Quali sono gli oceani e come sono nati

Gli oceani sono immense distese d’acqua che circondano e separano i continenti. 

Rappresentano una componente distintiva del nostro pianeta Terra e sono base vitale di essa e di noi esseri umani, da cui traiamo cibo, materie prime e minerarie, riserve d’acqua ed energia.

Senza oceani non ci sarebbe la vita terrestre così come oggi la conosciamo, è da qui infatti che si è originata la vita, quel meraviglioso e misterioso fenomeno che ci permette di esistere.

Oceani che vanno protetti e conservati perché senza oceani in salute, non c’è futuro.

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Le teorie sull’origine degli oceani

tipologie di oceanoDiverse sono le teorie con le quali si cerca di dare risposta sull’origine degli oceani e dei mari.

Teorie che ancora non trovano una conferma generale dai vari esperti e che spesso entrano in conflitto tra di loro.

Di certo è consapevolezza comune che gli oceani hanno miliardi di anni e si sono formati poco dopo la formazione della terra.

Una delle teorie più accreditate vede l’origine degli oceani in seguito ad un graduale raffreddamento del pianeta terra, avvolto da vapori e gas incandescenti, che man mano si sono condensati portando alla formazione e precipitazione di acqua.

Altra teoria invece ipotizza che l’acqua si sia generata dall’impatto di comete, asteroidei e altri corpi celesti ghiacciati, che avrebbero avuto nuclei di acqua ghiacciata e dalla composizione molto vicina a quella dei corpi celesti studiati tuttora. Un’ultima teoria invece sostiene che l’acqua fosse già presente in alcune rocce terrestri, sotto forma di composti che in un miliardo di anni avrebbero iniziato a rilasciare l’acqua costituente il famoso brodo primordiale in cui nacquero le prime forme di vita.

Al di là di quale sia la teoria esatta è opinione diffusa che circa 200 milioni di anni fa le terre iniziarono a emergere in un super continente, Pangea, circondato da Panthalassa, un immenso ed unico oceano.

Oceano che, circa 130 milioni di anni fa, con la frammentazione di Pangea nei continenti attuali ha dato origine alla formazione degli attuali oceani.

L’Oceano Pacifico, l’Atlantico e l’Indiano, occupando il 71% della crosta terrestre, sono i tre bacini oceanici principali, che comprensivi dei mari adiacenti, si estendono per circa 361 milioni di km2.

Oceano Pacifico

Un tempo chiamato ‘Mar del Sud’, occupa circa un terzo della superficie terrestre ed è l’oceano più esteso per superficie e per volume. Compreso tra le Americhe sul lato ovest e l’Asia e Australia ad est, misura oltre la metà della superficie marina totale, più di 180 km2, ed ha una profondità di circa 4 mila metri.

Gli europei lo scoprirono nel 1520 ad opera dell’esploratore e navigatore portoghese Ferdinando Magellano che gli diede il nome Pacifico, proprio perché durante la sua spedizione di circumnavigazione del globo ebbe una tranquilla navigazione senza intemperie e su acque tranquille. Evento eccezionale siccome, contrariamente al nome, è la distesa d’acqua più battuta da tormente e tempeste.

Il profondo fondale oceanico ha numerosi rilievi sottomarini, detti guyot.

Una sorta di montagne immerse e molto ripide, che un tempo erano vulcani e il cui antico cratere ora è piatto perché riempito nel tempo da sedimenti dati dall’erosione del cono vulcanico a causa dei fenomeni disgregatrici avuti durante il periodo di emersione.

Famosa è la Catena sottomarina Hawaii-Emperor, composta proprio da 80 guyot e piccole isole che si sono allineate per circa 3 mila miglia.

Oceano Atlantico

Secondo per ampiezza al Pacifico, è compreso tra l’Europa e L’Africa a oriente e America a occidente. La sua estensione di poco più di 100 milioni di km2 lo fa sembrare una grande S allungata, divisa in due sezioni principali da correnti equatoriali, l’Atlantico del Nord e del Sud. Originariamente era chiamato Atlantis, ‘’mare di Atlante’’, e si credeva fosse un oceano enorme che circondava un’unica terra emersa. Mare che per l’Europa antica ha rappresentato una barriera, un mare impervio e sconosciuto, impossibile da navigare per la mancanza di isole utili come basi d’appoggio. Limiti superati solo nel XV secolo.

Ha varie connessioni con l’Oceano Pacifico ma una delle più importanti è il Canale di Drake, che separa il punto più meridionale dell’America Meridionale dalle isole Shetland Meridionali, in Antartide, e a cui fu dato il nome di Francis Drake, corsaro e politico inglese che nel 1578 passò lo stretto di Magellano (collegamento di difficile navigazione a causa della sua strettezza e del clima inospitale) e si spinse più a sud per dimostrare l’esistenza di un collegamento tra i due oceani.

Esiste però un secondo collegamento, il Canale di Panama, una connessione artificiale lunga 81,1 km che unisce le due Americhe, permettendo la circumnavigazione dell’America meridionale fino allo stretto di Magellano

Il fondale dalla profondità media di 4 mila metri è abbastanza piatto ma non mancano montagne e fosse.

La profondità massima è di 8 mila metri, raggiunta nell’abisso Milwaukee situato nella fossa oceanica di Porto Rico, vicino l’omonima isola. Fossa che segna il confine tra la placca caraibica e quella nordamericana.

L’atlantico come gli altri oceani si presta a innovative soluzioni energetiche. Sono state installate delle centrali mareomotrici che sfruttano le maree per produrre elettricità e che rappresenta una fonte di energia rinnovabile e alternativa all’estrazione di idrocarburi che giacciono nella piattaforma atlantica.

Oceano Indiano

Con una superficie di circa 74 mila km2, è il minore dei tre oceani. Situato nell’emisfero orientale è delimitato a nord dall’Asia meridionale, a ovest dall’Africa, ad est dall’Australia e a sud dall’Antartide.

L’origine del nome deriva dalla consuetudine degli esploratori greci di indicare col termine indiano qualsiasi spazio marino scoprivano al Sud dell’Asia, ed era forte la convinzione che questi mari fossero un unico grande bacino chiuso che terminava a Sud con una sconosciuta terra australe. Solo nel XVI secolo si delineano in modo corretto i suoi estremi grazie a vari esploratori arabi e viaggiatori occidentali.

Ha una profondità media di poco meno di 4 mila metri, col punto più basso nella Fossa di Giava, in cui raggiunge i 7 mila metri.

Le sue acque hanno visto molti conflitti essendo importante rotta di transito tra Asia, Africa ed Europa e non riuscì mai ad essere conquistato integralmente data la sua vastità, fino al XVII secolo quando la Gran Bretagna riuscì a controllare i territori che lo circondano per un breve periodo.

Oggi viene particolarmente sfruttato per le risorse minerarie, tramite estrazione, raffinazione e commercializzazione del petrolio, ma la pesca rimane fonte di sussistenza per molti paesi a sviluppo limitato.

Oceano Artico ed Oceano Antartico

Precisazione da fare è che nella concezione anglosassone sono inclusi come oceani anche l’Oceano Artico, che comprende le acque situate interamente nell’Artico e circondate dalle regioni settentrionali di Europa, America e Asia, e l’Oceano Antartico, come insieme delle acque che costeggiano l’Antartide.

Definizione che viene sostenuta dall’Organizzazione Idrografica Internazionale, rappresentante la massima autorità internazionale in idrografica, ma che non viene usata in Italia.

Nel nostro paese per motivi legati alla più piccola estensione degli Oceani Artico e Antartico, che rispetto ai tre oceani principali si avvicinano più ai grandi mari mediterranei, si utilizza la definizione di Mar Glaciale Artico, considerando questo parte dell’Oceano Atlantico, mentre si omette la denominazione di Oceano Antartico considerando l’Antartide bagnato semplicemente dai tre più estesi oceani principali.

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