Tiger King e le tigri in cattività
Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet e oggi voglio parlarvi di un argomento ben discusso negli ambienti della conservazione, e che oggi è entrato alla ribalta dell’opinione pubblica grazie alla serie Netflix Tiger King.
Leggi l’articolo, o guarda il video:
https://www.youtube.com/watch?v=WZT02P_wuzA&t=127s
La serie narra le vicissitudini di Joe Exotic, un bizzarro personaggio americano proprietario di un parco di animali esotici tra cui molte tigri.
Lo Zoo cresce rapidamente, un successo senza precedenti tant’è che nel 2001 può contare oltre 80 felini e centinaia di altri animali esotici, mentre al momento della registrazione di “Tiger King”, Joe Exotic può contare su ben 176 tigri.
Un altro aspetto inquietante viene fuori dall’altra protagonista della serie, Carol che gestisce quello che all’apparenza sembra un centro di recupero felini, ma che in realtà è un falso santuario che sfrutta l’amore per gli animali per fare profitti.
Pochi forse sanno che nei soli Stati Uniti ci sono più tigri in cattività che in natura.
I numeri, non mentono mai.
Le popolazioni selvatiche di tigri attualmente contano circa 4000 esemplari, mentre nei soli Stati Uniti abbiamo oltre 6000 individui in cattività, stima forse al ribasso.
L’europa non è da meno, con ben 900 esemplari e il numero è sempre sottostimato perché molti paesi tra cui l’Italia non ha fornito dati al riguardo.
Queste tigri in cattività alimentano il triste mercato di circhi, zoo non accreditati e soprattutto il mercato nero della medicina tradizionale cinese che usa ossa, zanne e denti per vari utilizzi.
Sono considerati “animali di serie B”, mentre i cugini in libertà sono protetti da leggi internazionali.
Perché non rilasciare le tigri in cattività in natura?
La domanda nasce spontanea: perché non rilasciamo tutte le tigri in cattività in ambiente naturale così da proteggere la specie allo stato selvatico e salvarle dall’estinzione.
Io sarei più felice di voi se tutto questo fosse possibile, ma purtroppo la realtà è ben più complessa.
Ci sono due grossi problemi nella reintroduzione di questi animali allo stato selvatico ed entrambi sono legate alla variabilità genetica.
E’ infatti controproducente rilasciare tigri in cattività in natura per il problema delll’inincrocio o inbreeding in inglese, cioè l’incrocio fra individui strettamente imparentati o consanguinei.
Prendiamo l’esempio delle tigri bianche in cattività, tutti gli esemplari discendono unicamente da una singola tigre bianca catturata molti anni fa in India. Questi esemplari hanno una bassissima diversità genetica che compromette la salute della specie.
Dal lato opposto, abbiamo il secondo problema circa il rilascio di tigri in cattività e cioè l’incrocio senza controllo tra le varie sottospecie che ha creato delle cosiddette tigri generiche che non hanno nessuna utilità ai fini della conservazione della specie.
In natura infatti esistono 6 sottospecie di tigre differenti tra loro , dalla tigre siberiana, a quella di Sumatra, questi animali vivono in condizioni climatiche e ambientali molto differenti che hanno determinato la loro diversità genetica.
Rilasciare le tigri nate e cresciute in cattività in questi habitat estremi è sbagliato perché inquinerebbero il pool genico di queste particolari sottospecie che si sono specializzate e differenziate nel corso dei millenni.
Immagina ora di prendere una tigre siberiana abituata alle innevate foreste russe e portarla in India, in una calda foresta tropicale, pensi che l’animale possa sopportare questo cambiamento?
Un altro problema enorme nel rilascio di tigri nate e cresciute in cattività è la loro abitudine alla presenza di uomini che vengono inoltre associati a fonte costante di cibo.
Gli animali selvatici hanno paura dell’uomo e ne scappano, gli animali in cattività no e potrebbero presto diventare un pericolo per le popolazioni locali accentuando il contrasto tra uomo e natura.
Una cosa essenziale che manca alle tigri nate in cattività è l’esperienza derivante dai primi anni di vita trascorsi al fianco della madre che insegna loro come sopravvivere allo stato selvatico.
Questa mancanza fa sì che queste povere bestie non potranno mai vivere in libertà come natura vorrebbe.
Questo discorso non si applica a quegli esemplari trattenuti all’interno degli zoo accreditati WAZA che rappresentano una rete di strutture dove vengono impiegati accuratamente dei metodi scientifici sia nell’accoppiamento sia nella gestione degli animali.
Qui le tigri sono accuratamente selezionate, viene mantenuta l’appartenenza alla loro sottospecie e vivono in aree ampie che ricreano la natura e dove possono imparare le varie tecniche di caccia e sopravvivenza.
Come salvare le tigri selvatiche dall’estinzione
Teoricamente possiamo costruire delle strutture dove le tigri vengono lasciate riprodurre, i cuccioli appositamente allenati alla vita selvatica in centri molto ampi con presenza di prede e poi rilasciati nel loro ambiente naturale.
Questa strategia di conservazione è l’ultima carta che giocano i conservazionisti perché per salvare la tigre dall’estinzione esistono metodi più facili ed economici come la protezione integrale degli habitat.
In natura una tigre ha bisogno di decine di ettari di habitat intatto per il suo sostentamento, in cattività sono costrette a vivere in pochi metri quadrati.
Da una parte abbiamo gli zoo accreditati che lottano per la conservazione della specie, dall’altra strutture senza scrupoli impegnate solo a far soldi.
Come distinguerle tra loro?
Ovviamente molto utile è consultare il sito dell’associazione WAZA per vedere se lo zoo che desideri visitare sia parte di questa rete, e secondo, verificare se è possibile entrare a contatto con gli animali.
Se la risposta è affermativa, non andare.
Un serio centro di recupero di specie selvatiche non permette mai il contatto diretto con gli animali.
Dietro alle strutture non accreditate si nasconde spesso un mercato poco conosciuto, i cuccioli di tigre infatti una volta cresciuti troppo e quindi inadatti ad esibirsi con il pubblico diventano dei costi per le strutture, ed è quindi molto probabile che la tigre venga uccisa e venduta a pezzi per alimentare il mercato della medicina cinese.
Se non vuoi far parte di questo meccanismo, non andare in quelle strutture che fanno toccare gli animali.
In attesa di una legge internazionale che impedisca il possesso privato di tigri, la ricetta per salvare il felino in natura è molto semplice.
La tigre ha solamente bisogno di foreste intatte e non visitate dall’uomo.
Se vuoi vedere di nuovo prosperare popolazioni selvatiche, non contare sulle tigri di Tiger King.
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Grazie e al prossimo episodio.
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