Il futuro degli ZOO: conservarli o chiuderli?

C’è chi li ama, chi li odia, chi li ignora, in ogni caso su Keep the Planet non possiamo non parlare di Zoo.

Il termine zoo sta per zoological park, parco zoologico, un luogo dove gli animali selvatici vivono in cattività e sono esposti in maniera tale da essere visti dai visitatori.

Dietro un vetro, dentro un recinto o un acquario, l’importante è offrire un contatto visivo ravvicinato con animali che difficilmente potremmo vedere in natura.

Vuoi sapere se gli zoo hanno ragione di esistere?

Per sapere la mia opinione dovrai guardare il video o leggere l’articolo:

La nascita degli zoo moderni

La storia degli zoo moderni come li conosciamo oggi inizia nel 18° secolo quando nel 1793 aprì la prima struttura a Parigi, ma divennero popolari solamente nel secolo successivo.

L’abitudine di tenere grandi animali in cattività non è una esclusiva degli zoo moderni, sin dall’antichità infatti questo era visto come simbolo di ricchezza e potere.

Queste collezioni private di animali esotici sono chiamate menagerie, e le prime evidenze storiche dimostrano la loro esistenza in Egitto e Mesopotamia ben 2500 anni prima di cristo.

Addirittura anche l’ultimo Imperatore Azteco Montezuma mantenne una collezione privata di animali, collezione che venne persa con l’arrivo dei conquistadores spagnoli.

Nonostante i capricci dei potenti, è con l’illuminismo, con l’Età della ragione che gli zoo così come li conosciamo oggi sono aumentati in maniera considerevole.

L’età dell’Illuminismo è stato un periodo della storia europea in cui la scienza, la ragione e la logica sono state promosse come ideali di società e di governo. Il focus scientifico dell’età dell’Illuminismo si estese presto alla zoologia.

Durante questo periodo di grande avanzamento scientifico, gli studiosi volevano approfondire le loro conoscenze sugli animali e per farlo si dovevano tenere animali in cattività riproducendo quando possibile le condizioni ambientali naturali.

Questa voglia di conoscenza coincise anche con l’epoca delle grandi conquiste, con il colonialismo e le spedizioni scientifiche internazionali.

All’epoca non c’erano ancora problemi di biodiversità ed etica così come li conosciamo noi ora.

Diversi tipi di zoo

Parlare di zoo è un tema particolarmente complesso in quanto questo termine racchiude un’ampia gamma di strutture completamente diverse tra loro e generalizzare è sempre sbagliato.

Quando pensiamo agli zoo la mente vola verso gli zoo urbani, piccole strutture situate generalmente all’interno dei centri cittadini. Qui gli animali vivono spesso in piccole gabbie o recinti.

Queste sono oggettivamente le strutture più facili da criticare, e il desiderio di farle diventare un triste ricordo del passato è alto.

I piccoli zoo urbani non sono quasi mai coinvolti in progetti di conservazione e reintroduzione di specie allo stato selvatico, la loro esistenza è paragonabile a quella dei circhi dove gli animali sono visti solamente attrattiva turistica per richiamare clienti paganti.

Qui c’è solo business e sofferenza animale.

Gli zoo urbani sono solo una parte del complesso mondo delle strutture che ospitano animali in cattività.

Non possiamo infatti dimenticare tutti quei centri e santuari di conservazione dove gli animali in cattività svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro l’estinzione.

All’interno di questi centri avvengono programmi di conservazione e riproduzione molto utili per la sopravvivenza delle specie selvatiche in natura.

Pensiamo ad esempio alle game reserve tipiche del Sudafrica, aree naturali di proprietà privata dove al loro interno sono presenti animali nativi della zona.

Qui gli animali vivono nel loro ambiente in completa libertà, nonostante siano confinati all’interno di aree molto ampie, ma recintate.

Queste aree naturali sono bacini di biodiversità che si auto mantengono grazie alla presenza di turisti e volontari e che proteggono animali simbolo come i rinoceronti dai bracconieri.

Oppure pensiamo alle strutture certificate come ad esempio gli Zoo Eaza che rispettano tutta una serie di parametri sul benessere animale e sul contributo alla conservazione.

In queste strutture avvengono importanti e fondamentali progetti di riproduzione e reinserimento di animali in pericolo come quelli che avvengono in Indonesia con i rinoceronti di Sumatra, o in Spagna con la lince iberica.

Gli zoo possono infatti avviare dei programmi di riproduzione controllati per poi rilasciare gli individui in natura.

Questo accade in diverse parti del mondo, probabilmente l’esempio più famoso è quello dei panda giganti in Cina che grazie ai programmi in cattività si è scongiurato il rischio di estinzione dell’animale simbolo della conservazione.

O i condor in California, nel 1988 rimanevano solamente 22 esemplari in libertà, grazie allo zoo di San Diego ora ne esistono 300 circa.

Ecco quindi che quando si parla di zoo è importante sottolineare le differenze tra le diverse strutture esistenti.

Quando ci sono questioni etiche importanti da affrontare, noi umani siamo soliti dividerci in squadre: da una parte gli animalisti che attaccano ogni forma di animale detenuto in cattività, dall’altra coloro che affermano che il fine giustifica sempre i mezzi.

Come spesso accadde, la verità sta nel mezzo.

E’ giusto chiudere gli zoo?

A favore delle critiche degli animalisti più intransigenti che vorrebbero tutti gli animali in libertà c’è il fatto che le specie animali sono in pericolo prevalentemente per la perdita di habitat dovuto alla crescita demografica, all’inquinamento e alla deforestazione.

Il rilascio di pochi esemplari secondo loro non risolvono il problema alla fonte.

Ma non dimentichiamoci inoltre che la quasi totalità

Tuttavia, questo non è sempre vero, perché molti programmi di conservazione avviati anche grazie al potere economico degli zoo non si fermano al rilascio degli animali, ma anche alla risoluzione dei conflitti sul territorio avviando dei progetti che affrontano la questione su più fronti.

Un esempio è il programma avviato dallo zoo di Seattle per la conservazione dei canguri arboricoli in Papua Nuova Guinea. Lo zoo oltre al rilascio degli animali sta appoggiando un programma con le comunità rurali per far cessare il bracconaggio illegale.

Di fronte a tutte queste informazioni contrastanti tra loro, da una parte zoo urbani che spesso tengono animali confinati in gabbie troppo piccole, dall’altra strutture che contribuiscono alla conservazione delle specie, come possiamo avere una posizione chiara nei confronti degli zoo?

Secondo il mio modesto parere credo che dovremmo iniziare un percorso di regolamentazioni e limiti severi per tutte quelle strutture che desiderano tenere animali in cattività.

Come primo punto, dovrebbero tenere solamente animali che sono presenti a livello locale.

Uno zoo in Siberia non dovrebbe detenere un orango, così come uno zoo in Egitto non dovrebbe avere un orso polare.

Secondo punto, massima trasparenza sulla provenienza degli animali detenuti che mai e poi mai devono provenire dagli ambienti naturali.

Esemplari sono le catture vergognose di cetacei come orche e belughe per poi venire rinchiusi negli acquari cinesi.

Terzo, obbligare le strutture a devolvere alte percentuali dei profitti generati a reali progetti di conservazione e reintroduzione che andranno monitorati severamente da enti terzi.

Per troppi anni gli zoo si sono nascosti dietro la scusa educativa della loro presenza, che grazie a loro i visitatori si sensibilizzerebbero verso le cause animaliste, mentre ora ci provano con la giustificazione che alcuni zoo in alcuni casi hanno fatto la differenza nella salvaguardia di specie in pericolo.

Secondo i sostenitori, gli animali degli zoo fungono da ambasciatori per la tutela della loro specie, mentre i critici affermano che la sofferenza di questi animali non apporta reale beneficio.

Sicuramente la conoscenza dei problemi da parte della massa è alla base di qualsiasi azione futura, tuttavia si devono obbligare queste strutture a regolamentazioni chiare e trasparenti per poter passare dalla loro parte.

Quarto aspetto, le condizioni di vita degli animali.

Tutte quelle strutture che non hanno possibilità di offrire ampi spazi agli animali dovrebbero chiudere. E’ chiaro che sono pochi gli zoo che hanno queste caratteristiche.

Un altro aspetto poco conosciuto sugli zoo è la quantità di animali che ogni anno vengono uccisi per svariati motivi come mancanza di spazio o di risorse economiche.

Specialmente a fronte della crisi di questi ultimi anni, gli zoo stanno soffrendo e di conseguenza gli animali.

Nel corso della storia, gli zoo sono passati da dimostrazione di potere e potenza dei regnanti, a centri di educazione e conservazione.

Questi effetti veri o presunti vanno monitorati.

Zoo aperti: sì o no?

Secondo un report rilasciato da AZA, l’associazione di zoo e acquari americani, nel 2018 hanno speso ben 4,9 miliardi di dollari in manutenzione e solamente 231 milioni di dollari in conservazione.

Una cifra nettamente inferiore rispetto ai costi di mantenimento.

Dal punto di vista educativo un recente sondaggio ha dimostrato come solamente il 27% dei visitatori leggono i pannelli informativi negli zoo. La maggior parte delle persone vede gli zoo semplicemente come un modo diverso di passare il fine settimana.

Sicuramente ci sono zoo che meritano di esistere e la loro presenza è da tutelare, così come sicuramente ci sono zoo come quello visitato da me in questo video che non hanno ragione di esistere e che dovrebbero essere riconvertiti in giardini botanici che attirerebbero visitatori senza far soffrire gli animali inutilmente.

Come sempre accade, la verità sta nel mezzo, generalizzare porta inevitabilmente a commettere errori e ogni caso va valutato singolarmente.

A fronte di centinaia di migliaia di animali detenuti, solamente una piccola parte vengono rilasciati in natura. Pochi forse sanno che spesso vengono addirittura forniti degli antidepressivi agli animali per sopportare il peso della sofferenza.

Dall’altra parte della barricata non possiamo dimenticare il ruolo fondamentale di alcuni zoo nella conservazione.

Grazie agli zoo abbiamo professionisti del settore capaci di lavorare con le specie selvatiche, conoscono il ciclo di riproduzione, gli aspetti etologici ed ecologici, una conoscenza di vitale importanza che non possiamo perdere assolutamente.

Dopo questa panoramica, tu cosa ne pensi?

Per quanto mi riguarda il futuro degli zoo passa per una maggiore regolamentazione con regole sempre più stringenti aumentando gli obblighi per avere accesso ai permessi.

Vuoi tenere animali in cattività?

Bene, devi dimostrare di spendere una percentuale importante dei profitti in conservazione, devi avere traccia della provenienza degli animali, devi essere nelle condizioni di offrire ampi spazi che ricreano l’ambiente naturale, devi ospitare solamente specie presenti localmente, devi partecipare obbligatoriamente ai progetti di reintroduzione e ricerca.

Chi non riesce a mantenere alti standard dovrà per forza riconvertire la sua attività in una meno dannosa come ad esempio un giardino botanico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Diventa parte attiva del cambiamento

ISCRIVITI GRATIS ALLA GREEN COMMUNITY

Unisciti gratuitamente alla community di Keep the Planet su Telegram

× Whatsapp