra superiore tecnologia non deve essere usata come scusa per spazzare via tutte le altre specie marine.
Anzi è vero il contrario.
La nostra presunta maggiore intelligenza deve far sì che noi diventiamo i guardiani del pianeta, dobbiamo fare tutto quello che è a nostra disposizione per proteggere gli habitat naturali.
Il nostro sviluppo come società deve prendere la via della sostenibilità, anche noi facciamo parte della natura, abbiamo bisogno degli ambienti naturali per sopravvivere.
Purtroppo sembra che ci stiamo dimenticando delle nostre origini, ci siamo riservati dei diritti che non ci appartengono, le nostre attività distruttive non hanno diritto ad esistere se le stesse danneggiano gli habitat delle altre specie.
Cambiare è possibile, e noi faremo la nostra piccola parte.
Abbiamo bisogno di te, se anche tu ami la natura e gli animali, ti aspettiamo nel gruppo Facebook Amici di Keep the Planet, abbiamo bisogno di te.
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