Questo articolo è scritto da Alessandro Nicoletti, fondatore di Keep the Planet, ed è rivolto a tutti coloro che sono stanchi di sentirsi obbligati a produrre rifiuti di plastica. Un altro modo di vivere è possibile, e insieme possiamo cambiare il mondo.
Vivere senza plastica è un’utopia?
Fermare l’inquinamento dei mari dai rifiuti plastici un mero sogno di pochi stolti?
Forse sì, forse no, ma tra inseguire una difficile (se non impossibile) utopia e non fare una beata mazza le scelte da fare sono tante e varie.
Puoi continuare con la lettura o guardare il video: https://youtu.be/NkOKAZabiFY
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Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani del mondo e, ad oggi, si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani.
Se probabilmente evitare completamente la plastica è missione quasi impossibile, non dobbiamo arrenderci, ma lavorare duramente per ridurre seriamente la nostra produzione di rifiuti domestici e non.
Se da una parte è impossibile essere perfetti, questo non dovrebbe fermarci dal cercare di fare qualcosa ed è con questo in mente che ho deciso di scrivere questa guida su come ridurre al massimo il consumo quotidiano di plastica.
Finalmente, dopo anni di completa ignoranza, la massa del pubblico ha ormai capito che la situazione con la plastica non è più sostenibile.
Tuttavia, nonostante la rinnovata consapevolezza ecologica di molti, lo scenario non è dei migliori.
Se da una parte infatti i paesi occidentali stanno muovendo i primi timidi passi verso una società plastic free, il resto dei paesi del mondo sembrano ancora ignorare il problema.
Non a caso, le stime industriali parlano chiaro: se a produzione mondiale di plastica è passata dai 15 milioni di tonnellate del 1964 agli oltre 310 milioni attuali, questo trend crescente non accenna a diminuire.
Di questi, ogni anno circa 1o milioni di tonnellate finisce in mare.
I numeri parlano chiaro, se ad oggi ci sono 150 milioni di tonnellate di plastica in mare, se non si inverte il trend, nel 2050 ci sarà più plastica in mare che pesci.
Fintanto i cittadini non smetteranno di comprare prodotti di plastica usa e getta, la situazione non si risolverà.
Da soli possiamo forse fare poco, ma tutti insieme possiamo veramente scardinare questa follia.
La plastica è un materiale prezioso e importante per molti usi, ma non per l’usa e getta.
Ed è questa la battaglia che anche noi di Keep the Planet portiamo avanti, vogliamo i nostri mari liberi dall’inquinamento da plastica ed è per questo che incentiviamo la responsabilità individuale di ognuno per ridurre il consumo di questo materiale.
Vivere senza plastica è possibile e ora vedremo come fare.
Introduzione alla plastica
Una doverosa introduzione alla plastica va fatta perché la plastica, così come l’olio di palma, non è il male assoluto sceso tra noi comuni mortali per portare fame e distruzione.
La plastica è una sostanza organica artificiale, prodotta utilizzando principalmente materiali fossili come i derivati dal petrolio e dal gas (90% della plastica prodotta ogni anno), sebbene possa essere realizzata anche dalla cellulosa e amido di mais così da dar vita alle cosiddette bioplastiche.
L’Europa è il secondo maggiore produttore mondiale di plastica dopo la Cina, mentre il 40% della plastica europea è destinato agli imballaggi e si trasforma in 16,7 milioni di tonnellate di rifiuti.
La plastica è tuttavia un materiale straordinario che ha cambiato la vita sul pianeta in meglio e gli esempi sono ovunque: senza la plastica infatti non si potrebbero fare le straordinarie protesi 3D che hanno migliorato la vita a milioni di persone, senza la plastica non si potrebbero costruire i computer di ultima generazione per chi ha problemi di mobilità e altri mille straordinari utilizzi che sono possibili grazie all’utilizzo della plastica.
Quello che qui, da ecologisti e ambientalisti convinti, mettiamo in discussione è l’utilizzo usa e getta di questo meraviglioso materiale.
Non ha senso creare un prodotto, come ad esempio una bottiglia di plastica da mezzo litro, per poi utilizzarla meno di 15 minuti di media per poi trasformarla in rifiuto che tarderà ben 450 anni per decomporsi.
Dalla sua invenzione circa 115 anni fa (1855: il chimico svizzero Georges Audemars produce in laboratorio il rayon), oggi si producono ben 330 milioni di tonnellate annue, di cui 12,7 finisce direttamente in mare facendo sì che ben il 90% degli uccelli marini ha ingerito plastica.
Questi numeri sono l’equivalente di ogni minuto un camion di spazzatura finisce in mare.
Come entra la plastica nell’ambiente
Ridurre la quantità di plastica che finisce ogni giorno in mare è più facile di quello che si pensa; basti pensare che oltre il 90% della plastica che arriva in mare proviene da soli 10 fiumi.
La maglia nera aspetta all’Yangtze, il lungo fiume cinese che trasporta fino a 1,5 milioni di tonnellate di plastica in mare ogni anno.
Gli altri 9 fiumi che trasportano la quasi totalità della plastica in mare sono:
- il Fiume Indo: il più lungo e importante fiume del Pakistan;
- il Fiume Giallo, noto anche come Huang He o Hwang Ho, è il principale fiume della Cina settentrionale;
- il Fiume Hai, sempre nella Cina settentrionale;
- il Fiume Nilo che non ha bisogno di presentazioni;
- i Fiumi Meghna/Brahmaputra /Gange indiani;
- il Fiume delle Perle, della Cina meridionale;
- il Fiume Amur, uno dei più lunghi fiumi al mondo che attraversa Mongolia e Siberia;
- il Fiume Niger in Africa;
- il fiume Mekong che attraversa il sud est asiatico.
A questi si aggiungono altre importanti aree come tutto l’arcipelago indonesiano, le Filippine e il Rio delle Amazzoni.
Nonostante noi europei non entriamo nella classica, non dimentichiamo che sono le nostre aziende a produrre prodotti (ricordiamo che l’Europa è la seconda produttrice dopo la Cina) che poi esportiamo in paesi dove non ci sono mezzi né strutture per stoccare i rifiuti.
Questo per la parte visibile, noi occidentali infatti siamo i primi responsabili per un altro tipo di inquinamento, meno visibile, ma più dannoso, cioè quello delle microplastiche.
Attraverso le microsfere dei prodotti cosmetici e le micro fibre rilasciate dall’abbigliamento sintetico lavato nelle lavatrici, rilasciamo tonnellate di particelle plastiche tossiche.
Non dimentichiamo inoltre che in Mediterraneo, oltre 1/3 di tutti i rifiuti ritrovati in spiaggi è rappresentato dai mozziconi di sigaretta, se vuoi fumare fuma pure, ma il mozzicone non si butta a terra.
Si può riciclare la plastica?
Di tutta la plastica prodotta nel mondo, solo il 14% viene raccolto per essere riciclato, di questo solo il 5% viene effettivamente riutilizzato e non usato per plastica di qualità inferiore.
Per molti ecologisti, l’ambientalismo inizia con il simbolo del riciclaggio e termina nel cestino.
Il semplice atto di gettare un rifiuto plastico utilizzato per 2 minuti in una grande scatola gialla contrassegnata con un segno di riciclaggio è sufficiente per molti sentirsi apposto con la coscienza.
Ma il riciclaggio è un tema molto più complicato, è un sistema dettato dalla domanda del mercato, dalle determinazioni dei prezzi, dalle normative locali, e non sempre tutto va come dovrebbe.
Quello che infatti non viene considerato quando si parla di riciclaggio proposto come soluzione al problema della plastica, è che dopo 2, massimo 3 cicli, di riciclaggio, la plastica non può essere più riutilizzata.
E non tutta la plastica in commercio può essere riciclata, questo è solo un piccolo elenco:
- le cannucce non possono essere riciclate;
- le borse di plastica non possono essere riciclate;
- Pannolini e assorbenti femminili;
- Giocattoli;
- Spazzolini da denti;
- Piatti, bicchieri e posate di plastica;
- Bacinelle;
- Penne e pennarelli;
- Confezioni di cosmetici;
- Cotton fioc;
- Collant.
Noi cittadini abbiamo un potere che non sappiamo di avere, siamo noi il mercato, siamo noi quelli che abbiamo la capacità di far prosperare o fallire un settore merceologico.
E’ ora di mettersi tutti insieme e far fallire il settore della plastica usa e getta.
Smettiamo di comprare prodotti che hanno plastica nell’imballaggio, cerchiamo prodotti alternativi, usciamo dal capitalismo e dal consumismo nella maggior misura possibile prima che sia troppo tardi.
Alcuni credono che basti aumentare la capacità riciclaggio, purtroppo è il nostro modo di vivere che va rifondato.
Fino a 50 anni fa la plastica usa e getta era un materiale pressoché inesistente, il latte si prendeva nel vetro e si riportava la bottiglia, il cibo si acquistava sfuso dal negozio di quartiere, la vita era più semplice, ma sostenibile.
A differenza della plastica, vetro e metallo (compreso l’alluminio) possono essere riciclati all’infinito senza perdere qualità o purezza nel prodotto.
Non è infatti necessario aggiungere ulteriore materiale vergine nel processo di riciclaggio: il riciclaggio di vetro e metallo è la forma definitiva di economia circolare, il processo di utilizzo e riutilizzo dei materiali senza generare alcun rifiuto.
Cosa sono le microplastiche
Se a destare più clamore nell’opinione pubblica sono le macroplastiche, cioè tutti quei rifiuti di maggiori dimensioni visibili ad occhio nudo provenienti da oggetti comuni come sacchetti, filtri delle sigarette, palloncini, bottiglie, tappi, o cannucce, sono soprattutto le microplastiche.
Le microplastiche sono quelle piccole particelle di plastica molto piccole che hanno un diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri.
Ci sono due tipi di microplastiche: le prime si formano direttamente in mare, in seguito alla degradazione di plastiche più grandi per effetto del vento, del moto ondoso o della luce ultravioletta.
Le seconde sono invece prodotte direttamente dall’industria, come i pellet plastici(granuli di plastica trasportati, fusi e trasformati in oggetti di plastica di uso quotidiano), agenti esfolianti o additivi di saponi, creme, gel, dentifrici oppure sono generate accidentalmente, per esempio, dalla polvere degli pneumatici o dall’uso e lavaggio di fibre sintetiche di indumenti.
Le microplastiche sono più pericolose della macroplastiche perché sono capaci di penetrare più a fondo nella catena alimentare, andando a danneggiare gli organi interni degli animali.
Sono stati addirittura ritrovati frammenti anche nel plancton marino nel mare antartico. A peggiorare la situazione inoltre sono le nanoplastiche, particelle ancora più piccole, che, date le dimensioni, sono impossibili da campionare con le attrezzature attuali e di cui si ignorano gli effetti.
La bioplastica ci salverà?
No, anzi peggiorerà il problema.
Se la bioplastica può sostituire la plastica tradizionale per scopi dove il materiale è utile, quello che certamente non può fare è avvallare le nostre scellerate scelte.
Per produrre bioplastica da fonti vegetali servono terreni agricoli, terreni che al contrario devono essere utilizzati per produrre cibo. Se così non fosse, non si farebbe altro che aggravare il problema già gravissimo della deforestazione.
In aggiunta al problema dell’utilizzo dei terreni, c’è il problema della biodegradabilità: non tutta la bioplastica è infatti biodegradabile, aggiungere la parola bio davanti a plastica non salverà il pianeta da noi stessi.
La soluzione è sempre e solo una, ridurre la produzione di materiali usa e getta e per farlo non dobbiamo far altro che smettere di comprare certi prodotti.
Se c’è la plastica, bio o non bio, non si compra.
Gli usi più stupidi della plastica che facciamo ogni giorno
Ho già affermato che la plastica è un materiale dalle proprietà straordinarie, ma è l’uso che se ne fa ad essere sbagliato.
Tra gli utilizzi più stupidi ricordiamo:
- bottiglie plastica: in Italia non abbiamo bisogno di bottigliette di plastica, ci compriamo una bella borraccia e siamo apposto;
- cannucce: l’inutilità dell’oggetto per le persone senza particolari patologie penso non abbia bisogno di commenti,
- posate, bicchieri e piatti: se proprio dobbiamo fare un picnic, organizziamo un menù che riduca l’utilizzo di questi prodotti;
- capsule caffè: è la cosa che fa più arrabbiare, se come a me non ami il caffè della moka, le macchine espresso senza cialde sono vecchie come il cucco.
I modi per ridurre il consumo di plastica
Vivere completamente senza plastiche è una missione molto difficile, ma questo non deve impedirci di iniziare ad eliminare quanto più possibile la plastica dalla nostra vita.
Dobbiamo eliminare la cultura dell’usa e getta dalle nostre teste, e poi passare alla pratica con azioni concrete nel quotidiano.
La prima azione concreta per diminuire il consumo di plastica usa e getta è quello di dotarsi dei seguenti oggetti:
- borraccia per bevande;
- borsa di tela per la spesa;
- tazza termica per caffè;
- capsule per caffè ricaricabili;
- contenitori riutilizzabili per cibo.
Seconda azione necessaria è leggere attentamente le etichette quando si acquista:
- cosmetica;
- abbigliamento;
- prodotti per la pulizia.
Terza azione, quando non è possibile eliminare la plastica dall’acquisto, acquistare la confezione grande e le eventuali ricariche.
Quarta azione, purtroppo non adatta a tutti, iniziare con l’autoproduzione dei seguenti prodotti:
- detersivo fai da te;
- detergente fai da te;
- sapone fai da te;
- cosmetica fai da te;
Quinta azione, evita i mega supermercati, scegli prodotti locali a chilometro zero venduti dai negozi alla spina. In Italia la rete di negozi alla spina è sempre più sviluppata, spesso sono gestiti da famiglie e giovani, sosteniamoli come si deve.
Vivere senza plastica: considerazioni finali
Forse vivere senza plastica è impossibile, ma tra il bianco e il nero c’è un’infinità di sfumature.
Io purtroppo non riesco ad essere al 100% plastic free, ma ho iniziato un personale percorso verso la liberazione da questo ingombrante compagno di vita.
Certo, in certe situazioni come i viaggi naturalistici all’estero è impossibile non comprare acqua in bottiglia perché l’acqua del rubinetto non è sempre potabile, ma in europa che scusa abbiamo?
Nessuna, tranne in alcune zone, in Italia possiamo smettere di utilizzare bottiglie di plastica. Se nella tua zona l’acqua pubblica ha problemi, puoi comunque comprare le taniche da 5 litri e riempire la borraccia.
Lo stesso vale per gli imballaggi, puoi comprare sacchi di cotone riutilizzabili per fare la spesa, se il negozio o supermercato non lo accetta, cambia negozio.
Se anche tu sei interessato ad un vita senza rifiuti, continua a seguire le nostre azioni, Keep the Planet in futuro si impegnerà a fondo circa questo tema legato alla sostenibilità ambientale.