Volontariato ambientale: perché si paga?
Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet.
Oggi volevo rispondere a questa domanda molto frequente circa il pagamento per fare volontariato.
Leggi l’articolo e guarda il video:
Molte associazioni ambientali infatti chiedono una piccola quota di iscrizione ai volontari che decidono di partecipare ai vari progetti attivi sul territorio.
Questo fatto non sempre viene apprezzato dal volontario che preferirebbe aiutare animali e natura in maniera gratuita.
Alla base di questo ragionamento c’è la convinzione che grazie al proprio impegno sul campo, l’associazione dovrebbe impegnarsi ad offrire quanto meno vitto, alloggio e trasporti e in alcuni casi anche un compenso.
Non ti nascondo che anche io in passato, prima di partecipare in prima persona a questi progetti di conservazione avevo lo stesso pensiero.
Pensiero che è però cambiato nel corso del tempo perché ho visto in prima persona quante difficoltà le piccole associazioni si trovano ad affrontare sia in termini pratici ed economici.
Perché si paga per fare volontariato?
Devi sapere che l’organizzazione di un volontariato ambientale ha dei costi e le associazioni non sempre hanno le risorse per affrontarli senza il contributo del volontario internazionale.
Spesso i progetti sono situati in zone remote raggiungibili solamente con mezzi specifici come moto e imbarcazioni che hanno ovviamente un costo.
Manutenzione dei mezzi, carburante, imprevisti.
Stesso discorso per l’alloggio dove i volontari dormiranno.
Alloggi che sono stati costruiti per offrire una sistemazione dignitosa al volontario e che hanno avuto un costo spesso importante.
Un’altra ovvia fonte di spesa che incide sul bilancio del progetto è il cibo che andrebbe a togliere ulteriori fondi alla conservazione.
Se mettiamo insieme il costo di vitto, alloggio e trasporti, il volontario internazionale diventa una spesa piuttosto che una risorsa non tanto per l’associazione che organizza il progetto, ma per la conservazione stessa dell’ambiente.
Ti faccio un esempio pratico che conosco bene e cioè il volontariato in Borneo per la conservazione degli orango.
Qui una piccola associazione locale da diversi anni è impegnata in progetti di riforestazione in aree interne al parco nazionale colpite dagli incendi.
L’associazione ogni anno spende discrete somme di denaro per lo spegnimento degli incendi illegali, per la produzione dei piccoli alberi da impiantare e per i mezzi di trasporto necessari per l’impianto degli alberi.
Senza il contribuito sia in termini economici sia pratici dei volontari internazionali, questa riforestazione non sarebbe possibile.
Grazie al contributo di poche centinaia di euro per volontario, i miei amici indonesiani riescono a portare avanti il progetto che rappresenta uno degli ultimi baluardi contro la deforestazione nella zona.
Considera inoltre che una parte dei fondi raccolti è stata utilizzata per l’acquisto dei terreni circostanti un parco nazionale e riforestati, senza di loro, avremmo l’ennesima coltivazione di palma da olio.
Ti svelo un piccolo segreto, le grandi associazioni che vivono di finanziamenti pubblici sono spesso colluse con quello stesso potere che a parole dicono di combattere.
I veri progetti di conservazione e lotta ambientale hanno bisogno di fondi indipendenti per mantenere la propria libertà e le piccole quote del volontario sono una forma ideale di finanziamento.
Qual è in sostanza una quota ragionevole per fare volontariato?
Le variabili in gioco sono tante e il costo può variare a seconda del paese e dal tipo di progetto.
In linea generale le quote partono da 200 euro al mese fino a 1000/1500 euro al mese.
I progetti più costosi sono quelli marini, come ad esempio il monitoraggio dei cetacei dove sono impiegate delle barche, mentre quelli più economici li troviamo in America Latina e Asia.
Se il volontario rimane per tempi medio lunghi le quote si riducono e in alcuni casi si azzerano completamente.
Attenzione però, il confine tra una quota ragionevole e una esagerata è sottile.
Purtroppo il grande amore per gli animali e la natura ha infatti creato una rete di associazioni poco etiche che sfruttano la passione dei volontari per creare dei progetti di conservazione che non hanno un reale valore per la natura, ma è solamente un modo diverso di fare business, il loro.
Non è raro vedere progetti di una settimana costare oltre 1000 euro e avere poco e nulla in cambio e soprattutto non apportare nessun reale beneficio per l’ambiente.
Ed è proprio dall’indignazione di queste pratiche poco corrette che ho deciso di creare Keep the Planet e questo canale informativo.
Voglio dare visibilità ai veri progetti, alle piccole associazioni poco conosciute, ma che fanno tutto il lavoro sporco.
Sono loro infatti l’ultima speranza per l’ambiente, sono loro che non hanno secondi fini oltre alla tutela della natura, sono loro che lottano per il territorio in cui vivono.
Se vuoi partecipare alla conservazione in prima persona e partire come volontario, puoi se lo desideri diventare nostro socio e scaricare il database di associazioni impegnate per il futuro del pianeta.
Alcune associazioni offrono volontari gratuiti, altri richiedono piccole quote che come ti ho appena spiegato, sono vitali per la loro sopravvivenza.
SCARICA IL DATABASE CON LE ASSOCIAZIONI CHE FANNO VERO VOLONTARIATO